Giubileo Scout: non parole, ma fatti di misericordia

Venerdì 14 ottobre a Cremona Rover, Scolte, Capi dell’AGESCI, MASCI e CNGEI pellegrini in Cattedrale con il vescovo-scout Antonio

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«Le opere di misericordia sono i fatti per cui siamo fatti». Questo l’augurio di «buona strada» che il vescovo Antonio Napolioni ha rivolto ai suoi scout al termine del pellegrinaggio in Cattedrale nella serata di venerdì 14 ottobre.

Un incontro dal carattere straordinario, come il Giubileo voluto da Papa Francesco e per il fatto che è difficile vedere uniti insieme gli scout della diocesi a motivo delle diverse zone AGESCI di appartenenza che durante l’anno dividono il cammino dei gruppi di Cremona-Lodi, da quelli del Mantovano o del Milanese e della Bergamasca.

Per una sera, insieme all’assistente diocesano don Giuseppe Manzoni, tutti i gruppi erano rappresentati: Cassano d’Adda, Caravaggio, Fornovo S. Giovanni, Soncino, Cremona 2 (Cristo Re), Cremona 3 (S. Bernardo), Bozzolo e Viadana. Le branche R/S (Rover e Scolte, cioè i giovani e le giovani tra i 17 e i 20 anni) con le Comunità Capi (Co.Ca.) e gli adulti del MASCI (Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani). Non solo scout AGESCI (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani), ma anche una rappresentanza del laico CNGEI (Corpo Nazionale Giovani Esploratori Italiani).

Tutto ha avuto inizio all’oratorio S. Giovanni Bosco di via del Giordano, a Cremona, intorno alle 19, con una pastasciutta insieme. Poi un momento di riflessione guidato dal Vescovo-Scout. Al collo di mons. Napolioni il fazzolettone Gilwell (quello dei capi che hanno completato la formazione), lui che dopo essere stato in gioventù per sei anni Akela (capo della branca dei Lupetti) ha vestito i panni di Baloo (assistente ecclesiastico), ricoprendo nelle Marche la carica di assistente ecclesiastico regionale AGESCI dal 1986 al 1992 e quella di assistente nazionale dal 1992 al 1998.

Un momento di approfondimento iniziato con il canto “L’Acqua, la Terra, il Cielo” guidato dallo stesso Vescovo.

Parola d’ordine nella riflessione del Vescovo il termine «esperienza», che bene accomuna il Giubileo allo Scoutismo. Quindi l’attenzione si è focalizzata sulla preghiera del “Padre nostro” a partire dal brano evangelico di Matteo (Mt 6,7-13) e l’invito «non sprecate parole». «Non parole, ma fatti», ha quindi sintetizzato mons. Napolioni sottolineando il «dna divino» di tutti, «fatti di Dio» e dunque con la una vocazione a «stare da Dio», abitando il mondo alla sua maniera. Da qui tre domande sulle quali gli scout sono stati chiamati a dare risposta dopo una condivisione a gruppi negli spazi dell’oratorio messi a disposizione dal vicario, don Roberto Musa.

La prima condivisione ha avuto luogo proprio nel cortile interno dell’oratorio. Come non ridurre questa realtà divina a riti fini a se stessi? E come lo Scoutismo aiuta in questo? Perché lo Scoutismo – anche attraverso la sua «praticità» – aiuta a vivere meglio la fede, è stato sottolineato evidenziando l’importanza dell’assistente ecclesiale. Lo Scoutismo è una preghiera – è stato detto ancora – nell’incontro con i fratelli e nel riconoscersi figli di Dio. Altri termini chiave quelli di «esperienzialità» e «servizio», oltre all’appartenenza a una comunità che aiuta a instaurare legami, condividere e valorizzare.

È quindi iniziato il pellegrinaggio verso la Cattedrale, prima con il canto e poi nel silenzio. Mentre la pioggia ha lasciato una piccola parentesi di tranquillità.

Percorsa via del Giordano e corso Vittorio Emanuele II, grazie al servizio d’ordine garantito dalla Polizia locale, il gruppo, attraversata piazza Stradivari, ha fatto tappa in cortile Federico II. Qui la condivisione si è concentrata sul binomio Vangelo-Scoutismo. «Lo Scoutismo è Vangelo» è stato ribadito richiamando anche il legame tra la Legge Scout e i Comandamenti, messi in pratica con le “Parole maestre”. Anche se c’è chi ha ricordato come base fondante non sia tanto la religione, quanto piuttosto la scelta personale. Anche per questo lo Scoutismo non è qualcosa che si può dare per scontato, ma deve diventare scelta concreta ogni volta, per costruire il proprio progetto di vita.

Passando davanti alla Cattedrale, gli scout si sono quindi diretti nel cortile di Palazzo Vescovile dove la riflessione è proseguita su come la comunità scout possa far diventare “costruttori di ponti”. E qui non solo è stata sottolineata l’importanza delle relazioni e dei legami, ma soprattutto l’impegno nel servizio.

Il pellegrinaggio ha quindi vissuto il suo momento culmine con il passaggio dalla Porta Santa, seguito dall’atto penitenziale davanti alla croce.

La liturgia è continuata con il Vescovo che, dopo le letture, ha preso la parola per un’ultima riflessione di questo pellegrinaggio giubilare, ma anche inizio di quello che mons. Napolioni ha definito il «Sinodo degli Scout». Con un impegno chiaro: «Ora lo dovrete fare con gli oratori, con le parrocchie, con gli amici e con quelli che ci vedono per strada. Dobbiamo osare, tendere la mano, sorridere e ascoltare!». E ancora: «Come faremmo senza scout, che sanno osservare, riconoscere le tracce, ascoltare i massaggi? Aiutateci! Permettete che un vescovo che viene dagli Scout lo pretenda da voi! Perché so quanto lo scoutismo mi ha dato e quanto può dare a tutti voi se ci fa scoprire la Chiesa e l’amore di Dio. Il cammino è appena iniziato!». Quindi l’appello al servizio: «Le opere di misericordia ci attendono, i fatti per cui siamo fatti».

L’aspersione di tutti i presenti e la benedizione da parte del Vescovo hanno quindi concluso questa sera di Giubileo e di festa, che prima del congedo ha rivolto lo sguardo a Maria, la madre del cammino, onorata nel canto “Madonna degli Scout”:  “È il ritmo dei passi ci accompagnerà
là verso gli orizzonti lontani si va”.

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