«Lavoro e famiglia bisogni fondamentali dell’umanità»

Festa del 1° maggio con la Messa del Vescovo per il mondo del lavoro nella nuova sede del Consorzio agrario

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Circa 700 persone hanno partecipato all’Eucaristia che nella mattinata di lunedì 1° maggio, nella memoria di san Giuseppe lavoratore, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto in occasione delle festa dei lavoratori. L’iniziativa, promossa per la prima volta dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, è stata celebrata nella nuova sede del Consorzio Agrario di Cremona.

L’appuntamento è stato alle 10 nella nuovissima struttura situata appena fuori da Cremona, sulla via Giuseppina, all’altezza dello svincolo per Bonemerse, ma in territorio di Malagnino. A fare gli onori di casa il presidente Paolo Voltini, affiancato dal direttore Franco Vertini e dai vice Giuseppe Pilla e Sandro Berti, oltre che dal presidente del Collegio sindacale Andrea Bignami.

Proprio la significativa data del 1° maggio è stata scelta quest’anno per celebrare in diocesi la Messa per il mondo del lavoro, solitamente in agenda il sabato precedente il Natale. Con un ulteriore coincidenza: l’inaugurazione ufficiale della nuova sede del Consorzio Agrario di Cremona. Così per la prima volta una celebrazione di questo genere è stata ospitata in un’azienda rappresentativa del settore agricolo, così importante per l’economia cremonese.

La celebrazione, animata con il canto dal Coro “G. Paulli” di Cremona diretto dal maestro Giorgio Scolari, ha visto la presenza delle più alte rappresentanze politiche e istituzionali del territorio. Presente il sottosegretario Luciano Pezzetti, l’europarlamentare Massimiliano Salini, il consigliere provinciale Carlo Malvezzi, insieme ai rappresentanti del territorio, tra questi il sindaco di Cremona Gianluca Galimberti. E ancora il capo Gabinetto della Prefettura Beaumont Bortone e il questore Gaetano Bonaccorso.

Presenti naturalmente anche i rappresentanti del mondo imprenditoriale, economico, sociale e dei sindacati, insieme allo staff del Consorzio: responsabili dei diversi settori insieme a dipendenti, agenti e collaboratori. Molte le famiglie.

A gremire il capannone anche la comunità di Malagnino, con i propri ministranti che hanno servito la Messa. I parroci don Antonio Loda Ghida ed Eugenio Pagliari hanno concelebrato l’Eucaristia insieme a don Gianpaolo Maccagni (vicario episcopale per la Pastorale), don Bruno Bignami (referente del tavolo pastorale per il Servizio, che comprende la Pastorale sociale), don Emilio Garattini (vicario zonale), don Irvano Maglia (già delegato episcopale per la Pastorale), don Enrico Maggi (incaricato diocesano per le Comunicazioni), don Antonio Agnelli (parroco di Corte de’ Frati e assistente ACLI) e don Mario Martinengo (parroco di Agnadello).

All’inizio della Messa il saluto del presidente del Consorzio, Paolo Voltini, che ha voluto ricordare la fisionomia e gli obiettivi di questa realtà che ha alle spalle oltre 120 anni di storia.

«Vogliamo festeggiare il lavoro – ha detto Voltini – non urlando, non rivendicando, non inorgogliendoci per i risultati ottenuti, non piangendoci addosso per le cose che non vanno, ma partecipando all’Eucarestia, con la domanda aperta alla Chiesa di illuminare i cuori delle persone che lavorano, indipendentemente dal ruolo di imprenditori o collaboratori che ricoprono, di non perdere mai di vista il senso del lavoro con l’imperativo di rispettare la dignità di ognuno. Abbiamo bisogno immensamente che ci sia qualcuno che ci insegni e testimoni che in ogni cosa che facciamo “c’è qualcosa che viene prima”, che ci aiuti a far emergere che la realtà, nel nostro caso il lavoro, è sempre segno di qualcosa di più e di Altro. È per noi un onore ma anche una responsabilità accogliere e fare nostre nel profondo, le parole che Lei vorrà dire a noi, a tutto il mondo del lavoro qui presente, che riconosce nella Sua persona una guida semplice ma sicura».

