Messa del Vescovo nella chiesa di S. Omobono: «Un santo normale che ci conduce alla normalità della santità»

Alla celebrazione, presieduta nella mattinata del 13 novembre da mons. Napolioni, presenti anche molti amici di Filottrano, zona di sartorie devota al Patrono di Cremona

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Omobono, un «santo normale». E da qui l’augurio, guardando proprio alla figura del patrono della città e della diocesi di Cremona, di impegnarsi a raggiungere la «normalità della santità». Così il vescovo Antonio Napolioni durante la celebrazione che, nella mattinata di domenica 13 novembre, ha presieduto nella chiesa di via Ruggero Manna, a Cremona, intitolata al Santo Patrono, che qui vi morì il 13 novembre 1197.

A gremire la chiesa, oltre alle comunità parrocchiali di S. Giorgio in S. Pietro al Po e Ss. Giacomo e Agostino (sul cui territorio la chiesa di S. Omobono si trova), anche molti marchigiani. In modo particolare provenienti da Filottrano, cittadina di meno di 10mila abitanti, della provincia di Ancona, devoti a sant’Omobono a motivo della forte presenza nella zona di aziende di sartorie.

Per questo insieme al parroco di S. Agostino e S. Pietro, don Stefano Moruzzi, e ai collaboratori parrocchiali don Giuseppe Ferri e don Pieraltero Ziglioli, ha concelebrato l’Eucaristia anche mons. Roberto Peccetti, vicario generale dell’arcidiocesi di Ancona-Osimo, che accompagnava il nutrito gruppo di pellegrini filottranesi.

Introducendo la celebrazione don Moruzzi ha ricordato la figura del Patrono, che abitualmente frequentava questa chiesa (allora S. Egidio).

Aprendo l’omelia il vescovo Napolioni si è anzitutto rivolto ai tanti bambini e ragazzi presenti, nei quali «la comunità ha un grande futuro di santità». E proprio indicando la strada verso «la normalità della santità», il Presule ha sottolineato come, attraverso l’ascolto della Parola di Dio, Omobono sia riuscito a trasformare una vita mediocre in una vita di santità. Ma da «santo normale».

Proprio in questo senso mons. Napolioni ha voluto sottolineare tre «scoperte» di Omobono. Anzitutto la scoperta del «vero guadagno»: quello della solidarietà e della fraternità verso cui occorre educare le giovani generazioni.

Proprio la forza dell’amore di Dio gli ha permesso di sopportare anche le incomprensioni, riuscendo a tenere unita la città e la sua stessa famiglia. Una strada che anche oggi si è chiamati a percorrere, divenendo, proprio sull’esempio del patrono, «pacificatori, perché forti dell’amore di Dio», la vera forza.

Da ultimo la scoperta della «vera gioia», di essere uniti a Cristo e al Crocifisso. Come ha dimostrato sant’Omobono, non c’è età per iniziare a innamorarsi di Gesù o credere meglio.

Non è mancato il riferimento all’anno giubilare ormai al termine, ma «le porte si chiuderanno solo simbolicamente, perché restino aperte sempre le porte del cuore di Dio e della comunità a chi vuol tornare. E a chi tornerà – ha concluso il Vescovo – viene offerto un cuore nuovo, una via di santità: la stessa gioia, lo stesso guadagno, la stessa forza di sant’Omobono e di tutti i santi».

Al termine della Messa, la festa e l’incontro con il Vescovo è continuato all’oratorio di S. Agostino, insieme anche agli ospiti marchigiani che, all’uscita di chiesa, proprio sul sagrato di S. Omobono si sono messi in posa per una foto ricordo insieme al loro amico Vescovo.

Come segno di gratitudine per l’accoglienza ricevuta, i filottranesi hanno donato a don Moruzzi la riproduzione di un’immagine di sant’Omobono della loro terra.

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