Il grazie del vescovo Antonio ai familiari del clero

Da mons. Napolioni l’invito a scorgere ogni possibilità di conversione senza creare partiti. Premiata per i 25 anni di servizio la signora Ferretti

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Negli incontri con i sacerdoti delle scorse settimane alla domanda «come stai?» il vescovo Antonio ne ha sempre fatto seguire una seconda: «con chi stai?». Genitori, sorelle e collaboratrici aiutano spesso il vivere quotidiano dei preti. È per questo che negli anni Ottanta è nata l’Associazione Familiari del Clero, per garantire una adeguata e specifica formazione a quelle persone che più direttamente collaborano e/o vivono con il prete.

Sono circa una cinquantina gli associati in diocesi. In particolare genitori e parenti, ma anche collaboratrici e collaboratori impegnati nel servizio diretto alla persona e alla missione del sacerdote. A loro, che il 13 aprile si sono ritrovati in Seminario per la mensile giornata di spiritualità e formazione, mons. Napolioni ha voluto esprimere il proprio personale «grazie per la presenza di tutti i giorni».

La giornata del 13 aprile è iniziata come sempre con le Lodi e la meditazione proposta dall’assistente don Giorgio Ceruti. Filo conduttore degli incontri di quest’anno le opere di misericordia, analizzate in questa occasione con uno sguardo rivolto in particolare alla Pasqua.

Alle 11.30 è stata celebrata l’Eucaristia, presieduta per l’occasione del vescovo Napolioni, che ha incontrato per la prima volta ufficialmente l’Associazione. Per questo la presidentessa Annetta Vezzosi nelle parole di saluto all’inizio della celebrazione, ha precisato al Vescovo la fisionomia del gruppo diocesano.

Oltre a don Ceruti hanno concelebrato il delegato episcopale per la Pastorale, don Irvano Maglia (dal 2003 al 2013 assistente nazionale delle Familiari del Clero), e il segretario vescovile, don Flavio Meani. Ha prestato servizio all’altare il diacono don Francesco Gandioli, prossimo al presbiterato.

Nell’omelia il Vescovo ha in particolare guardato al ministero dei sacerdoti: «non un mestiere – ha precisato – ma un servizio che attinge al mistero di Dio e lo rende accessibile a tutti». «Chi meglio di voi – ha proseguito – vede che questo mistero è nascosto in vasi di creta». Un “pane di vita” – ha continuato il Vescovo prendendo spunto dal brano evangelico  – che va impastato ogni giorno nella quotidianità, con la farina dell’umanità e l’acqua che è la grazia di Dio.

Poi un richiamo esplicito al compito dei familiari del clero, citando Papa Francesco con la violenza delle chiacchiere e la persecuzione fatta di maldicenze all’interno delle comunità. da qui un interrogativo: occorre riportare al prete ogni cosa che succede o far sempre finta di nulla? La risposta è arrivata rileggendo il brano del martirio di Stefano e guardando a Saulo, il più feroce dei persecutori che poi si è convertito diventando il grande san Paolo. «Il nostro sguardo – ha spiegato il Vescovo – deve essere questo: non giudicare in maniere definitiva nessuno», e «scorgere tutte le possibilità di conversione, di apertura, di speranza e di cambiamento; senza fare mai i partiti». «Essere familiari del clero – ha concluso il Vescovo – significa essere un po’ familiari di Gesù. E quindi lasciarsi plasmare familiarmente i pensieri e i comportanti da Gesù stesso».

Al termine della celebrazione, nella quale mons. Napolioni ha anche invitato a contagiare gli altri con l’attenzione per i sacerdoti, perché «se ci prendiamo cura di loro e stiamo attenti alla loro umanità anche il loro ministero diventa più sereno e più fecondo», è stata consegnata la pergamena riconoscimento per i 25 anni di servizio alla mamma di don Davide Ferretti.

La giornata è proseguita con il pranzo comunitario. Dopo un momento di animazione, il pomeriggio si è concluso con il rosario meditato.

L’ultimo appuntamento dell’anno il prossimo mese, quando il gruppo si farà pellegrino al Santuario di S. Maria del Fonte presso Caravaggio.

Photogallery della celebrazione

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