Le storie dei quindici catecumeni che a Pasqua diventeranno cristiani

Nei giorni scorsi l'amministratore apostolico, mons. Dante Lafranconi, li ha incontrati per un momento di conoscenza e preghiera

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Nei giorni scorsi l’amministratore apostolico della diocesi, mons. Dante Lafranconi, ha incontrato in Seminario gli uomini e le donne che nella prossima veglia pasquale diventeranno cristiani per mezzo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana; ne ha raccolto e ha vagliato le storie e ha condiviso con loro preghiera e riflessione. Accanto al presule i responsabili del servizio per il catecumenato guidati da don Antonio Facchinetti e don Luigi Donati Fogliazza.

Le storie dei quindici catecumeni sono per certi tutte simili perché in tutti loro lo Spirito è già all’opera: li ha resi curiosi, li ha fatti innamorare di Gesù, gli ha fatto incontrare la comunità cristiana, li ha sollecitati a chiedere il Battesimo. Proprio l’azione dello Spirito rende però le loro esperienze tutte diverse, rivelando una fantasia che è tutta divina.

Così Fariba, che vive a Casalmaggiore ma è originaria dell’Iran, ha raccontato della simpatica che il cristianesimo le ha sempre suscitato già da giovane. Ha parlato di una vera e propria attrazione verso Gesù e di un nuovo senso alla propria vita grazie alle parole del Vangelo. Molto bella anche la testimonianza di Eglantina, che vive a Casirate d’Adda con il marito Bardhi e i due figli. L’esempio della sua nonna aveva tenuto vivo il ricordo della fede cattolica nella sua famiglia anche nei lunghi anni di dittatura, quando in Albania non era possibile esprimere pubblicamente il proprio credo. Questa eredità familiare è quella che la coppia vuole vivere in prima persona e trasmettere ai proprio figli.

Con grande semplicità anche gli altri catecumeni di provenienza albanese hanno offerto la propria testimonianza. Fran e Manjola, che vivono a Cassano, hanno infatti vissuto come un dono quello di un paese in cui si può essere cristiani. Con loro si prepara al Battesimo anche Dominique, originaria del Camerun dove già frequentava la scuola cattolica. L’eredità cristiana della sua famiglia e della sua educazione è diventata per lei ora scelta consapevole. Anche Joelle e Ange, madre e figlio della Costa d’Avorio e inseriti nella comunità di Piadena, hanno profonde radici cristiane, conoscono già Gesù ma non la sua Parola. Da questa disponibilità all’ascolto nasce la decisione di rendere solenne e definitiva la propria appartenenza al Signore nella Chiesa cattolica.

Di grande spessore anche il racconto di Rudina, albanese residente nella parrocchia cittadina di S. Michele. Di se stessa racconta di essere stata sempre in ricerca, di essersi posta molte domande e di aver trovato in Gesù le risposte. Non vuole usare frasi fatte, ma è davvero convinta che accogliere Gesù renda migliore la sua vita! In questo il confronto e l’esempio della sua catechista e della sua famiglia sono stati determinanti. Accompagnati sempre dalla comunità di S. Michele diventeranno cristiani anche Franck e Marie, originari della Costa d’Avorio, mentre un’altra ivoriana, Yedo, è inserita nella comunità del Cambonino. Marie, con un sentimento di gratitudine, ha raccontato l’esperienza dei giovani sposi che aiutando lei nella preparazione al Battesimo hanno anche compiuto una singolare preparazione al loro matrimonio.

Del ruolo degli accompagnatori hanno ancora parlato anche Todi e Juliana, una coppia albanese inserita nella parrocchia di Scandolara Ravara. Proprio l’amicizia e la familiarità con gli accompagnatori e con le persone della comunità sono stati l’elemento decisivo per avvicinarsi alla fede e per continuare con serietà e costanza il cammino. Anche il giovane Sylvestre, ivoriano residente a Bonemerse, trova nei suoi accompagnatori il giusto sostegno alla sua serietà e al suo forte impegno in ogni aspetto della sua vita.

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