Il Natale all’Hospice, dove non c’è nulla di «magico»

La riflessione di don Maurizio Lucini, assistente spirituale della struttura dell'Ospedale di Cremona

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Come si vive il Natale in Hospice? È una domanda impegnativa che, in realtà, contiene un ossimoro. Il Natale quando si è ammalati gravemente sembra una beffa perchè il dolore si acutizza. È in queste occasioni in cui il cosiddetto «total pain» (dolore totale), un dolore che coinvolge tutto il malato compresi i suoi familiari, può raggiungere il suo più alto grado di intensità.

Nel periodo prenatalizio si vive di «speranze brevi», tra i vari sospiri si spera di riuscire ad andare a casa il 25 dicembre, almeno alcune ore, per vivere una parvenza di normalità, oppure si spera di non avere la nausea per poter assaggiare in anticipo il panettone in compagnia dei propri cari.

In hospice non c’è nulla di quel «Magico Natale» tanto decantato nelle pubblicità, eppure lo si celebra nella sua essenzialità: c’è attesa e si vive come in un tempo sospeso, in alcuni momenti i minuti si uguagliano alle ore e in altri momenti invece i giorni sembrano poche ore. Ci sono parole dette sottovoce, qualche pianto, visite di amici che portano fiori, parenti che giungono con un po’ di pasticcini, che probabilmente saranno solo sfiorati dal malato; ma c’è pure tanta solitudine che cerca di essere colmata, sebbene è una voragine, dall’affetto degli operatori e dai volontari e si sente il rumore lontano delle città entrare nelle stanze da qualche televisore acceso.

Il Natale in hospice è altresì memoria, spesso i volontari raccolgono ricordi e racconti di feste passate, tanto da poter redigere un «quinto evangelo».

Per chi ha fede, poi, le preghiere si intensificano, perché sollecitati da giorni di forte carica spirituale: le domeniche di Avvento, l’Immacolata, S. Lucia, la Novena…

Ma è nel pomeriggio della vigilia che si raggiunge l’apice di questi giorni con la celebrazione eucaristica, detta per tutti nel salone adibito per l’occasione a cappella. È un momento di profonda e semplice comunione tra malati, parenti, volontari, personale e pure persone esterne: una parentesi di enorme consolazione per chi ha la fortuna di parteciparvi. Negli ultimi anni l’animazione liturgica è affidata al Masci di Cremona – gli scout adulti -, oltre ad accompagnare la celebrazione con i canti portano «La Luce di Betlemme»; quella fiamma che dal 1986, ogni anno viene accesa dalla lucerna che arde perennemente, alimentata dall’olio donato a turno da tutte le nazioni cristiane, nella chiesa della Natività di Betlemme.

Dopo di che luci ed ombre continuano ad accavallarsi, come speranze e disperazioni: vita e morte duellano tra loro e ciò che rimane, ciò che vince, è solo l’amore dato e ricevuto.

Ci possono essere morti assurde che scandalizzano e fanno urlare dal dolore, come quella di una giovane madre deceduta anni fa proprio il giorno di Natale, e lasciano muti a contemplare un cielo muto. Ma come la nascita di un Dio che si è fatto uomo, continuamente, per fede suggerisce significati, genera speranze, con la stessa fede deve essere vissuto il Natale in hospice: come un Mistero che non può e non deve essere compreso subito tutto, ma si svela lentamente, anno dopo anno, fino a che tutto avrà acquistato il suo senso.

Don Maurizio Lucini
assistente spirituale Hospice Cremona

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