Doveva tornare a Cremona il 17 settembre Agnes Heller, l’illustre filosofa di fama mondiale scomparsa improvvisamente lo scorso 20 luglio all’età di 90 anni. L’occasione era la presentazione del suo ultimo libro, “Il demone dell’amore” (Gabrielli editore), che contiene anche un suo scritto inedito su Anna Franck. Un evento promosso nel contesto di un tour italiano che, dopo la sua morte, è stato comunque confermato come evento in sua memoria.
L’appuntamento sarà alle 21 presso la sede provinciale delle Acli, di via Massaia 22, con i giornalisti Francesco Comina e Genny Losurdo che hanno scritto il libro con Agnes Heller.
«Sarà un modo – spiegano gli organizzatori – per fare memoria di una filosofa che ha esercitato una grande influenza sul pensiero del Novecento e che ha dato un’alta testimonianza di libertà pagando in prima persona la sua opposizione ai totalitarismi che hanno imperversato nel secolo scorso».
Agnes Heller era stata a Cremona lo scorso anno, in occasione della marcia della Pace Perugia Assisi, e aveva lasciato tanto entusiasmo e calore tra il pubblico.
Agnes Heller è una famosa pensatrice ed è pure una testimone diretta della Shoà, avendo vissuto l’esperienza del ghetto di Budapest e aver visto morire quasi tutta la sua famiglia nei campi di concentramento nazisti.
Nata nel 1929 da una famiglia ebrea di origini austriache, la Heller fin da piccola è costretta a vivere con la paura delle persecuzioni razziali. Il padre è un musicista e scrittore e infonde nell’animo di Agnes una grande passione per l’arte, per la musica e per la cultura in genere. La madre ha un ruolo più normativo. Insieme vivranno l’esperienza drammatica del ghetto di Budapest e la liberazione con la Todesmarsch dove morirono centinaia di persone. Il padre, scoperto mentre dava aiuto ad ebrei in fuga venne deportato e ammazzato ad Auschwitz nel 1943.
Dopo essersi iscritta alla Facoltà di Medicina cambiò radicalmente corso, nel 1947, dopo aver partecipato ad una lezione di filosofia di Gyorgy Lukacs, il pensatore più influente e importante dell’Europa di quegli anni In breve tempo divenne la più stretta collaboratrice di Lukacs e dal 1947 professoressa associata nel suo dipartimento.
Insieme ad un gruppo di filosofi che si ritrovavano intorno alle idee di un marxismoriformatore di Lukacs, la Heller fondò la Scuola di Budapest, che ebbe un ruolo molto importante nella ricerca di una riscoperta umanistica di Marx. Ma ben presto entrò nel mirino dell’ortodossia del partito comunista sovietico che reagì violentemente a questo tentativo di rileggere criticamente Marx spogliandolo da paludamenti troppi ideologici.
Destituita dai suoi incarichi accademici insieme con Lukacs per motivi politici dopo la rivoluzione ungherese, trascorse molti anni ad insegnare in scuole secondarie e le fu proibita ogni pubblicazione. Nel 1968 protestò contro l’invasione sovietica della Cecoslovacchia, e subì una nuova persecuzione politica e poliziesca. Nel 1973, sulla base di un provvedimento ad personam delle autorità del partito, perse di nuovo tutti gli incarichi accademici.
Nel 1977 emigrò in Australia insieme al marito Feher Ferenc, anche lui uno degli esponenti principali della Scuola di Budapest. Ma quatto anni più tardi venne invitata a insegnare Filosofia Politica alla New School di New York prendendo di fatto la cattedra che era di Hannah Arendt. E in questo suo periodo americano la Heller diventa una delle pensatrici più famose tenendo collaborazioni e corsi con i più importanti filosofi del mondo.
Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, tornò nella nativa Ungheria dove è stata designata membro dell’Accademia ungherese delle scienze. Oggi è una delle voci critiche più forti e ascoltate in tutta Europa contro il governo nazionalista ungherese di Viktor Orban.