«Detenzione come spazio di dialogo». Messaggio del vescovo Antonio al Convegno “oltre i confini della pena” tenuto in Carcere

La mattinata di studio e confronto si è tenuta giovedì 12 maggio nel teatro della Casa Circondariale di Cremona

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“Oltre i confini della pena”. Questo il titolo del convegno promossa dalla Casa Circondariale di Cremona nella mattinata di giovedì 12 maggio. L’incontro, organizzato proprio nel teatro del carcere di via Ca’ del Ferro, e aperto all’intera cittadinanza, è stata un’occasione d’incontro e riflessione condivisa sui temi della pena e sulle necessarie connessioni con l’ambito territoriale. Il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, che non ha potuto prendere parte all’incontro per impegni pastorali già in agenda, ha inviato un proprio indirizzo di saluto.

Mons. Napolioni, nel proprio intervento, fa riferimento anzitutto alle parole di denuncia espresse da Papa Francesco nella recente visita in Messico: «A volte potrebbe sembrare che le carceri si propongano di mettere le persone in condizione di continuare a commettere delitti, più che a promuovere processi di riabilitazione che permettano di far fronte ai problemi sociali, psicologici e familiari che hanno portato una persona a un determinato atteggiamento».

«È un pericolo reale – ricorda il Vescovo – che corre ogni sistema carcerario che riduca la pena da scontare ad un tempo di semplice reclusione in cui non si curano le piaghe, non si guariscono le ferite, non si generano nuove opportunità. La pena viene ridotta a chiudere dietro le sbarre chi ha mostrato di essere un problema per la società. Le sbarre sono usate come strumento di separazione, di isolamento di chi viene considerato ormai estraneo al corpo sociale. E la società così guarda da lontano al carcere, come un qualcosa che non le appartiene».

Quindi il richiamo al titolo del convegno, con la consapevolezza che andare “oltre i confini della pena”, «significa rileggere il periodo della detenzione come spazio in cui la comunità intera costruisce un dialogo con chi ha commesso un reato. Un dialogo fatto di ascolto attento, di condivisione, di compassione … che lo aiutino a prendere coscienza di quanto ha compiuto e delle sue conseguenze sociali. Il tempo della reclusione viene così chiamato a diventare luogo dell’incontro in cui la società tende la mano a chi è carcerato per aiutarlo a riprendere il cammino, anche in vista di un reinserimento sociale, che tutti siamo chiamati a stimolare, accompagnare e realizzare. Anzi, il reinserimento è possibile solo se tutte le componenti della nostra collettività se ne prendono carico e ne diventano protagoniste. Il carcere non può quindi essere considerato come realtà avulsa dalla società di cui invece fa parte a pieno titolo. Non un luogo in cui rinchiudere vite ritenute un problema, ma luogo in cui coltivare speranze, costruire progetti, sognare vite risorte».

Concludendo il proprio saluto mons. Napolioni si dice «confortato dalla conoscenza diretta degli sforzi in atto nella Casa Circondariale di Cremona come credo in tanti altri Istituti penitenziari, e auguro un buon lavoro».

Il messaggio integrale di mons. Napolioni

Il convegno è stato promosso dalla Casa circondariale cremonese insieme al Provveditorato Regionale dell’amministrazione penitenziaria e con la collaborazione delle istituzioni e degli enti che in questi anni hanno lavorato e collaborato nell’ambito dell’inclusione sociale dei soggetti (minori e adulti) autori di reato: l’ATS della Val Padana e Regione Lombardia Direzione Generale Reddito di autonomia e Inclusione sociale, il Comune di Cremona e i tre distretti di Cremona, Crema e Casalmaggiore, Cooperativa Iride (ente capofila del progetto Outsiders che in questi anni ha operato nel campo del reinserimento sociale) in collaborazione con le cooperative Fuxia, Nazareth e Carità e Lavoro, Consorzio Mestieri e il Cisvol.

Un momento di confronto che si colloca temporalmente in una fase storica del nostro Paese, caratterizzata da un complessivo ripensamento sui temi dell’esecuzione penale. È utile ricordare a tal proposito l’iniziativa del Ministero di Giustizia di convocazione degli “Stati Generali dell’Esecuzione Penale” i cui lavori conclusivi sono stati presentati a Roma il 18 e 19 aprile scorso dal Ministro Orlando alla presenza del Presidente della Repubblica (i documenti sono disponibili online sul sito del Ministero della Giustizia). La rete territoriale di Cremona vuole fornire con l’occasione una prima risposta alle conclusioni dei lavori degli Stati Generali.

Il convegno, come ha evidenziato in apertura la dott.a Maria Gabriella Lusi, direttrice della Casa Circondariale di Cremona, è l’occasione preziosa per far conoscere il lavoro di tanti all’interno della Casa, e anche «per abbassare i ponti levatoi tra la città e il carcere. Solo la conoscenza avvicina le persone, abbatte le paure, aiuta a  crescere insieme.. È una occasione per indurre la società a guardare, conoscere, capire».

Come si è svolto il convegno

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