La santità di don Spinelli illustrata nell’incontro con don Ezio Bolis

Il 19 giugno nel chiostro di Casa Madre delle Suore Adoratrici con l'accompagnamento del gruppo vocale Terzo Suono

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“Avessimo tanti padre Spinelli!”. Così, nel cuore del suo intervento appassionato e profondo, don Ezio Bolis, teologo e profondo conoscitore di padre Francesco Spinelli, ha espresso tutta l’ammirazione per il fondatore delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento di Rivolta d’Adda che il 14 ottobre in piazza S. Pietro sarà proclamato santo.

La sera di martedì 19 giugno, nel chiostro di Casa Madre delle Adoratrici, a Rivolta d’Adda, gremitissimo di persone, tutti sono rimasti con il fiato sospeso a seguire la mano e la voce di don Ezio, che tracciava a vivaci pennellate la santità di don Francesco.

“Don Francesco Spinelli: il bene vince il male”. Un bene semplice, ordinario; un bene incarnato, così concreto che diventa la tua carta d’identità. E chi ti vede, lo vede.

Per questo don Ezio ha presentato il fondatore delle Adoratrici attraverso i vari aspetti del suo ritratto: gli occhi, la bocca, le orecchie, la fronte, le mani, la veste talare, il colletto da prete… fino ad arrivare a ciò che non si vede, ma si sente: il suo grande cuore.

Le centinaia di presenti, riversate nel chiostro e nei corridoi laterali, sedute e in piedi, hanno gustato il sapore della santità, disegnata sul volto di Padre Spinelli. E, come ha ripetuto don Ezio, un santo non fa bene solo allo spirito, ma fa bene al mondo, perché lo trasforma, lo rinnova, lo rende più vivibile e più ricco di bene. Ce ne vorrebbero, allora di padre Spinelli!

La cornice dell’intervento di don Bolis è stata offerta dai canti del gruppo vocale Terzo Suono di Rivolta d’Adda, diretto dal maestro Giovanni Casanova. Brani di ieri e di oggi, rubati dai più variegati repertori, hanno creato lo spazio, prima per accogliere la parola, e poi per lasciarla risuonare in profondità.

Un cordiale rinfresco ha suggellato la serata, come timbro di una santità che, essendo presenza sulla terra della Trinità, genera sempre e ovunque, comunione, relazioni semplici e fraterne. Sì, attorno a padre Francesco, in casa sua, fra le mura che l’hanno ospitato negli ultimi ventidue anni della sua vita, tutti si sono sentiti un po’ più figli e un po’ più fratelli.

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