Da 11 a 5 zone pastorali

Dopo un'ampia consultazione si converge per dare nuovo slancio alle comunità della diocesi con una più efficace comunione

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Di seguito il testo del decreto di modifica dell’assetto territoriale della diocesi.

La nostra Chiesa particolare, costituita da molteplici parrocchie e unità pastorali nel territorio diocesano, è articolata in Zone pastorali quali organismi che significano e attuano la comunione organica gerarchica, quali strumenti di partecipazione e corresponsabilità di presbiteri, consacrati e fedeli laici al fine di realizzare la cura pastorale mediante un’azione pastorale unitaria (cfr. Sinodo Diocesano 072).

Sin dai primi mesi del mio ministero pastorale in Diocesi, da più parti mi è stata manifestata l’esigenza di un rinnovato assetto territoriale della diocesi con un ripensamento della configurazione delle zone pastorali e una più organica mappatura delle unità pastorali esistenti e di quelle di futura costituzione.

Al fine di affrontare in modo puntuale e condiviso la questione, ho costituito una apposita Commissione diocesana che, sotto la mia guida, nel periodo settembre 2016 – marzo 2017 si è fatta carico di ripensare l’intero assetto territoriale della diocesi, analizzando la situazione zona per zona. Si è così giunti al convincimento che fosse opportuno passare dall’attuale divisione della diocesi in undici zone ad una rinnovata configurazione territoriale che, tenendo conto dell’esperienza ecclesiale sin qui fatta, prevedesse la riorganizzazione del territorio in sole cinque zone pastorali.

La rinnovata articolazione in cinque zone pastorali e la configurazione geografica di ciascuna ‑ tenendo conto della vita attuale della gente, dell’evoluzione delle Istituzioni e delle tradizioni religiose, sociali, e culturali dei diversi territori ‑ mira a favorire la comunione nel Presbiterio, una migliore partecipazione dei fedeli e delle comunità locali alla vita e alla missione della Chiesa particolare, in armonica convergenza con organismi e istituzioni diocesane.

Ora, ricevuto l’unanime parere favorevole del Consiglio Presbiterale e sentito il Consiglio Pastorale diocesano, sono giunto alla determinazione che si possa procedere, con serenità e fiducia, alla modifica dell’attuale assetto territoriale con la nuova configurazione di cinque zone pastorali.

Affinché si possa iniziare il nuovo anno pastorale 2017-2018 impostando in modo concreto la vita pastorale della diocesi nella prospettiva del nuovo assetto territoriale,

DECRETO

LA COSTITUZIONE DI CINQUE ZONE PASTORALI

i cui confini sono stabiliti dalla cartina geografica della diocesi, allegata al presente decreto, che ne costituisce parte integrante.

Con la costituzione delle nuove zone pastorali, in deroga alle disposizioni dell’ultimo Sinodo Diocesano (cfr. 075), cessano i Consigli pastorali zonali e vengono sostituiti da un Coordinamento pastorale zonale, il cui Regolamento verrà pubblicato in seguito con apposito atto.

Confido che la nuova ripartizione territoriale della diocesi possa favorire una migliore collaborazione pastorale da parte di tutte le componenti ecclesiali diocesane e zonali, per garantire una presenza di sempre maggiore prossimità della Chiesa ai bisogni spirituali dei fedeli e stimolare tutto il popolo di Dio ad un rinnovato slancio nell’annuncio del Vangelo agli uomini del nostro tempo.

+ Antonio Napolioni
vescovo di Cremona

 

I vicari zonali delle 5 nuove zone pastorali sono:

  • zona pastorale 1 – don Marco Leggio
  • zona pastorale 2 – don Pietro Samarini
  • zona pastorale 3 – don Pierluigi Codazzi
  • zona pastorale 4 – don Davide Ferretti
  • zona pastorale 5 – don Davide Barili

 

Istanze e obiettivi del riordino

«Si rende necessario un serio aggiornamento delle articolazioni interne alla diocesi: per individuare le unità pastorali da costituire nei prossimi anni, dobbiamo tener conto innanzitutto della vita della gente, delle trasformazioni civili, del tessuto umano e spirituale, delle risorse pastorali e strutturali. Ai diversi livelli, gli organismi di partecipazione saranno chiamati a praticare un effettivo discernimento comunitario sul territorio, per leggere attentamente il presente e il futuro del proprio contesto sociale ed ecclesiale, in modo da renderci tutti apertamente consapevoli delle scelte da compiere».

