Buona la prima per il laboratorio teatrale diocesano

Undici ragazzi tra i 17 e i 20 anni hanno aderito alla proposta della Federazione Oratori Cremonesi in collaborazione con la “Compagnia dei Piccoli”

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“Dimmi! No niente”, questo il titolo dello spettacolo finale del laboratorio teatrale diocesano organizzato dalla Federazione Oratori Cremonesi in collaborazione con la “Compagnia dei Piccoli”. Sul palco undici ragazzi tra i 17 e i 20 anni provenienti da diversi oratori della diocesi per raccontare la storia della famiglia Blu.

In scena una casa stilizzata, vuota di oggetti e affollata di soggetti, dove al centro vengono messi a fuoco i legami originari che disegnano lo spazio umano dell’abitare insieme.

Blu come la notte, come il mare quando si va al largo. Il blu è il colore del mistero e della profondità e per questo è stato scelto per vestire un gruppo che aveva voglia di scavare. Un testo scritto dagli attori stessi che racconta il loro desiderio di comunicare e di esprimersi con libertà, rabbia, dolcezza, ironia, commozione la verità di una vita familiare che è esperienza del crescere.

Un centinaio di persone presenti, la maggior parte giovani, in una serata speciale che saluta la chiesa del Foppone, che è stata sede negli ultimi dieci anni della pastorale giovanile diocesana. Un chiostro che ha visto tanti giovani sognare, lavorare, creare, provare e costruire i contenuti degli eventi e dei raduni diocesani.

Il laboratorio teatrale è una novità di quest’anno che si inserisce in quel progetto di formazione di alcune competenze animative su cui la FOCr sta insistendo negli ultimi anni con una costellazione di iniziative come “la scuola diocesana per animatori”, i “workshop di formazione” che precedono il Grest e gli incontri di preparazione per gli animatori che portano lo staff della FOCr a girare per parecchie serate negli oratori.

Il laboratorio è nato dal desiderio di poter lavorare con un gruppo in maniera stabile e continuativa sui linguaggi espressivi.

Il gruppo che ha frequentato è stato composto da 14 adolescenti provenienti da diversi oratori della diocesi con una cadenza settimanale da ottobre a maggio. Il percorso formativo è stato progettato dalla “Compagnia dei Piccoli”, giovane realtà teatrale che ha a cuore la crescita artistica e umana della persona, condotto poi nello specifico da Mattia Cabrini che ha accompagnato i ragazzi nelle diverse fasi del lavoro.

Si è cominciato lavorando sui temi classici del teatro: lo spazio, il corpo, la voce, la relazione e il personaggio in termini di sperimentazione e allenamento. Nel periodo compreso tra  Natale a Pasqua i ragazzi hanno lavorato alla realizzazione di scene teatrali tratte dalla letteratura, incontrando autori e personaggi che sono stati loro assegnati sulle base delle caratteristiche personali di ciascuno. Autori e opere noiosamente studiate sui banchi di scuola sono diventati incontri vivi che hanno permesso loro di lavorare sui propri temi personali.

Sempre in questa fase i ragazzi hanno sperimentato un modulo di danza espressiva condotto da Marianna Bufano, coreografa e insegnante di danza de “Il Laboratorio”, e un modulo sull’animazione condotto da Stefano Priori.

L’ultima fase dell’anno ha avuto invece come obiettivo la scrittura di un testo per la messa in scena. Il gruppo ha scelto di lavorare sul tema della “famiglia” e da quel momento ogni ragazzo ha iniziato a scrivere monologhi, dialoghi e scene di gruppo che attraverso l’improvvisazione teatrale è stato possibile sperimentare subito sul palco. È stato un lavoro in cui carta e penna erano sempre a fianco del palco ed è stato possibile “provare e scrivere”, “scrivere e provare” in una circolarità che ha permesso un ricerca sempre più precisa del messaggio. Da questo lavoro è nato un copione che poi i ragazzi hanno portato in scena al pubblico.

È stato un percorso che ha sempre avuto come obiettivo l’autonomia dei ragazzi e l’apprendimento di un metodo che ciascuno di essi potesse spendere nelle propria esperienza di servizio animativo in parrocchia. A ciascuno di loro l’augurio di poter coltivare il proprio desiderio di comunicare, mettendolo a servizio della verità, della cura e della relazione.

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