E ancora: «Il lavoro agricolo consente all’uomo di realizzare un rapporto diretto e assiduo con la terra: fedele al progetto originario di Dio, egli offre alla terra le sue cure e la terra gli offre i suoi frutti. È una reciprocità nella quale si rivela e si compie un disegno finalizzato alla vita, all’essere e al benessere dell’umanità, allo sviluppo di tutti e di ciascuno». Poi ha proseguito: «Non dimentichiamo infine quelli che un lavoro non ce l’hanno. Per questo non possiamo e non dobbiamo gestire male le nostre imprese, o sedersi abbandonando traiettorie di sviluppo, o arrendersi alla sopravvivenza o perché lo Stato non eroga le risorse attese, perché ciò significa negare opportunità alle nuove generazioni che sono uno stimolo e una risorsa importante».

«Termino con l’augurio – ha concluso il presidente del Consorzio – che, proprio a partire dal primato dell’azione divina nella nostra vita di cristiani, il nostro impegno nella realtà del mondo rurale diventi sempre più coerente e concreto. Quest’oggi diventi quindi un’occasione importante in cui come singoli e come comunità, si prenda coscienza del proprio lavoro e del proprio impegno al fine di far crescere una mentalità che, rinnovandosi nel confronto con la realtà della vita e con la freschezza della Parola, sappia fare non solo la lode delle proprie azioni, ma la base da cui partire per rendere giustizia all’opera straordinaria di Dio a cui l’uomo è chiamato a collaborare».

Il testo integrale dell’intervento

Nell’omelia il Vescovo, prendendo spunto dalle letture, ha voluto innanzitutto focalizzare l’attenzione sul lavoro, «partecipazione operosa, creativa, faticosa, umile e entusiastica dell’opera stessa di Dio».

L’immagine è stata quella della Creazione, con Dio quale primo lavoratore della storia, ma anche primo a riposarsi. «Il riposo di Dio – ha precisato mons. Napolioni – è la contemplazione, il vedere, l’accorgersi di che cosa era uscito dalle sue mani: non essere schiavo di una produttività, ma essere contento del proprio lavoro. Sapendo dei rischi insiti nell’aver creato anche l’uomo e la donna, capaci di ribellarsi e di vivere male la loro libertà».

In contrapposizione la scena della cacciata di Adamo ed Eva dal paradiso terrestre e la maledizione all’uomo di lavorare con sudore e con fatica: «Noi oggi quale lavoro stiamo vivendo? – si è chiesto il Vescovo – Quello benedetto da Dio o quello sentito come un peso del quale non riusciamo a liberarci? Quale lavoro stiamo dando, quale lavoro stiamo promuovendo? Stabilito che necessario perché ci sia vita».

Poi il binomio lavoro-famiglia, nella consapevolezza che entrambi «sono il bisogno fondamentale dell’umanità, affinché la vita – la vita biologica, la vita come creatività, la vita come cultura, la vita come santità, dunque la vita come riflesso di un Dio che ama, genera, lavora, si riposa, fa festa, salva – raggiunga ogni cellula dell’universo».

Lo sguardo si è quindi indirizzato all’Eucaristia, con i frutti della terra e del lavoro dell’uomo portati all’altare. «È quel lavoro dell’uomo che si impasta con la grazia di Dio – ha affermato mons. Napolioni – e rende chiunque di voi un messia. Eccolo il messia! La Provvidenza si è fatta carne». E ha proseguito: «La Provvidenza non è miracolismo, ma laboriosità. In sintonia con la sorgente della vita. Con la coscienza che la vita ha una sua sorgente che è Dio e che continua generare speranza e possibilità di vita per tutti se noi non la violiamo, se noi non la contraddiciamo, se non la dimentichiamo. Questo è il messaggio del Signore, questo ciò che celebriamo, affinché il lavoro davvero sia il distintivo dei cristiani, che non si rimboccano le maniche se non per servire, per creare nuove opportunità, non solo per “sistemare i nostri”, ma per spartire ciò che abbiamo ricevuto in dono».

Esprimendo ammirazione per la «lezione di solidarietà e di cooperatività che questa terra custodisce, insegna e che è una grande risorsa su cui possiamo ancora investire e progettare», il Vescovo ha assicurato la disponibilità della Chiesa di stare «in ascolto di vostri progetti e delle vostre esperienze».

«San Giuseppe – ha concluso – con la sua discrezione ha custodito di Figlio del Creatore che si è fatto figlio del falegname: custodisca anche noi, figli di contadini, di operatori delle varie attività produttive e sociali, come figli di Dio. E allora non perderemo la bussola, troveremo le vie, si sprigionerà la fantasia dell’amore e daremo non sono lavoro e famiglia ai nostri figli e ai nostri nipoti, ma consegneremo il giardino che Dio ci ha dato più bello di come l’abbiamo ricevuto».

