I compagni di classe ricordano don Rossoni

Non è ancora stata fissata la data delle esequie di don Giampaolo deceduto il 2 dicembre all'ospedale di Bergamo

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Non sono ancora stati fissati i funerali di don Giampaolo Rossoni, deceduto  venerdì 2 dicembre all’ospedale di Bergamo, dove da alcuni giorni era ricoverato nel reparto di terapia intensiva a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, già rese precarie dalla grave disabilità motoria causata dall’incidente stradale avvenuto lo scorso aprile. Anche don Michele Falabretti, responsabile della pastorale giovanile nazionale, sul sito della CEI ricorda don Rossoni per il suo impegno a favore delle giovani generazioni: «Abbiamo condiviso tanti momenti insieme. Ricordo il suo sorriso e il grande amore per i suoi giovani che ha riempito la sua vita». Ai tanti che soprattutto sui social network esprimono il loro ricordo e la loro gratutidine a questo sacerdote generoso e buono si aggiungono anche i compagni di ordinazione, avvenuta in Cattedrale il 18 giugno 1988. Don Giandomenico Pandini anche a nome di don Giampietro Rossetti, don Antonio Facchinetti, don Alfredo Valsecchi, don Claudio Corbani e don Giuseppe Galbignani, si è rivolto direttamente al compagno don Rossoni con parole cariche di commozione e sincero affetto.

 

Caro don Giampaolo,

mi permetto queste pubbliche righe, anche a nome di don Gianpietro, don Antonio, don Alfredo, don Claudio e don Giuseppe, come ricordo e saluto.

Ci hai lasciati dopo la dura lotta di questi ultimi tempi. Il cuore ci fa dire: “Adesso, finalmente, sei in pace”, dopo mesi nei quali ti abbiamo visto quasi annientato e noi disfatti nel vederti così!

Il 2 dicembre, venerdì della prima settimana di Avvento, la lettura breve dei Vespri ci ha detto: “Davanti al Signore un giorno è come mille anni e mille anni come un giorno solo. Il Signore non ritarda nell’adempiere la sua promessa, come certuni credono; ma usa pazienza verso di voi, non volendo che alcuno perisca, ma che tutti abbiano modo di pentirsi” (2Pt 3,8-9).

È una Parola che ha chiuso (come solo il Signore sa fare!) una giornata triste. È una Parola per noi, davanti a te, davanti alla tua morte.

Questo mi fa anzitutto pensare al fatto che, in vent’otto anni del nostro sacerdozio, sei già il secondo che il Signore vuole con sé: otto anni fa, alla vigilia dei nostri venti anni di ordinazione, don Nicola Mora; ora, tu.

Verrebbe da dire: “Ma, allora, è proprio vero che il Signore prende presto i migliori?”. Non so, ma nel caso tuo e di don Nicola, parrebbe di sì!

Cosa scrivere di te, come compagno di Seminario, di ordinazione presbiterale, di vent’otto anni di ministero?

I ricordi riempiono gli occhi, come le lacrime che non fan fatica a uscirne, e il cuore, come il dolore che lo schiaccia. E siccome io – non giornalista – non avevo pronto nel cassetto il tuo “coccodrillo” (quel profilo funebre, più o meno sincero, pronto per essere tirato fuori all’uopo, aggiungendo soltanto la data di morte … !), non so scegliere tra le tante cose che si possono scrivere su di te.

Forse (e senza “forse”) ci sono due parole che diventano sicuro, vero e sincero riassunto di te: umiltà e generosità. Due qualità distintive di te come uomo e come prete, in tutte le tappe della tua vita e del tuo servizio al Signore e a questa nostra Chiesa cremonese; due qualità distintive che ti hanno accompagnato nei vari luoghi e ruoli del tuo essere prete, nelle gioie e nelle fatiche della vita (personale e sacerdotale) e del ministero, nella salute e nella malattia.

Mi corre alla mente quanto si legge nella “Regola di San Benedetto” (la Regola lo dice del monaco ordinato sacerdote, ma è perfetto per ogni prete!): “Chi riceve l’ordinazione si guardi dal trarne vanto (…) e non faccia nulla fuori di ciò che gli sia stato ordinato (…). E non trascuri l’obbedienza e la disciplina (…), ma piuttosto progredisca incessantemente verso Dio” (Regola di San Benedetto, 62,2-4).

Sì: dal mio piccolo e modesto punto di osservazione, ti vedo così! Umile e generoso, ai “confini dell’impero” come nella “stanza dei bottoni” come nel letto della tua paralisi in questi ultimi mesi.

Lasci noi, tuoi confratelli di ordinazione, lasci ciascuno di noi, nello sgomento: me, don Claudio don Antonio, don Giuseppe, don Alfredo e quanto (quanto!) don Gianpietro (che ti è stato il più vicino tra noi, da aprile in qua), con il conforto che la tua “lotta” è finita e sei nella Pace piena.

Ringrazio – ringraziamo – il Signore perché ti ci ha donato come amico, compagno, fratello. Esempio.

Riposa in pace! … E aspettaci, con don Nicola!

Don Giandomenico Pandini,
a nome dei compagni di ordinazione 1988

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