Dopo Matera: i piedi della pace in cammino…

Il commento di don Bruno Bignami dopo la 51ª Marcia della pace

image_pdfimage_print

Come sono belli i piedi della pace! Nonostante il freddo e l’aria tagliente di Matera, i partecipanti alla 51ª Marcia della pace hanno fatto l’esperienza di quanto sia vera l’espressione biblica del profeta Isaia. Tra la bellezza dei sassi e la cordialità accogliente della gente, il cammino in sé è stato un messaggio lanciato all’Italia e alla Chiesa.


Cosa resta della marcia del 31 dicembre? Come fare di un bel ricordo, un’occasione di rilancio e di testimonianza concreta?
Sicuramente la parola di Papa Francesco rimane preziosa bussola. “La buona politica è al servizio della pace”, ricorda il messaggio per l’occasione. Le tre tappe della marcia possono illuminare il percorso che parte da Matera e si prolunga lungo le strade delle nostre città. L’itinerario ha offerto tre parole: politica, Europa e memoria.

La prima indicazione è che c’è bisogno di una politica esigente.

Tira brutta aria in sedi istituzionali, se gli stessi che dovrebbero promuoverle per il bene comune tendono a screditarle. La politica corrotta sottrae risorse ai cittadini e strumentalizza le persone per i propri interessi particolari. Beato il politico che edifica la pace nel suo impegno quotidiano di fare leggi che promuovano integrazione e che abbraccino l’ecologia integrale come orizzonte sociale. Da qui un invito pressante ad essere esigenti nei confronti di chi fa politica: siano credibili, coerenti, coraggiosi senza illudere con programmi mirabolanti. Spesso ci si accontenta di qualsiasi cosa, di proposte miopi che non vanno oltre qualche mese di prospettiva, di annunci irrealizzabili… Perché non promuovere sul campo chi è capace di innescare processi di lunga durata, di aprire orizzonti di speranza? C’è da costruire il mondo delle future generazioni e non la carriera di qualche scaltro imprenditore della paura!

La buona politica è progettuale, non si improvvisa con volti semplicemente nuovi ma irresponsabili.

Un secondo itinerario guarda all’Europa. Matera è capitale europea della cultura 2019: la marcia invita a rilanciare una cultura di pace in un anno in cui siamo chiamati a rinnovare i rappresentanti della politica europea. Perché non partire da un esercizio di discernimento sui candidati? Siano davvero capaci di tessere relazioni e con un progetto di pacificazione sul continente, non asserviti al potente di turno, si chiami Russia o Stati Uniti o altro? Hanno fatto bene i giovani di Rondine, cittadella toscana della pace, nella loro testimonianza a invocare un’Europa dei popoli e non della finanza! Sentirselo dire da ventenni è come bere un elisir di lunga vita, una gioiosa benedizione. Il nuovo anno aiuti ciascun cittadino europeo a sentirsi parte di un progetto comunitario che ha radici lontane ma ancora incompiuto nelle forme.
La terza tappa si ferma sui conflitti dimenticati.

Ci sono ancora troppe zone d’ombra, troppe convenienze economiche, troppi silenzi interessati, troppe connivenze con oppressori a diverse latitudini.

Il commercio di armi non conosce crisi. Non sembra pesare sulle coscienze di nessuno solo perché si ha cura di ripulire i rivoli di sangue versato e di non incrociare i volti delle esistenze spezzate. Il conto per i popoli in guerra è salato in termini di sogni infranti e di fraternità annullata. C’è bisogno di sguardi diversi sul mondo, di comunicazione giusta, di giornalismo coraggioso. Laddove si spengono i riflettori purché la guerra continui a generare denaro insanguinato, gli uomini di pace sanno riaccenderli e scuotere le coscienze addormentate.
Benvenuti, artigiani della pace! Davvero belli sono i vostri piedi che annunciano e costruiscono la pace nel quotidiano. La guerra si alimenta di odio e di paure. La pace è in mani sicure se la buona politica è affidata agli esperti in umanità. Quelli che disarmano la lingua e le mani prima di potersi fregiare di qualche titolo. Compreso quello di benefattori della sicurezza.

Bruno Bignami

fonte: AgenSir

Facebooktwittermail