Il vescovo Antonio a confronto con gli studenti dell’Istituto professionale di Casalmaggiore

Discussione a tutto campo mercoledì 4 maggio presso S. Chiara nella prima visita di mons. Napolioni a una scuola del territorio

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Non è stata una lezione, ma un confronto a tutto campo l’incontro del vescovo Antonio Napolioni con gli studenti dell’Istituto di istruzione e formazione professionale di Casalmaggiore, presso la Fondazione S. Chiara. L’appuntamento è stato nella mattinata di mercoledì 4 maggio nella sala riunioni a piano terreno della scuola, situata a pochi passi dal Duomo.

Mons. Napolioni, accompagnato dal parroco don Cesare Nisoli, è stato accolto dalla direttrice Antonella Maccagni e dal suo vice e docente di religione Dario Anzola. A dare in modo ufficiale il benvenuto al Vescovo è stata la rappresentante degli studenti: parole non di circostanza, ma che hanno espresso tutte le attese, le preoccupazioni e i disagi del mondo giovanile. Tematiche sviluppate subito dopo anche in un video, attraverso alcune interviste.

Un vero e proprio sondaggio fatto all’interno della scuola, un istituto professionale accreditato presso la Regione e che conta 253 gli alunni, di ben 15 nazionalità e differenti religioni, suddivisi negli indirizzo di acconciatura, estetica, meccanica e segretariale.

I risultati dell’indagine nero su bianco su un cartellone. Da un lato ciò che rende felice, dall’altro ciò che preoccupa. A sinistra le cose belle e sperate: andare a ballare, stare con il ragazzo e la ragazza e la propria famiglia, fare soldi, stare in contatto con gli altri attraverso le nuove tecnologie, frequentare gli amici, andare all’oratorio e fare sport. A destra ciò che preoccupa: trovare un lavoro, essere all’atezza, non replicare i difetti dei propri genitori, l’indifferenza, la solitudine e la morte.

Proprio da qui il Vescovo ha preso le mosse per un dialogo che, schietto e immediato, a volte anche con il tipico linguaggio giovanile, ha saputo toccare temi davvero complessi. Un dialogo a più voci, con domande e provocazioni, alle quali mons. Napolioni non si è mai tirato indietro. Anzi, ha messo a nudo la propria storia, raccontando della sua gioventù fatta di uscite con gli amici sino a tarda notte e momenti di amicizia all’insegna dell’impegno verso gli altri. La famiglia, gli amici, la fidanzata. E poi quella ricerca di senso per la propria vita, di felicità autentica. Ciò che il Vescovo ha augurato a tutti i ragazzi invitandoli a non ridurre la propria vita a quel cartellone, fatto di emozioni contrapposte a una realtà così ostile.

«Il motore di tutto è la gioia», ha detto il Vescovo spiegando la scelta del suo motto episcopale: “Servite Domino in laetita”. Ma insieme all’invito ad andare a scovare i segni di felicità nella propria vita, mons. Napolioni ha messo anche in guardia dall’illusione di felicità millantata da tanti spot pubblicitari, che «inducono a bisogni fasulli» in una « logica dell’usa e getta» che vale anche per il sentimenti e Dio. «Non ci rassegniamo! – ha auspicato con forza il Vescovo – Dovete ribellarvi!». E ancora: «Innamoratevi!». Perché «la festa va vissuta nella vita», ha detto ancora richiamando quanto scritto sul cartellone, sino ad arrivare ad affrontare il tema della morte, nella certezza che è Cristo ad avere l’ultima parola. Solo con Lui è possibile vivere con libertà i propri desideri più grandi.

Mons. Napolioni ha invitato poi i ragazzi a riconoscere di essere amati da Dio e a diventare a propria volta segni d’amore. Amore che il Vescovo ha tradotto in «noi»; in altre parole «solidarietà» e «carità».

Un discorso proseguito rispondendo alle domande – impegnative – degli studenti: dalla questione della Comunione ai divorziati al problema della corruzione nella società e nella chiesa. Grande attenzione ha suscitato poi il tema della sessualità, sino ad una domanda più personale sulla sua vocazione.

Chiudendo l’incontro il Vescovo ha ripreso l’immagine del battito cardiaco, fatto per sua natura di due movimenti opposti: sistole e diastole, un chiudersi e un aprirsi, un ricevere e un dare. Proprio come deve essere la vita.

Prima del congedo è stato regalato al Vescovo un volume sulla storia di Casalmaggiore e il libro “Perché no?” scritto dal prof. Anzola. Un titolo che ha dato a mons. Napolioni l’occasione per un’ultima provocazione. Scherzando sul modo di dire tutto cremonese del «massì», ha invitato a fare un sforzo personale per passare dal «perché no?» al «Sì, perché …».

infine, prima dell’arrivederci, il Vescovo ha invitato tutti ad alzarsi. Non ha voluto proporre una preghiera, ma lasciare alcuni secondi di silenzio, nei quali ciascuno potesse davvero aprire il cuore.

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