Il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari rafforza l’impegno per la pace (VIDEO)

Il 12 aprile convegno web promosso dall'Ufficio diocesano per la pastorale sociale e del lavoro in sinergia con Federazione Oratori Cremonesi e Pax Christi guardando alla Campagna “Italia ripensaci”

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Nella serata di lunedì 12 aprile si è tenuto l’incontro online “Stop alle armi nucleari” promosso dall’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro in collaborazione e Federazione Oratori Cremonesi con Pax Christi, Rete Italiana Pace e Disarmo, Tavola della Pace di Cremona, Banca Etica e Marciatori della pace. L’incontro web ha voluto accogliere l’invito del Papa a liberare il mondo dalle armi nucleari per preservare la pace e come azione di giustizia verso i poveri e lo sviluppo sostenibile, da promuovere con le risorse destinate alle armi nucleari.

Il 22 gennaio 2021, infatti, è entrato in vigore il Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari (Tpnw) che vieta la fabbricazione, il possesso e il dispiegamento di armi nucleari da parte degli Stati firmatari e impone loro l’obbligo di assistere le vittime che provocano. Un trattato che però, i Paesi nucleari e i loro alleati, tra cui l’Italia, non hanno ratificato.

Da qui un impegno di tanti soggetti civili ed ecclesiali nella Campagna “Italia ripensaci” affinché il governo italiano riveda la sua posizione e possa aderire al Trattato. A tal scopo, la necessità di tenere vivo sul territorio un dibattito serio sulla questione delle armi nucleari, considerando pure che nelle basi di Aviano e Ghedi sono depositate circa 40 bombe atomiche di ultima generazione (B61-12) con un potenziale distruttivo molto superiore a quelle del passato.

 

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L’interessante e stimolante incontro è stato moderato da Eugenio Bignardi, incaricato diocesano per la Pastorale sociale e il lavoro, ed è stato aperto dal saluto del vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, che ha riflettuto domandandosi: «Come mai una cosa così ovvia come la messa al bando delle armi nucleari non entra nelle politiche, né nell’educazione? Forse i nostri giovani dovrebbero ricevere un’educazione anche in questo senso, per costruire il loro futuro in un mondo migliore».

Quindi è intervenuto l’arcivescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, mons. Giovanni Ricchiuti, presidente di Pax Christi, che ha ribadito come «tanti possono dire che continuare a parlare non serve a niente, ma se anche gli altri non ascoltano, noi saremmo corresponsabili nel nostro silenzio: saremo giudicati non solo sull’amore, ma anche sul coraggio di aver annunciato il Vangelo della pace». Il vescovo Ricchiuti ha quindi proseguito sottolineando che: «questi argomenti paiono essere marginali, ma a poco a poco qualche segnale di speranza lo stiamo vedendo e l’entrata in vigore di questo trattato internazionale è un piccolo segnale di speranza, perché ci sono 54 Stati che hanno dichiarato illegale l’utilizzo e il possesso delle armi nucleari». Quindi mons. Ricchiuti ha voluto ricordare come «in questa battaglia abbiamo la compagnia di Papa Francesco e queste tematiche devono entrare anche nelle nostre parrocchie: in questo momento in cui stiamo rimettendo in discussione tante cose, perché la Chiesa deve rinchiudersi e non trattare questi temi? Come oggi nell’ambiente ecclesiale ci stiamo interessando degli argomenti ambientali e degli argomenti sociali con le caritas parrocchiali, sarebbe un tradimento del Vangelo se come Chiesa non annunciassimo la pace di Gesù».

Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete Pace e Disarmo, ha quindi spiegato come questa minaccia sia davvero molto seria, perché «anche piccoli e circoscritti conflitti nucleari sono capaci di provocare milioni di morti, malformazioni e carestie per decine di anni: il disarmo nucleare è nato partire dalle vittime delle bombe nucleari come è un disarmo umanitario».

Ha preso poi la parola Lisa Clark, della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (I-CAN), campagna insignita dal premio Nobel per la pace 2017. Clark, che da lunghi anni è sensibile come attivista per la pace a questo problema, ha raccontato come il 22 gennaio 2021, giorno di entrata in vigore del TPNW, si trovava a Padova dove «per accogliere simbolicamente l’entrata in vigore del trattato le campane del municipio sono suonate, insieme a quelle di tante altre chiese della città e in sette diocesi del Triveneto come storicamente è sempre accaduto per comunicare importanti annunci». Clark ha spiegato come «la campagna “Italia ripensaci” chiede al Governo italiano di prendere una decisione nel rispetto della volontà dei cittadini: «In questi anni abbiamo fatto molta informazione fra la cittadinanza, anche nelle scuole, e i sondaggi sono in costante aumento indicando oltre l’80% di approvazione riguardo l’adesione al Trattato, con centinaia di associazioni che si continuano a mobilitare».

Questa campagna internazionale, ha illustrato ancora Clark, «è composta da tantissimi organismi di società civile che si sono portati dietro i loro governi: un processo che ha ridato democrazia all’interno dell’Onu, partendo anche dai Paesi più piccoli e poveri ma purtroppo l’Italia, pur avendo una storia di adesione ai trattati sul disarmo (a volte anche ruolo guida come per le mine antiuomo o per le munizioni a grappolo) in questo caso si è astenuta, non avendo voluto averci niente a che fare». «Moltissimi Comuni italiani hanno aderito alla campagna, specialmente perché queste sono armi progettate per distruggere le città e le città italiane hanno il diritto di far ascoltare la loro voce che deve essere ascoltata dal governo poiché loro sono le principali vittime» ha proseguito Clark, che ha voluto dare anche un’indicazione sul proseguimento di questa iniziativa: «questa campagna non dev’essere promossa incutendo paura ma con l’entusiasmo che ci mettiamo nel fare qualcosa per il bene dell’umanità, senza rassegnarci perché siamo piccoli e non potenti perché insieme qualcosa di grande abbiamo già fatto».

L’adesione del Vaticano al TPNW è segno di un cambio nella dottrina della Chiesa Cattolica promosso da papa Francesco: infatti se prima era esplicitamente proibito l’utilizzo dell’arma atomica ora è stato chiarito come anche il solo possesso sia immorale. Le motivazioni alla base di questa indicazione non sono solo di tipo umanitario, ma anche politico: il papa ha infatti spiegato come il possesso dell’arma nucleare distorca le relazioni tra i popoli e gli Stati, non permettendo così di costruire una relazione di giustizia tra le nazioni.

L’incontro si è concluso con la consapevolezza che la campagna “Italia ripensaci” dovrà proseguire, indirizzando nuove e ulteriori iniziative verso il governo da poco insediatosi grazie al lavoro appassionato di tante realtà associative ecclesiali e laiche.

Matteo Lodigiani
TeleRadio Cremona Cittanova
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