Il ricordo del vescovo Assi a 25 anni dalla morte

Si impegnò nella promozione del laicato proposta dal Concilio Vaticano II insegnando una metodologia pastorale, soprattutto relativamente alla costituzione e al metodo di lavoro degli organismi ecclesiali di partecipazione

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Il 16 settembre 1992 moriva il vescovo Enrico Assi, indimenticato vescovo di Cremona dal 1983 al 1992, anno della sua morte. A venticinque anni di distanza lo vogliamo ricordare con il contributo scritto da don Irvano Maglia, oggi parroco di S. Agata e S. Ilario in Cremona, che dal 1983 al 1990 ne fu il segretario. Mons. Assi fu un uomo estremamente concreto e laborioso, artefice della costruzione della Casa dell’Accoglienza e del Centro pastorale diocesano, avviò il Sinodo diocesano, visitò le allora tredici zone pastorali, scrisse un importante documento sugli oratori che ha segnato un’epoca, promosse la cooperazione con alcune Chiese in terra di missione, inaugurò la radio diocesana e, non da ultimo, fu il gioioso artefice della storica visita di Giovanni Paolo II in diocesi nel giugno 1992.

 

Già in altre occasioni si è sottolineato il peso specifico del suo magistero, così come la prossimità pastorale manifestata nella cura delle Visite a tutte le parrocchie della diocesi. Magistero e cura pastorale si completavano nella testimonianza delle opere diocesane, che sono tutt’oggi, dopo venticinque anni, alla ribalta delle cronache oltre che preziose per la loro provvidenzialità, se pur bisognose di taratura ai nuovi contesti sociali e pastorali: Casa dell’accoglienza, Centro pastorale diocesano, mezzi diocesani della comunicazione sociale, Centro di spiritualità presso il Santuario di Caravaggio, progettazione delle chiese nuove in periferia di Cremona.

Di mons. Assi si può, oggi, recuperare un altro aspetto del suo patrimonio pastorale: sotto la sua guida la Diocesi imparò la necessità di una metodologia pastorale, soprattutto relativamente alla costituzione e al metodo di lavoro degli organismi ecclesiali di partecipazione, parrocchiali, zonali e diocesani.

Ridotte da 13 a 11 le zone pastorali della diocesi per l’esigenza di aggregare in forma utile le risorse umane proprie dei territori, egli si impegnò nella promozione del laicato proposta dal Concilio Vaticano II. Era ormai tempo di tradurre in metodo il principio teologico della corresponsabilità ecclesiale di ogni fedele in forza del battesimo. La proposta del vescovo Assi sul tema è sintetizzata nella relazione che egli fece ai membri dei Consigli pastorali diocesani nel corso del Convegno diocesano del settembre 1983, a due anni dal suo ingresso in diocesi, dal titolo: “La vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo” (Atti del Convegno pastorali diocesano, 1985). 

La riflessione diocesana s’inseriva in quella più ampia del Convegno nazionale del giugno dello stesso anno svoltosi a Loreto, dal titolo “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”. Così come la relazione del Vescovo si metteva in continuità con la prolusione di più ampio respiro sul tema del laicato fatta dal card. Carlo Maria Martini nella relazione introduttiva al Convegno diocesano: “Occorre ricordare che il valore cristiano della laicità […] definisce un modo di essere di tutta la Chiesa per la redenzione e il riscatto di tutta la realtà umana […] e  quelli che chiamiamo comunemente laici, cioè che vivono la professionalità del servizio sociale, culturale, civile, nell’ambito del lavoro. Questo emerge, in particolare rilievo, ma senza esser loro esclusivo e senza che essi siano esclusi da quella ricerca di contemplazione e dalla partecipazione al servizio e all’edificazione della Chiesa”. Il card. Martini e il vescovo Assi partivano dalla riflessione conciliare sul laicato e entrambi offrivano tracce per mettere in atto la corresponsabilità ecclesiale.

I consigli pastorali apparivano agli occhi del Vescovo l’ambito in cui manifestare e vivere questa corresponsabilità. A suo giudizio i Consigli pastorali sono sempre “rappresentativi” di tutte le componenti del popolo di Dio: pastori, consacrati e laici. Sono punto di incontro tra la missione del parroco e la missione di competenza di laici e consacrati. Non sono luoghi dove il laicato consiglia e il clero decide. Questa concezione dualistica è da superare in uno sforzo comune per maturare insieme, e quindi per decidere insieme. Inoltre i Consigli pastorali svolgono la loro azione in due direzioni: una applicativa e una creativa.

L’applicativa: ricerca comune delle forme più efficaci per attuare il programma pastorale, adattandone le linee alla situazione territoriale e alla condizione socio-religiosa della popolazione.

La creativa: ricerca di legittime iniziative richiesta da esigenze locali, compresi pronunciamenti o voce di protesta per fatti verificatesi che hanno relazione con la fede e il costume morale dei fedeli.

