Le Messe natalizie celebrate dal Vescovo in Cattedrale

Sia a Mezzanotte sia al Pontificale del mattino presente l'emerito Lafranconi e i canonici del Capitolo

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Cattedrale gremita di fedeli a Natale sia alla Messa di mezzanotte sia al Pontificale del giorno, entrambi presieduti dal vescovo, mons. Antonio Napolioni, affiancato dall’emerito Dante Lafranconi e dai canonici del capitolo della Cattedrale guidati dal presidente mons. Giuseppe Perotti. Nell’omelia della celebrazione eucaristica inizia alle 24 con l’adorazione del presepio, il Vescovo ha fissato gli occhi sulla luce che promana il cuore del bambino di Betlemme, un cuore di carne che è «la grande risposta alla tentazione di noi uomini di farci un cuore di pietra per non soffrire, per egoismo, per paura, per vigliaccheria».

Un escamotage, però, che non funziona: «Siamo qui stasera a riconoscere ancora una volta che la via di Dio è la via della tenerezza, della delicatezza, del prendere l’ultimo posto per consentire a tutti noi di sentirci di casa nel suo cuore». Un cuore di carne al posto di un cuore di pietra «è il dono del Natale affinché diventiamo quegli uomini e quelle donne di buona volontà, cioè amati dal Signore, guariti da questo tocco di Dio, da questo dono del Figlio».

«Se noi non assaporiamo con una maggiore lentezza, anche nei nostri ritmi di vita, questa necessità di trattare noi stessi e gli altri in maniera veramente umana anche questo Natale potrebbe passare invano» ha proseguito il vescovo Antonio.

E dopo aver ripreso l’invito del Papa a liberare il Natale dalla mondanità che lo tiene in ostaggio ha specificato che cosa significa avere un cuore nuovo: «Essere più semplici e sobri, più giusti sperimentando la pietà di Dio, cioè la coscienza di essere suoi figli che gli affidano tutta la loro vita»

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L’omelia del vescovo Antonio nella Messa della Notte

Il video della Messa della Notte di Natale

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Nella messa del giorno mons. Napolioni si è soffermato in modo particolare sul versetto di Giovanni  «Il verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo» rimarcando che la traduzione più corretta della seconda parte della frase è «mise la sua tenda in mezzo a noi». La parola tenda ha evocato nel Vescovo tre significati particolari: anzitutto la tenda dei beduini e dei pastori che ha un piccolo spazio di intimità e poi tanta ombra per il gregge e per accogliere i forestieri: «Intimità e accoglienza. Una casa che oggi è qui e domani si sposta. Tutto il mondo diventa una casa. È un grande segno di fiducia: è abitata da uomini e donne che hanno una grande fiducia nella vita».

C’è poi la tenda dell’ospedale da campo, immagine cara a papa Francesco per definire la Chiesa di oggi: «La Chiesa non è più arroccata nelle grandi strutture che gli impediscono di andare incontro all’uomo, ma vicina, presente là dove la società e le famiglie cercano le risposte alle loro domande. Una Chiesa che sa spostarsi, che sa guarire le ferite prima di fare le analisi per capire tutte le malattie e le esigenze di ciascuno. Una Chiesa che abbraccia, che tace prima di parlare, perché quel silenzio sa della maternità amorevole di chi rispetta la fatica di vivere e di crescere dei suoi figli».

Infine la tenda del circo: «Alcuni pensatori cattolici hanno definito la Chiesa un circo nel quale i preti dovrebbero essere i clown di Dio, quelli che sanno guardare talmente al di là delle realtà di sofferenza e di stanchezza che ripropongono sempre un sorriso». Per mons. Napolioni il Circo è una grande palestra di fede perchè in esso si gioisce, ci si fida – basti pensare agli acrobati sul trapezio -, ci si allena.

E così ha concluso: «Questa tenda è la carne di Gesù: non una tenda tessuta da un telaio, non una tenda di stoffa, ma una tenda di carne. E questa tenda di carne siamo noi, la Chiesa fatta di ciascuno di noi, dei bambini e degli anziani! Una Chiesa che potrà invecchiare, ma mai morire, potrà traformarsi, cambiare il colore della pelle, ma mai scomparire, perché ci sarà sempre carne umane, vita degli uomini, sofferenza dei credenti e non credenti, in cui il Signore viene a porre la sua dimora».

La messa Pontificale si è conclusa con la benedizione apostolica con annessa indulgenza plenaria.

Entrambe le celebrazioni sono state impreziosite dai canti del Coro della Cattedrale diretto da don Graziano Ghisolfi e accompagnato all’organo dal maestro Fausto Caporali.

L’omelia del Vescovo nella Messa del Giorno di Natale

Il video della Messa del Giorno di Natale

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