Lettera ai vescovi: «Non far mancare al popolo gesti di preghiera, partecipazione e speranza» in «condizioni di sicurezza». E per la Messa non servirà il “green pass”

La Presidenza della Cei scrive ai vescovi a pochi giorni dall'entrata in vigore del nuovo decreto governativo che introduce l’obbligo di munirsi di certificazione verde per usufruire di alcuni servizi, tra cui non compaiono le celebrazioni religiose

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«In queste settimane le nostre Chiese sono impegnate nella progettazione del prossimo anno pastorale. Per questo, sentiamo di rivolgere una parola di gratitudine a tutti voi e alle vostre comunità che, nonostante le fatiche, riescono a far vedere il volto di una Chiesa madre che vive e testimonia la sua fecondità».

I vescovi, consci della situazione generale, invitano a vivere «la nostra fede come dono gratuito, che si esprime anche nei gesti e nelle celebrazioni, a partire dall’Eucaristia, evento di grazia che va colto nella sua importanza».

«Ove ricorrano condizioni di sicurezza» invitano a «non far mancare al nostro popolo questi gesti di preghiera, partecipazione e speranza perché la Chiesa sia presente in questo tempo così particolare».

Allegata alla lettera la Presidenza Cei invia anche una scheda informativa che fa il punto sul Decreto Legge del 23 luglio 2021 che introduce l’obbligo di munirsi di certificazione verde (“Green Pass”) per usufruire di alcuni servizi o prendere parte ad alcune attività determinate dalla Legge. Nella scheda si precisa che «la certificazione non è richiesta per partecipare alle celebrazioni». Si continuerà dunque a osservare quanto previsto dal Protocollo Cei-Governo del 7 maggio 2020, integrato con le successive indicazioni del Comitato Tecnico-Scientifico: mascherine, distanziamento tra i banchi, comunione solo nella mano, niente scambio della pace con la stretta di mano, acquasantiere vuote.

La ripresa autunnale delle attività pastorali sarà probabilmente ancora condizionata dalla pandemia: «Siamo però convinti – si legge ancora nella lettera inviata ai vescovi italiani – che il Cammino sinodale, che entrerà nel vivo proprio dopo l’estate, costituisce un’occasione propizia di rilancio e di accompagnamento delle comunità, oltre che una voce profetica rispetto alle istanze del presente e del futuro».

Nel testo la Presidenza della Cei esprime anche un «sentimento di gratitudine con una carezza d’affetto verso i malati e quanti ancora soffrono per la pandemia; verso i medici e gli operatori sanitari, per la generosità nella cura e nell’assistenza alla persona; verso gli anziani, con l’invito a conservare e a raccontare la memoria del Paese; verso i poveri, con l’impegno a custodirli e curarli, non chiudendo gli occhi davanti alle vecchie e nuove marginalità; verso le famiglie, per la capacità di tenuta complessiva, messa a dura prova; verso i sacerdoti, come ringraziamento per il loro essere prossimi al Popolo di Dio; verso i catechisti, gli educatori, gli operatori pastorali, perché sono davvero maestri e testimoni; verso tutte le donne e gli uomini di buona volontà, credenti e non credenti, perché in questo tempo di difficoltà con le loro scelte consapevoli stanno costruendo il Paese del futuro. Non è tempo di inutili contrapposizioni, ma di dialogo aperto: in gioco c’è il futuro dei nostri ragazzi”. I vescovi, consci della situazione generale, invitano a vivere “la nostra fede come dono gratuito, che si esprime anche nei gesti e nelle celebrazioni, a partire dall’Eucaristia, evento di grazia che va colto nella sua importanza”.

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AgenSir
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