Il ritorno del vescovo Antonio a Camerino e San Severino Marche: «Sono figlio di una storia ben precisa». On-line tutte le foto della due giorni

Domenica 13 il presule ha presieduto il Pontificale nella solennità patronale di Sant'Ansovino

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Domenica 13 marzo, in una giornata uggiosa la città di Camerino ha accolto con gioia la visita del vescovo di Cremona mons. Antonio Napolioni. Nella cattedrale gremita di fedeli, sacerdoti, autorità, in occasione della festa del co-patrono s. Ansovino vescovo, l’arcivescovo Brugnaro ha rivolto il suo affettuoso saluto all’amato figlio di questa terra per l’aiuto e le competenze profuse nella diocesi di Camerino-San Severino Marche, fino alla sua nomina a pastore della Chiesa cremonese. Toccante l’omelia del vescovo Napolioni, dedicata al tema della misericordia di Dio, con l’invito a sperimentarla, tramite la conversione e un cammino su una strada nuova.

Nel pomeriggio di sabato 12 il vescovo Antonio aveva presieduto la Santa Messa nella chiesa concattedrale di San Severino Marche, pronunciando le parole che seguono.

«Mi commuovo più oggi che quando sono stato ordinato. Siamo qualcosa di Gesù che ci ama immensamente e ci fa intuire che siamo tutto per lui». Così il vescovo Napolioni ha salutato i tantissimi settempedani presenti nella cattedrale di Sant’Agostino. Si è trattata della prima visita a San Severino, dove faceva il parroco della comunità di don Orione, dopo la sua ordinazione a vescovo.

In apertura l’intervento del arcivescovo Brugnaro: «Qui hai maturato la tua esperienza. Giovani, laici, scout, famiglie – ha detto – hanno imparato a conoscerti e tu ti sei dedicato a questo servizio con attenzione. Fedeltà alla parola, misericordia, rendimento di grazia siano la tua guida».

«Il Signore ci dice di non ricordare le cose passate – sono le parole di mons. Napolioni -. Cos’è che ci pesa nel cuore? Il ricordo di cose belle che non possiamo fare più oppure la gioia della scoperta? Sono novello vescovo ma figlio di una storia ben precisa. Oggi indosso per la prima volta un anello che ho fatto con le fedi nuziali di mamma e papà. Porto tanti vostri doni e ora faccio una cosa nuova, perché per noi cristiani è sempre primavera. Siamo frutto della vita, e veramente il Signore ha fatto grandi cose per noi. La seconda lettera ai filippesi mi è molto cara perché la vorrei vivere. Mi piace tutto della vita ma non voglio attaccarmi alle cose della vita perché se dovessi perderle poi rimarrei deluso. Ho scoperto che Gesù non lo perderò mai. Tutto in questa vita è una briciola che ci conduce al Signore. Sappiamo usare tante armi – ha concluso – ma dobbiamo disarmarci alla maniera di Gesù. Vorrei scrivere nella vita misera di tutti noi parole di incoraggiamento e di accoglienza. Lasciamoci dire “Signore eccoci, fai di noi quello che vuoi” perché solo così ci sentiremo amati da Dio».

Omelia della Messa di domenica 13 marzo a Camerino

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