Brasile: “tiro a segno” sugli indigeni nel Maranhão, due morti. Una vittima nell’arcidiocesi di Manaus collaborava con la Caritas

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Non si fermano, anzi salgono di intensità, gli attacchi ai popoli nativi in Brasile. Due indigeni dell’etnia Guajajara sono stati uccisi sabato nello Stato brasiliano del Maranhão. Un gruppo di indigeni stava procedendo in motocicletta lungo un tratto dell’autostrada BR-226, vicino al villaggio di El Betel, ne territorio indigeno di Cana Brava, nel comune di Jenipapo dos Vieiras. Improvvisamente, sono stati attaccati da un’automobile di grossa cilindrata, dalla quale sono partiti numerosi colpi di pistola. Due capi indigeni sono morti nell’attacco: Firmino Prexede Guajajara, 45 anni, del villaggio di Silvino (territorio indigeno di Cana Brava), colpito da quattro colpi di pistola, e Raimundo Benício Guajajara, 38 anni, del villaggio di Decente, (territorio indigeno di Lagoa Comprida). Altri due indigeni sono rimasti feriti.

Sempre nella giornata di sabato è morto nello Stato dell’Amazonas l’indigeno Humberto Peixoto, del popolo Tuiuca, 37 anni, attivo nella Caritas arcidiocesana di Manaus, vittima di una brutale aggressione lunedì 2 dicembre. Lascia la moglie e cinque figli. L’arcidiocesi di Manaus, in una nota, riferisce che Peixoto seguiva, nell’ambito della Caritas, le donne indigene dell’Alto Rio Negro (Amarn), faceva parte del Copime, il Coordinamento delle popolazioni indigene di Manaus e dintorni, e rappresentava le popolazioni indigene come consigliere supplente nel Consiglio Comunale di Manaus. La nota dell’arcidiocesi ricostruisce anche la dinamica del brutale attacco subito il 2 dicembre, quando l’operatore pastorale indigeno “è stato picchiato mentre tornava a casa sua verso le 15. Si è trattato di un atto di estrema violenza, in seguito a quale è stato ricoverato in ospedale in condizioni molto gravi con affondamento del cranio, frattura del femore e perforazione alla testa, che lo hanno portato prima alla morte cerebrale e, sabato mattina, al decesso.

AgenSir
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