Il Vescovo per la Giornata del malato: «Siamo portavoce della tenerezza materna di Maria, sullo stile di Gesù»

Mons. Napolioni ha presieduto la celebrazione diocesana l'11 febbraio al Santuario di Pandino, poi la visita alla casa di riposo “Ospedale dei poveri”

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«Maria ci chiede di prestale mani, occhi e bocca per essere portavoce della sua tenerezza materna, sullo stile di Gesù». Così il vescovo Antonio Napolioni nella celebrazione diocesana per la XXVI Giornata mondiale del malato, che come consueto è stata celebrata l’11 febbraio, nella memoria della prima apparizione della Madonna a Lourdes. L’appuntamento diocesano quest’anno è stato a Pandino, presso il Santuario di Santa Maria dell’Apparizione, più comunemente detto del Tommasone (o della Madonna del Riposo).

Una scelta non casuale visto che da poco sono stati festeggiati i 20 anni di questo luogo, consacrato nell’ottobre 1997 dal vescovo Giulio Nicolini. Lì dove alla fine del XV secolo un santuario era sorto per valorizzare ulteriormente la cappella votiva che ricordava l’apparizione della Madonna del Riposo al giovane Tommaso Damici, presso la cascina detta Falconera, nel 1432. Nella seconda metà del XVIII secolo il lento declino del Santuario si concluse con la sua soppressione, dovuta agli effetti di una riforma promulgata da Maria Teresa d’Austria nel 1755. Solo a distanza di oltre due secoli, grazie all’infaticabile opera dell’allora parroco, mons. Luigi Alberti, fu possibile riedificare il nuovo Santuario, in cui è stata ricollocata la quattrocentesca statua lignea della Vergine del Riposo.

Proprio di fronte a questa immagine, al termine della Messa, il Vescovo ha recitato la preghiera per i malati, con l’omaggio di un mazzo di fiori e di un cero, portati da due donne in carrozzina.

Accanto a mons. Napolioni hanno concelebrato l’Eucaristia il parroco di Pandino, don Eugenio Trezzi, e don Maurizio Lucini, incaricato diocesano per la Pastorale della salute. Presenti anche alcuni altri sacerdoti, tra i quali il collaboratore parrocchiale don Fabio Sozzi.

Folta la delegazione dell’Unitalsi, con le dame e i barellieri che hanno accompagnato anziani e malati dalle diverse parti della diocesi.

Guardando a loro in particolare mons. Napolioni ha voluto ricordare il significato autentico di questa Giornata: non un gesto scaramantico contro le malattie, anzi l’occasione per ricordarsi delle tante sofferenze di molti. Ma anche da questi difficili momenti di prova ognuno può imparare qualcosa riuscendo anche a sperimentare occasioni di affetto, amore e persino bellezza.

Il Vescovo ha voluto ricordare tutte coloro che lottano per la vita con gli strumenti messi a disposizione dalla scienza, ma anche riconoscendone i limiti, con una cura fatta anche di servizio e condivisione, senza mai smettere di amare, anche di fronte all’impotenza di ogni gesto umano.

Un «mare immenso di dolore» che «sta nel cuore di Dio e nella carne di Gesù», ha sottolineato mons. Napolioni prima di soffermarsi sull’episodio evangelico della guarigione del lebbroso.

Poi il pensiero rivolto a Maria, nella festa di Lourdes e rifacendosi all’immagine della Madonna ai piedi della croce (scelta come icona del messaggio di questa Giornata), dove ha preso nel suo cuore ogni vicenda umana. «Maria – ha proseguito mons. Napolioni – ci chiede di prestale mani, occhi e bocca per essere portavoce della sua tenerezza materna, sullo stile di Gesù».

Uno stile capace di toccare un malato di lebbra, che scompiglia le logiche di un mondo che, illudendosi di essere sano, finisce per ammalarsi, mentre solo riconoscendosi malato può guarire. La logica – ha ricordato il Vescovo – deve essere quella della salvezza e non solo quella della salute. Da qui il senso di una Giornata in cui «chiedere perdono e convertirci, con il sapore della Quaresima, che ci introduce a questo mistero di Dio così solidale con l’uomo da dare la vita per lui».

La Messa è stata preceduta dalla preghiera del Rosario, animato dall’Unitalsi.

Photogallery della celebrazione

 

Il pomeriggio è proseguito con la visita del Vescovo alla casa di riposo “Ospedale dei poveri”, struttura inaugurata nel 2000 composta da 5 reparti di Rsa con un centinaio di posti letto. Il tutto immerso in un parco privato di 2 ettari e mezzo. Un momento nel quale mons. Napolioni ha avuto modo di confrontarsi con il Consiglio direttivo e gli operatori, avendo modo di intrattenersi personalmente con i ricoverati e i loro familiari.

Photogallery della visita alla casa di riposo

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