Da quegli stimoli del Vescovo scaturì un’azione di accompagnamento delle comunità per la costituzione e l’azione dei Consigli pastorali, da parte delle strutture diocesane. Oggi possiamo affermare che si sono fatti dei passi nella direzione della corresponsabilità, ma rimane il dubbio se questo sia frutto di consapevolezza ecclesiale di pastori, consacrati e laici, oppure i maggiori spazi per l’esercizio della corresponsabilità non siano da attribuire alla diminuzione progressiva del numero dei preti e quindi al loro più limitato potere di occupazione e controllo delle dimensioni della vita comunitaria.

don Irvano Maglia

 

Profilo del vescovo Assi

Nella chiesa di Milano – Mons. Enrico Assi nasce a Vimercate il 19 luglio 1919 da Natale e Carolina Galbiati. Entrato giovanissimo nel Seminario arcivescovile di Milano è ordinato sacerdote il 29 maggio 1943 dal beato cardinale Alfredo Ildefonso Schuster. Impegnato nella sua città nei momenti difficili della guerra, partecipa alla Resistenza svolgendo un’opera di formazione religiosa, sociale e politica. È arrestato due volte dai fascisti e rinchiuso nel carcere di Monza. Nel 1943 consegue la licenza in Teologia e inizia l’insegnamento della lingua latina e greca nel Seminario minore di Seveso fino al 1956. Nel 1952 consegue la laurea in lettere classiche all’Università Cattolica ed è nominato assistente diocesano della Gioventù femminile di Azione Cattolica.

Nel 1958, dopo solo 15 anni di presbiterato, la nomina prima a vicario adiutore e poi a parroco di San Nicolò in Lecco. Una scelta fatta direttamente dall’arcivescovo Montini che intuisce le straordinarie capacità pastorali di questo prete. Tra le prime scelte del giovane sacerdote c’è quella di riscattare la proprietà del settimanale “Il Resegone”, nato in ambito ecclesiale e poi finito in mano a privati. Non si risparmia neanche per la ristrutturazione dell’oratorio, della scuola materna, della chiesa prepositurale. Nel 1971 l’arcivescovo Colombo lo nomina vicario episcopale per la zona di Lecco (la terza della vastissima diocesi ambrosiana). Il 6 gennaio 1976, nella basilica di San Nicolò, riceve l’ordinazione episcopale ed è nominato vicario episcopale per la Curia e successivamente pro-vicario generale.

Pastore a Cremona – Eletto vescovo della Chiesa di Cremona, fa il suo ingresso in diocesi il 19 giugno 1983. È lo stesso cardinale Martini ad accompagnarlo e a presentarlo ai fedeli stipati in Cattedrale: «Ora io lo presento a voi carissimi amici e fedeli di Cremona – afferma il Porporato -, lo presento a voi come padre e fratello. Padre della fede, della saggezza, della esperienza, della affidabilità, della sicurezza dei principi. Fratello nella semplicità, nella servizievolezza, nella bontà accogliente».

L’11 ottobre 1986 il vescovo Assi inizia la visita pastorale alle parrocchie, dopo aver fatto tappa, l’anno precedente, nelle tredici zone pastorali. Tre gli scopi indicati dal presule: proclamare la necessità di una evangelizzazione integrale, attenta ai problemi dell’uomo, comprensiva della promozione umana e sollecita dell’inculturazione della fede; promuovere la comunione ecclesiale; annunciare la verità congiunta alla carità.

Il 12 novembre 1988 il vescovo Enrico inaugura la Casa dell’Accoglienza, da lui fortemente voluta, centro propulsore di carità per tutta la diocesi. Il 14 maggio 1989, giorno di Pentecoste, in Cattedrale, annuncia ufficialmente l’indizione del Sinodo diocesano, la cui celebrazione è prevista per il 1992. Il precedente sinodo della Chiesa cremonese era stato radunato dal vescovo Cazzani nel 1951.

Il 26 maggio 1989, nella festa dell’Apparizione, il vescovo Enrico benedice il nuovo Centro di spiritualità eretto presso il Santuario di Caravaggio, mentre il 12 novembre 1990 è la volta del Centro pastorale diocesano “Maria Sedes Sapientiae”, cuore vivo degli impegni della Chiesa cremonese per la formazione di un laicato maturo e responsabile.

Tra i momenti più alti dell’episcopato di mons. Assi si annovera senza dubbio la visita di Giovanni Paolo II alla diocesi, dal 19 al 21 giugno 1992. Nell’ultima giornata di permanenza del Santo Padre, presso il santuario di Caravaggio, padre Francesco Spinelli, fondatore delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento di Rivolta d’Adda, è proclamato beato.

La malattia e la morte – Proprio al termine della visita papale mons. Assi comincia ad avere importanti problemi cardiocircolatori che impongono diversi ricoveri prima a Cremona e poi a Gravedona. Aggravatosi nella notte tra lunedì 14 e martedì 15 settembre 1992, subisce un arresto cardiaco e successivamente entra in coma la notte successiva. Mercoledì 16 è trasportato, con l’ambulanza, dall’ospedale di Gravedona nel suo palazzo a Cremona. Vi giunge vivo intorno alle 10. Poco dopo, verso le 10.30, mentre il vicario generale pronuncia le preghiere della raccomandazione dell’anima, il Vescovo rende l’anima a Dio.

I funerali, presieduti dal cardinale Martini, sono celebrati nella mattinata di sabato 19 settembre nella Cattedrale di Cremona. L’arcivescovo di Milano nell’omelia ricorda il suo tenero amore a Maria (Il suo motto episcopale era “Mater mea, fiducia mea”), la sua dedizione senza misura alla Chiesa, il suo eroismo nell’accettare e vivere la malattia. Il feretro è tumulato nella cripta della Cattedrale di Cremona.

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