Domenica 18 la Giornata dell’Università Cattolica: a Cremona un ateneo dal respiro internazionale

Intervista all'incaricato diocesano per la Pastorale universitaria don Maurizio Compiani. Domenica sera in tv e sui social lo speciale di Riflessi Magazine

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A guardarla oggi, l’Università Cattolica del Sacro Cuore assomiglia a una cattedrale in costruzione, già viva ma che cresce grazie alla creatività, all’ingegno, alla passione e alla cura di tutti. E nel compiere proprio quest’anno un secolo di storia, l’Ateneo più grande d’Europa non intende guardare al passato bensì al futuro, a quei prossimi cento anni che verranno. Non a caso il messaggio della Conferenza episcopale italiana dedicato a questa ricorrenza si intitola «Un secolo di storia davanti a noi». Perché le vie nuove aperte sono tante, coraggiose e piene di speranza. Come dimostra il nuovo polo nato a Cremona dove un tempo sorgeva il convento di Santa Monica: una struttura moderna capace di accogliere fino a 1.200 giovani e che vuole proseguire l’avventura iniziata dall’Ateneo cattolico nel territorio cremonese nel lontano 1984.

L’Università Cattolica a Cremona aprì infatti i battenti il 19 novembre di 37 anni fa, con l’inaugurazione della Smea, ora Alta scuola di management ed economia agro-alimentare. Oggi sono presenti le facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e di Economia e giurisprudenza, con i corsi di laurea triennali in Scienze e tecnologie alimentari e in Economia aziendale, mentre prenderanno il via due nuove lauree magistrali.

A raccontarci questa nuova avventura è don Maurizio Compiani, docente e assistente della sede cremonese della Cattolica e incaricato diocesano per la pastorale universitaria. «Questo spazio è un passo enorme per la città, un’occasione grande ed è giusto ricordare che si iscrive dentro uno sforzo collettivo che tutti i quattro atenei presenti sul territorio stanno sostenendo per ampliare e potenziare l’offerta formativa universitaria a Cremona. L’Università Cattolica ha certamente una grande visibilità e, nonostante la pandemia, i dati che abbiamo sono incoraggianti. Basti pensare che fino al 2018 le iscrizioni degli universitari a Cremona erano in costante calo, invece ora in tutti gli atenei sono in notevole crescita. La Cattolica l’anno scorso ha registrato 400 iscritti, con una crescita del 22% in più. Quest’anno siamo già a 500 iscritti: tenendo conto delle sofferenza della pandemia non è un dato da poco».

Chiediamo a don Compiani quali siano le prospettive di questa sede, quali gli obiettivi e lui risponde chiaro: valorizzare l’eccellenza del territorio con un respiro internazionale. «Per far sì che tutto questo fosse possibile l’Università Cattolica ha avuto il sostegno degli enti locali, ma anche dei privati, attraverso la Fondazione Arvedi-Buschini. Tutti si sono impegnati perché la posta in gioco era ed è alta. Serviva una nuova sede, più grande e innovativa, per cercare di rispondere alle esigenze formative ed educative dei giovani, ma al contempo si è cercato di dare un respiro internazionale a un polo che nasce fortemente legato al territorio. Questa è la sfida di tutti gli atenei oggi e l’Università Cattolica l’ha raccolta sapendo che si può aspirare a un’anima internazionale solo se si riesce a offrire qualcosa di originale e di nuovo: in questo senso il territorio cremonese, con le sue eccellenze nell’ambito dell’agricoltura o dell’imprenditoria, ha molto da dare». Anche per questo sono attivi diversi programmi di scambio con importanti università straniere. Racconta Compiani che il nuovo polo, complice la pandemia, è dal punto di vista logistico ancora non attivo al cento per cento: «Siamo nella fase del trasloco dei laboratori, della biblioteca e stiamo cercando di capire come gestire al meglio questi 22mila metri quadrati perché possano ospitare tutti gli studenti che verranno: oggi sono iscritti in 500, ma potremo ospitarne fino a 1.200».

E se la nuova sede è in rodaggio, tutto il resto procede a gonfie vele. Don Compiani spiega infatti che l’offerta formativa è sempre improntata al rigore degli studi, al legame stretto con il mondo del lavoro, a un insegnamento scientificamente rigoroso e attento alle dinamiche economiche, culturali e sociali di un mondo che sta cambiando rapidamente. «Il fiore all’occhiello rimane però il settore della ricerca – dice – perché fin dagli inizi all’ombra del Torrazzo la Cattolica si è impegnata con laboratori innovativi e altamente tecnologici e oggi conta ben tre centri di ricerca». Il riferimento è al Centro ricerche biotecnologiche (Crb), all’Osservatorio sul mercato dei prodotti zootecnici e al Centro di ricerca per lo sviluppo imprenditoriale (Cersi).

 

Due lauree magistrali per l’innovazione

Due nuove lauree per allargare lo sguardo e regalare agli studenti iscritti all’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Cremona, un respiro internazionale ampio e strumenti nuovi per vivere l’esperienza universitaria con slancio. La città, che è stata colpita duramente dall’emergenza sanitaria con il suo carico di dolori e morti, cerca di rialzarsi e l’Ateno non ha voluto essere da meno. Così, dal prossimo anno accademico, ci saranno due nuove lauree magistrali che andranno a sommarsi a quelle già esistenti: una incentrata sull’agricoltura con un’attenzione al green e alla cura dell’ambiente (Livestock and agro-green innovation) e una, economica, che guarda alla realtà imprenditoriale strettamente connessa al mondo digitale (Innovazione e imprenditoria digitale).

La prima si trova sotto la facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, la seconda sotto la facoltà di Economia e giurisprudenza. Nel primo caso il campus di Cremona lavorerà anche in sinergia con il Politecnico: nel nuovo corso magistrale si studieranno l’evoluzione delle più sofisticate tecniche di produzione agricola, così come quelle della più moderna trasformazione industriale. Il tutto ispirato ai principi della sostenibilità e della responsabilità nei confronti dell’ambiente sulla scorta di quanto ricordato da Papa Francesco: «La terra, nostra casa comune, non è una proprietà di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento. È un dono meraviglioso di cui dobbiamo avere cura e che dobbiamo utilizzare a beneficio di tutti, sempre con grande rispetto e gratitudine».

Nel secondo corso, invece, sono previste collaborazioni con diversi enti imprenditoriali di grande valore allo scopo di formare figure professionali sempre più richieste dal mercato del lavoro come l’innovation manager nelle imprese digitali, l’esperto di trasformazione digitale o l’imprenditore digitale, anche nell’ambito di start up innovative. Le altre due lauree magistrali esistenti sono quella in Agricultural and food economics e quella in Food processing: innovation and tradition. La sfida del nuovo polo è – come quella della centenaria Università Cattolica del Sacro Cuore – appena iniziata.

 

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