Così si esprimeva il nostro Vescovo Antonio, presentando le indicazioni pastorali all’inizio del suo primo anno in diocesi. Il discernimento non richiama solo l’idea di una lettura del territorio per individuare i bisogni che nascono dalle situazioni nuove venutosi a creare, ma uno sguardo di fede che la chiesa cremonese deve avere per individuare i passi concreti da compiere nell’oggi per continuare a servire e annunciare il Vangelo.

Quando si parla di nuove zone pastorali, di unità pastorali, di organismi di partecipazione ecclesiali, non si vuole dare il primato all’efficienza delle strutture e all’organizzazione, ma individuare gli strumenti più adeguati per rendere più vive le comunità parrocchiali (222 in tutte) sparse sul territorio diocesano e per aiutarle ad essere cellule missionarie.

Il discernimento, perché fosse autenticamente comunitario, ha coinvolto le varie componenti ecclesiali, dal Consiglio Presbiterale a quello Diocesano, ai Consigli zonali e, in alcuni casi, anche i Consigli parrocchiali. Il confronto, l’ascolto sincero, la raccolta di osservazioni e proposte, ha permesso al Vescovo di arrivare alla definizione delle nuove zone pastorali, cinque in tutto: la zona 1 bergamasca, la più popolosa; la zona 2 dalla parrocchia di Gallignano fino alle porte della città; la zona 3 urbana con le parrocchie della città e della periferia; la zona 4 dalla città fino a Piadena; la zona 5 casalasca–mantovana.   La drastica riduzione rispetto alle attuali undici risponde alla necessità, considerando la diversa tipologia dei territori della diocesi, di dare più consistenza all’incontro tra comunità parrocchiali, tra sacerdoti e laici.

La zona, sempre animata da un vicario zonale, avrà principalmente il ruolo di animare l’attività pastorale sul territorio, di offrire, in sinergia con gli uffici diocesani, percorsi formativi e spirituali per preti e operatori pastorali laici, di promuovere eventi, di dar voce a istanze e necessità del territorio.

Il vicario di zona presiederà il Coordinamento zonale, un gruppo di sacerdoti, laici e religiosi rappresentanti delle parrocchie e delle unità pastorali, ma soprattutto referenti delle quattro aree pastorali (giovani, famiglia, diaconia e cultura). Il suo ruolo sarà principalmente operativo e, in collegamento con gli uffici pastorali, aiuterà le comunità parrocchiali a crescere nella comunione fra loro in vista anche della costituzione delle unità pastorali e a far maturare una vera ministerialità laicale, a rendere più incisivo l’annuncio del Vangelo in ascolto di ciò che il territorio esprime.

Nelle indicazioni pastorali all’inizio del suo primo anno in diocesi, il vescovo Antonio richiamava l’urgenza di un laicato corresponsabile e maturo: «Conseguentemente, occorrerà promuovere le ministerialità laicali, soprattutto per aver cura anche delle più piccole comunità, e potremo coordinare progetti di ristrutturazione e ottimizzazione delle tante strutture, che spesso costituiscono più un onere che una risorsa».

Non ci facciamo illusioni, nessuna ristrutturazione organizzativa ha la capacità di rinnovare una realtà come la Chiesa che trova la sua origine e la sua anima nello Spirito del Risorto, ma proprio per non mortificare la Forza sempre nuova della sua Presenza, siamo chiamati a creare veri spazi di incontro, di ascolto e di individuare cammini percorribili perché possiamo essere strumenti docili ed efficaci.

Don Gianpaolo Maccagni
Vicario episcopale per la Pastorale

 

 

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