Dopo le Comunioni la celebrazione è stata caratterizzata dal canto dell’Ave Maria da parte di Federico Miglioli e dalla recita della preghiera del coltivatore.

Infine la benedizione del Vescovo. Con il saluto e i ringraziamenti di Sante Mussetola, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, la mattinata è quindi volta al termine, non prima però del rinfresco offerto a tutti i presenti.

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Il Consorzio Agrario di Cremona

Il Consorzio Agrario di Cremona è uno dei più importanti consorzi agrari in Italia e un protagonista di rilievo del comparto agroalimentare a livello nazionale. Alla base di questo successo c’è l’impegno quotidiano nell’offrire, a soci e clienti, una gamma completa di servizi esclusivi, prodotti innovativi e soluzioni all’avanguardia. Dalla consulenza per lo sviluppo del ciclo colturale ai contratti di coltivazione, dalla fornitura di mezzi tecnici e meccanici alla distribuzione di carbolubrificanti, dalla gestione del ciclo zootecnico alla mangimistica.

Per poter parlare di che cosa è oggi il Consorzio Agrario di Cremona è necessario partire dalla sua nascita: il 31 ottobre 1896 un gruppo di 47 lungimiranti agricoltori cremonesi costituì la “Società Cooperativa di Consumo fra gli Agricoltori della Provincia di Cremona” con lo scopo di migliorare l’agricoltura, acquistando e distribuendo ai soci tutte le merci, i prodotti e gli attrezzi necessari, e di fungere da intermediario per le vendite agricole e dei soci. Passare in rassegna la storia del Consorzio vuol dire rivivere un pezzo di storia del Paese: una storia in cui l’associazionismo, l’unione tra i produttori, il contributo comune ha significato sviluppo, ricchezza, ma anche circolazione di idee, saperi, opportunità.

Da quel lontano 1896 il Consorzio Agrario di Cremona iniziò a rappresentare un punto di riferimento per il mondo agricolo cremonese. La sensibilità verso le nuove tecnologie e la loro costante ed immediata applicazione nel settore agro-zootecnico ha determinato la straordinaria espansione del Consorzio fino ai giorni nostri.

Oggi il Consorzio Agrario di Cremona vanta una rete di strutture commerciali, logistiche e produttive dislocate sul territorio di riferimento. Una struttura forte e articolata, al fianco degli imprenditori agricoli, focalizzata sullo sviluppo delle strumentazioni più avanzate per garantire alle imprese del comparto primario i mezzi per l’incremento delle produzioni e il raggiungimento di altri punti fermi quali l’eccellenza, la qualità e la sicurezza.

La strada intrapresa negli ultimi anni dal Consorzio Agrario di Cremona è quella della multifunzionalità per aree vaste strettamente connessa al presente e con uno sguardo al futuro in cui i soci, sempre più numerosi, possono trovare nel Consorzio Agrario un compagno di viaggio inseparabile per il loro operare quotidiano che li possa portare fino al traguardo naturale della loro mission di impresa ovvero generare reddito contribuendo da protagonisti al miglioramento del territorio in cui lavorano con qualità e impegno. Il Consorzio Agrario, infatti, promuove e accresce il valore del territorio attraverso la qualificazione delle attività agricole, all’insegna della competenza, della serietà e dell’innovazione continua.

Negli ultimi due anni i risultati ottenuti parlano chiaro, nonostante da tempo lo scenario macro e micro economico del comparto abbia inciso negativamente, le scelte strategiche e modulari intraprese dal Consorzio hanno consentito di raggiungere importanti valori di produzione.

Il Consorzio Agrario di Cremona ha festeggiato nel 2016 i suoi 120 anni di vita, traguardo importante, ma anche punto di partenza per consolidare le posizioni raggiunte sul mercato e gettare le basi per una continua e solida crescita.

Il Consorzio ha iniziato, inoltre, una efficiente riorganizzazione interna, una scelta dettata soprattutto dall’esigenza di mettere a disposizione dei soci e dei clienti strutture dinamiche e di più ampio respiro in termini di innovazione e servizio, in vista delle nuove sfide. In quest’ottica si inserisce la nuova filiale di Malagnino che il 29 aprile ha ospitato l’assemblea generale per il bilancio e il 1° maggio la celebrazione diocesana per il mondo del lavoro presieduta dal vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, che ha benedetto la nuova struttura, che è così stata ufficialmente inaugurata.

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