Le testimonianze dei catecumeni e dei loro accompagnatori

Durante tutta la Quaresima sono state proposte all'interno della rubrica televisiva "Giorno del Signore"

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Durante tutta la Quaresima la rubrica televisiva diocesana “Giorno del Signore” ha accompagnato l’ultimo tratto del cammino di formazione dei catecumeni, cui ha dato voce insieme ai propri catechisti e accompagnatori.

Di seguito tutti i video delle testimonianze e alcuni loro pensieri per aiutare a conoscere meglio le 22 persone che nella notte di Pasqua diventeranno cristiane.

 

 

Testimonianze di alcuni dei catecumeni

Salvatore, di Caravaggio: «Provengo da una famiglia cristiana per tradizione, ma non dinamica nella fede. Non so neppure perché non sono stato battezzato dai miei genitori, credo per superficialità. Adesso, in età matura, ho piena consapevolezza di questo percorso di ricerca».

Daniela Ketti, di Rivolta d’Adda: «I miei genitori fecero la scelta di non farmi battezzare e di rimandare all’età adulta questa scelta. Questo ha appesantito non poco la mia vita, perché non avevo una mia propria identità spirituale: le grandi feste di Natale e Pasqua non erano per me motivo di non appartenenza ad alcuno. E anche per i miei figli, nel loro percorso di iniziazione cristiana, questo mio retroterra ha comportato qualche sofferenza».

Roberto, di Cremona: «Per opposizione marcata e protratta di mio papà né io né mia sorella siamo stati battezzati. Il mio desiderio di essere battezzato è sempre stato presente nella fanciullezza, anche se in maniera vaga. Il forte senso religioso tradizionale della gente che mi circondava, soprattutto in Trentino dove abitavo, mi ha sempre fortemente interpellato. Con la malattia di mia sorella abbiamo cominciato a riflettere seriamente sul senso della malattia, sul dramma della vita minacciata».

Dila Leshi, Antegnate: «A causa del regime comunista non sono stata battezzata. Ma l’ho scoperto solo tre anni fa, a 48 anni: dal dolore ho pianto fortemente e ripetutamente. Adesso sono molto contenta di poter ricevere il Battesimo: sono sempre stata fedele alla preghiera che mi aveva insegnato mia nonna di nascosto da bambina».

Violeta Zefi: “In Albania la dittatura è durata fino al 1990. Successivamente, nel 1994 mi è stato offerto il Battesimo da parte di alcuni sacerdoti italiani, ma io non sapevo di che cosa si trattasse: l’ho scoperto solo venendo in Italia. Senza il Battesimo mi sento come staccata da Gesù anche se, almeno nelle grandi feste, vado in chiesa».

Lucia Evisa Selamaj: «Io ho cominciato il percorso tanti anni fa, nel 1988, ma poi l’ho dovuto interrompere. Da quando sono in Italia, grazie anche ai parroci che mi hanno accolto e mi hanno fatto sentire a casa, ho sempre frequentato l’oratorio, dando una mano soprattutto per il Grest. Siamo stati accettati come eravamo e questo è stato molto bello. Sento che il Signore è vicino e mi ascolta: ho bisogno, però, di confermare la mia fede con il Battesimo e di ufficializzarla».

Eric Yede, Cremona: “Nel mio paese di origine, la Costa d’Avorio, avevo cominciato ad andare a catechismo, ma poi mi sono ammalato gravemente e sono fuggito in Italia. Mi piace Dio! Apprezzo soprattutto il modo di amare di Gesù, il suo modo di comportarsi verso gli altri».

Yves Abo Koffi, Cremona: «Sono in Italia con i miei cari da 9 anni: sono fuggito dal mio paese per la guerra. Dio lo sento come Qualcuno vicino a me, sempre presente nella mia vita».

