«Il suo sorriso era un grande ministero»

Il 4 agosto a Persico l’ultimo saluto a don Francesco Lucchi: i funerali presieduti dal vescovo Napolioni

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Settantuno anni di sacerdozio, vissuti con semplicità e mitezza e il sorriso sulle labbra. Così il vescovo Antonio Napolioni ha ricordato don Francesco Lucchi, spentosi mercoledì 2 agosto all’età di 95 anni, nei funerali presieduti nella chiesa parrocchiale di Persico, dove don Lucchi è stato parroco per 27 anni, dal 1966 al 1993.

In chiesa, nella frazione di Persico Dosimo, oltre alla comunità parrocchiale dei Ss. Cosma e Damiano c’era una folta delegazione delle Suore Adoratrici con la superiora generale, madre Isabella Vecchio. Don Lucchi, infatti, concluso il suo ministero a Persico si trasferì a Rivolta d’Adda, dove sino al 2014 svolse l’incarico di cappellano presso la Casa Madre dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Nelle prime file i parenti più stretti, con la sorella Adelina, insieme alla quale tre anni fa si era ritirato presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti, a Cremona, dove è deceduto.

Accanto al vescovo Napolioni anche l’emerito, mons. Dante Lafranconi, e diversi sacerdoti. Tra loro il vicario generale, don Massimo Calvi, e il vicario episcopale per il Clero, don Gianpaolo Maccagni. Naturalmente non mancavano i sacerdoti di Persico: il parroco don Claudio Rubagotti e il collaboratore parrocchiale don Massimo Macalli. C’era anche don Claudio Anselmi, che a metà settembre succederà a don Rubagotti, e don Achille Bolli, cappellano della casa di riposo Arvedi.

Nell’omelia mons. Napolioni, dopo aver fatto riferimento al segno del cero pasquale, ha guardato alla coincidenza della giornata con la memoria liturgica di Giovanni Maria Vianney, il santo curato d’Ars, patrono dei presbiteri e dei parroci.

Prendendo quindi spunto dalla pagina evangelica (Mt 13,54-58), il Vescovo ha tracciato il profilo di don Lucchi, caratterizzato da «la semplicità, la mitezza e il sorriso». Senza dimenticare il felice traguardo di 71 anni di sacerdozio, vissuti anche negli ultimi tempi in modo «sempre attento e partecipe alla vita della nostra Chiesa». «Semplicità e mitezza – ha sottolineato mons. Napolioni –. In un mondo dove sembra vinca chi fa più rumore, don Francesco è un vincente alla maniera di Dio; uno che ha saputo ricevere ogni giorno il dono e l’ha messo a disposizione dei fratelli. Il suo sorriso era un grande ministero».

La prima lettura (Lv 23,1.4-11.15-16.27.34-37) è stata, invece, l’occasione per tracciare il profilo del prete tra la gente: non colui «che ha l’esclusiva del rapporto con Dio, ma aiuta tutti a elevarsi, sentendosi amati da Dio». E ha proseguito: «Benediciamo il Signore perché, attraverso il suo ministero, don Francesco ha elevato persone, famiglie e comunità; ci ha reso più uniti e più santi».

«Siamo certi – ha concluso mons. Napolioni – che la sua anima è nella pace, nella luce, in questo ministero di intercessione che dal Cielo continua a elevarci e dare orientamento ai nostri sforzi e ai nostri giorni. Diciamo grazie, diciamo aiutaci, diciamo il nostro eccomi alla volontà di Dio che chiama anche ciascuno di noi ad altrettanta semplicità, mitezza e serenità di spirito».

Al termine delle esequie il feretro è stato trasportato al cimitero di Cappella de’ Picenardi, suo paese natale.

 

Biografia di don Lucchi

Don Francesco Lucchi è nato a Cappella de’ Picenardi il 4 aprile 1922 ed è stato ordinato sacerdote il 15 giugno 1946 insieme ad altri 15 confratelli, già tutti saliti alla Casa del Padre.

Ha iniziato il suo ministero sacerdotale come vicario parrocchiale a Cicognolo. Dopo 7 anni, nel 1952, è diventato parroco di Cansero, frazione di Cappella de’ Picenardi. Nel 1955 il trasferimento, sempre come parroco a Pozzo Baronzio, dove ha prestato servizio per 11 anni, sino alla nomina di parroco di Persico, dove è stato parroco per 27 anni.

Dal 1993 al 2014 ha risieduto a Rivolta d’Adda, dove è stato cappellano dell’Istituto delle Suore Adoratrici del SS. Sacramento.

Nel 2014 il trasferimento a Cremona dove, insieme alla sorella (in foto), si era ritirato presso la casa di riposo “Giovanni e Luciana Arvedi” di via Massarotti, a Cremona, nella struttura un tempo de “La Pace”.

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