Il Vescovo ai fidanzati: «Siete la primavera della nostra Chiesa»

Domenica 26 marzo a Cremona l'incontro diocesano con le coppie che quest'anno hanno frequentato i corsi in preparazione al matrimonio

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Il desiderio di un incontro con tutte le coppie che hanno frequentato durante l’anno i corsi in preparazione al matrimonio era stato formulato direttamente dal vescovo Antonio. All’Ufficio diocesano per la Pastorale familiare il compito di dare forma a questa idea, che si è concretizzata nel pomeriggio di domenica 26 marzo a Cremona, alla presenza di oltre 200 persone. Insieme ai fidanzati anche gli sposi e i sacerdoti che li hanno accompagnati nel loro percorso verso le nozze.

A precisarlo, all’inizio dell’incontro sono stati gli stessi responsabili dell’Ufficio famiglia, i coniugi Maria Grazia e Roberto Dainesi, che hanno organizzato il pomeriggio insieme a don Enrico Trevisi, responsabile del tavolo di coordinamento “Comunità educante, famiglia di famiglie”.

L’apputamento è stato per le 16 all’oratorio della Beata Vergine di Caravaggio, accanto all’Ospedale Maggiore. Gli spazi dell’oratorio si sono presto riempiti di giovani e meno giovani provenienti da ogni parte della diocesi.

Un quadro che ben fotografava quella che è l’attuale fisionomia dei partecipanti, la cui età media è abbastanza cresciuta rispetto al passato. E poi tanti pancioni, culle e passeggini, tanto da rendere necessario il servizio baby-sitting. Presenze che non hanno stupito troppo, considerato il fatto che sono sempre di più coloro che arrivano al matrimonio dopo anni di convivenza, e spesso proprio l’arrivo di un figlio è la molla che fa scattare la decisione del passo definitivo.

Un «sì» per sempre? L’interrogativo è affiorato più volte nel dialogo tra il Vescovo i fidanzati. Divisi a gruppi formati da alcune coppie, i partecipanti hanno formulato alcune domande che sono state quindi proposte al Vescovo. Il quale, consapevole di non essere un «oracolo» capace di formulare ogni soluzione, ha aiutato i presenti ad andare al cuore della loro scelta, guardando con fiducia a un futuro insieme. Nella consapevolezza, certo, dei tanti limiti. «Niente è più perfetto dell’imperfezione», ha detto mons. Napolioni, che non ha risparmiato racconti molto personali dei propri genitori o di amici e conoscenti per evidenziare la realtà di una vita fatta di momenti difficili, crisi complesse da superare, tradimenti. E qui il Vescovo ha voluto rimarcare l’importanza del ruolo della «comunità», che deve essere accanto non soltanto nei momenti lieti, ma soprattutto quando è chiamata a dare un aiuto.

Altro tema quello della «minoranza» delle coppie che scelgono il matrimonio nell’attuale contesto sociale. Eppure secondo il Vescovo non bisogna guardare agli sposi come a «specie in via di estinzione».

Tra le preoccupazioni dei futuri sposi anche quelle di eventi inattesi, difficili da fronteggiare: come la disabilità di un figlio o la malattia del compagno. L’occasione per il Vescovo di chiarire il senso della Croce. Il Cristianesimo non è la religione del dolore, ma neppure l’antidoto a ogni male: è la religione di un Dio che prende per mano o addirittura in braccio, entrando fino dentro l’uomo con l’Eucaristia. Una forza con non toglie il male, ma lo trasforma.

Ai fidanzati anche un suggerimento: «Far bene gli sposi, perché questo fa bene agli sposi!». Come? In modi molto concreti, come tenere «acceso il fuoco», curando il proprio rapporto. Con la necessità anche di «fare a gara a parlare la lingue dell’altro» e riscoprire «l’alfabeto dei sentimenti». Nella consapevolezza che – al di là dell’aspetto sacramentale – il matrimonio è più decisione che sentimento. Dunque «scelta», ma anche «disegno, valore e risorsa», con «il per sempre di Dio che ci guarisce».

«Siete la primavera della nostra Chiesa» ha detto il Vescovo guardando alla folta assemblea. «Ma ogni stagione ha il suo fascino», ha proseguito pensando ad altri momenti fondamentali: partendo dall’attesa di un figlio e arrivando sino alle nozze d’oro. Smontando quindi un mito: il giorno più bello non è quello delle nozze, ma quello della vita coniugale che si costruisce passo dopo passo, facendo «a gara a parlare la lingue dell’altro» e imparando un perdono che non può mai essere unilaterale.

L’incontro, iniziato con un momento musicale sul tema dell’amore (a cura di Silvia Varini, Gianni Viarengo e Marco Bonini), aveva avuto come ulteriore occasione di stimolo la riflessione di un marito che si confrontava con la sua coscienza sul proprio rapporto coniugale. A proporlo Alberto Ferrari e Laura Zeliani. Una racconto iniziato con il fastidio per l’assurdo modo di lei di spremere il tubetto del dentifricio e il pensiero che prima o poi avrebbe imparato a farlo come lui. E poi le tante “restrizioni” della vita insieme. Un tubetto che alla fine viene guardato quasi con amore, nella consapevolezza che «quando smetti di sperare sia solo l’altro a cambiare, capisci c’è solo bisogno di un cambiamento del reciproco sguardo. Perché bisognerebbe essere capaci di guardarsi con l’indulgenza, la misericordia e la tenerezza che ha un Dio che ci ama».

La conclusione dell’incontro con un momento di preghiera e un video di auguri indirizzato alle coppie presenti.

Per tutti il pomeriggio è proseguito, dopo la foto di gruppo e l’omaggio di una particolare scatola di fiammiferi con citazioni dell’Amori Laetitia, con un buffet in oratorio che è stato ulteriore momento di incontro, all’insegna dell’informalità e dell’amicizia.

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