Nicola Sarjo, Cremona: «Voglio diventare cristiano, anche se so ancora poco del Cristianesimo. In Gambia, i miei nonni erano cristiani. Quando nel 2012 il Gambia è diventato Repubblica Islamica i miei genitori furono costretti a farsi musulmani. Mio papà è stato ucciso, ma mi ha sempre raccomandato di passare alla fede cristiana appena potevo».

Isaac Meledje, Cremona: «Ho bisogno di seguire nel mio cuore la strada di Gesù. Ho sbagliato tanto nella mia vita, troppo movimentata. Per questo ho deciso di cambiare vita, seguendo la strada di Gesù. Da piccolo ho seguito il mio cammino di crescita nella fede in una chiesa evangelica, ma poi ho cominciato, quasi senza rendermene conto, a non rispettare la Parola del Vangelo, a diventare disonesto, a fare violenza sugli altri, a ricercare carica e gioia di vita in modo sbagliato, attraverso modalità inaccettabili».

 

Testimonianza della catechista Silvana Castelli di Brignano Gera d’Adda

Di fronte alla proposta di accompagnare in un percorso di preparazione al Battesimo una persona adulta della mia comunità parrocchiale, in un primo momento ho avuto alcune riservatezze, poi ho realizzato che poteva essere un’opportunità per comunicare la bellezza del Vangelo e per dare la mia testimonianza di credente adulta.

Con Yanelis – la catecumena cubana a me affidata nella mia comunità parrocchiale, che per la prima volta in questi anni ha ricevuto la richiesta del Battesimo da parte di una persona adulta – mi incontro settimanalmente per leggere brani di Vangelo: essi richiedono una spiegazione semplice ma precisa per cogliere l’autentico insegnamento di Gesù in modo da poterlo attualizzare nella nostra vita. Mi rendo conto di non possedere un’adeguata formazione teologica, ma ogni volta che non ho la risposta pronta mi viene in aiuto lo Spirito Santo che mi illumina e mi fa riscoprire la Parola di Dio come se mi si rivelasse per la prima volta, in modo assolutamente nuovo.

Yanelis si dimostra così interessata al dialogo religioso che non manca mai all’appuntamento frequente: è facile comprendere che è anche nata una forte amicizia fra noi due, fatta di profonda stima e rispetto reciproco. Lo stupore e la gioia che manifesta questa ragazza ogni volta che viene colpita in profondità dalle parole di Gesù mi confermano che “insieme” cresciamo verso una fede più consapevole e matura. A volte mi risulta difficile spiegare dei concetti che presuppongono la conoscenza dell’Antico Testamento che lei ancora non ha, ma sperimento che l’ascolto reciproco e l’apertura di entrambe rende il linguaggio semplice e chiaro. I contenuti della fede biblico-teologici più completi e organizzati verranno con il tempo, ne sono certa.

Insieme siamo state invitate a presentare la nostra esperienza a un gruppo di ragazzi delle scuole superiori che hanno affrontato con i catechisti il tema della “conversione”. Io ho potuto dire loro che ogni incontro con lei è fonte di conversione per me: conoscere la situazione politica e sociale del popolo cubano mi fa apprezzare la democrazia e il benessere economico del nostro Paese, la mancanza di libertà religiosa mi fa rivalutare la nostra libertà, condividere la precarietà del lavoro mi fa riflettere sulle nostre sicurezze, la lontananza dalla famiglia che genera solitudine mi spinge verso gli affetti familiari…

Il confronto con lei mi ha veramente arricchita, sia dal punto di vista umano che nel cammino di fede: è dal mettersi al servizio che la fede riceve una forza nuova, una spinta in avanti. La fede si rafforza donandola, scriveva san Giovanni Paolo II nella sua Enciclica missionaria.

I momenti in cui esterna il suo entusiasmo e il desiderio di aderire alla fede cristiana con il Battesimo per me sono occasione di riscegliere un dono ricevuto da piccola – quindi un po’ inconsapevole – che, accolto, apre alla Vita.

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