Il vescovo nel ricordo del beato Rebuschini: «Ognuno possa sprigionare la misericordia di Dio»

Nella mattinata di venerdì 10 maggio Messa presieduta da mons. Napolioni in memoria del Camilliano che a lungo operò nella casa di cura di Cremona

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Nella mattinata di venerdì 10 maggio, presso la casa di cura S. Camillo, a Cremona, il vescovo Antonio Napolioni ha celebrato l’Eucaristia nella memoria del beato Enrico Rebuschini.

Molte le autorità presenti, civili e militari, insieme agli esponenti di associazioni locali, tra cui l’Opera nazionale per i Caduti senza Croce e l’Associazione nazionale artiglieri d’Italia “Orlando Luigi” sezione di Vescovato.

Tra i concelebranti il superiore della Casa camilliana di via Mantova, padre Virginio Bebber, ha ricordato come il beato Enrico Rebuschini «abbia compiuto nell’ordinario azioni straordinarie; la sua azione ci sprona ad accorgerci della santità nella porta accanto. Ci spingiamo oltre, al servizio dei malati, dei bisognosi. Religioso, umile, ma dal cuore grande con le mani attente alle necessita dei fratelli».

Il vescovo Napolioni ha evidenziato come «Tutto sia idea del Signore: il bene che c’è nel mondo e Lui lo vuole moltiplicare. Ognuno, nel suo piccolo, possa sprigionare questa misericordia di Dio». E di Rebuschini ricorda come sia stato «sereno, sensibile ai bisogni, accogliente equilibrato». «Caratteristiche di padre Enrico al contempo un obiettivo normale della vita di ogni esser umano. Ma oggi pare purtroppo più facile contagiarci nell’esser arrabbiati, indifferenti, egoisti, passionari, faziosi. Ma come si diventa come padre Enrico? Come si diventa cosi? Con educazione, fede ed esperienza della vita. Ebbe una madre credente ed un padre anticlericale e prese bene da tutti loro, attraverso l’esperienza nella fede si ha un cuore capace di amare”.

 

Profilo del beato Rebuschini

Il b52800Aeato Enrico Rebuschini, camilliano, vero apostolo della carità, fu elevato agli onori degli altari da Giovanni Paolo II il 4 maggio 1997. Il suo nome e la sua opera è indissolubilmente legato alla città di Cremona dove visse per quasi quarant’anni alleviando sofferenze materiali e spirituali di centinaia di persone che hanno varcato la soglia della clinica San Camillo di via Mantova. Nella vita, e in particolar modo nella sua attività a Cremona (undici anni come superiore della comunità e per trentaquattro anni amministratore-economo), lasciò un segno indelebile della carità ed umiltà nello spirito di servizio, declinati in una concreta solidarietà ed applicando, pienamente, la raccomandazione di san Camillo: “Servire i malati come fa una madre con il suo unico figlio infermo”.

 

 

Cronologia in breve del Beato

1860 – Enrico Rebuschini nasce a Gravedona, ultimo di cinque figli.

1871 – Terminato il Ginnasio, Enrico si iscrive al Liceo “Volta” di Como, poi, frequenta il primo anno alla Facoltà di Fisica e Matematica di Pavia.

1880 – Compie un anno di volontariato nel servizio militare a Milano come sottotenente.

1882 – Ottiene il diploma di ragioneria a Como. Il papà lo colloca all’Ospedale di Sant’Anna della città; spesso lascia gli uffici per incontrare ed interessarsi personalmente dei malati aiutandoli anche con denaro e abiti propri.

1884 – Nonostante l’opposizione paterna, è ac-colto dal Vescovo di Como in Seminario, poi inviato a Roma per studiare alla Gregoriana.

1886 – Costretto da un grave esaurimento, Enrico rientra in famiglia, ma il desiderio di seguire il Signore non lo abbandona. Nella Chiesa di Sant’Eusebio, di fronte ad un dipinto che rappresenta San Camillo incoraggiato dal Crocifisso, si fa strada la vocazione camilliana.

1887 – Entra nella Comunità camilliana di Vero-na. Dopo due anni inizia il noviziato, durante il quale, per dispensa speciale chiesta dagli stessi superiori, è ordinato sacerdote dal futuro S. Pio X

1899 – P. Enrico è destinato a Verona, poi a Cremona dove rimarrà per il resto della vita, svol-gendo numerosi incarichi: Economo e Superiore della nuova Clinica da lui apprestata, coordina-tore con le Suore Camilliane nell’assistenza ai malati di vaiolo, collaboratore della Croce Rossa Italiana nella cura dei soldati feriti in guerra, confessore del Vescovo e di numerosi penitenti della città, sollecito nell’assistenza spirituale ai malati a domicilio. In città tutti lo conoscono, lo stimano, lo cercano.

1938 – Muore a Cremona, il 10 maggio.

Nella sua vita spirituale spiccano: l’amore al Crocifisso e all’Eucaristia, l’affetto filiale alla Madonna della Salute e a S. Camillo, le devozioni alla Vergine di Pompei e a San Giuseppe.

 

009L’altare dove sono conservate le spoglie del beato Enrico Rebuschini

TeleRadio Cremona Cittanova
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