A Romanengo l’ultimo saluto a don Regazzetti, una vita spesa per gli altri (AUDIO e FOTO)

Nella mattinata del 30 novembre il vescovo Napolioni ha presieduto le esequie del missionario deceduto all'età di 64 anni

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«Don Giancarlo aveva la santa mania di pensare agli altri prima che a se stesso». Con queste parole il vescovo Antonio Napolioni ha ricordato don Regazzetti durante il funerale che si è svolto nella mattinata di lunedì 30 dicembre a Romanengo. Dopo una vita dedicata al servizio della Chiesa italiana e brasiliana, la malattia aveva costretto il sacerdote cremonese a ritirarsi presso il seminario diocesano, prima di essere ricoverato all’hospice della casa di cura Ancelle della Carità di Cremona dove venerdì 27 novembre è avvenuto il decesso.

Il Vescovo Napolioni ha voluto sottolineare la bellezza delle relazioni costruite da don Regazzetti, tanto che «numerose testimonianze mi sono arrivate dalle comunità che, con tanta dedizione e cura, ha servito nel corso della sua vita».

La “vita missionaria” del sacerdote è iniziata quando, ha seguito del terremoto in Irpinia, è partito per prestare il proprio servizio nella diocesi di Salerno. Successivamente don Regazzetti si è dedicato alla missione come fidei donum, partendo per il Brasile, paese in cui è rimasto, salvo una piccola parentesi italiana, fino al 2019.

Il legame con la diocesi di Cremona, tuttavia, non è mai venuto meno. «È qui, in parrocchia – ha ricordato il Vescovo durante l’omelia – che è nata e maturata la fede di don Giancarlo. Presso il nostro seminario, e nei primi anni di ministero in diocesi, è cresciuta in lui la consapevolezza che la Parola che il Signore gli stava rivolgendo lo chiamava ad una missione profonda e radicale».

La vita di don Regazzetti, dedicata agli ultimi, ai poveri, ai bisognosi, è stata ricordata e celebrata come un segno di «fiducia e abbandono al Padre, anche durante la malattia: ha sempre creduto che il Signore non lo avrebbe deluso. A noi è chiesto – ha concluso Mons. Napolioni – di ricordare il nostro don Giancarlo come un sacerdote che, allo stesso modo dell’apostolo Andrea, di cui oggi ricorre la festa, ha lasciato tutto per seguire da vicino il Signore».

A porgere l’estremo saluto a don Regazzetti, insieme ad un folto numero di fedeli e presbiteri (alla presenza anche del vescovo emerito Dante Lafranconi), ha pensato anche il sindaco di Romanengo. Il primo cittadino ha voluto ricordare quanto il sacerdote cremonese sia stato «dono di fede per il prossimo, presenza costante ed affidabile per tutti. In questi tempi duri, l’esempio di carità e donazione che don Giancarlo rappresenta ci richiama all’impegno nel servizio del prossimo».

L’ultimo saluto a don Regazzetti, dunque, ha riunito le comunità diocesana e parrocchiale nel ricordo di un uomo e un presbitero dediti al servizio caritatevole e missionario sull’esempio di Cristo.

Al termine delle esequie il feretro è stato condotto al cimitero del paese per la tumulazione.

 

Photogallery della celebrazione

 

A Serino un albero per ricordare don Giancarlo Regazzetti

 

Profilo di don Giancarlo Regazzetti

Classe 1956, originario di Romanengo, don Regazzetti è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. I suoi primi quattro anni di ministero sono stati come vicario presso la parrocchia di San Bernardo, a Cremona. Ha quindi lasciato il territorio diocesano per mettersi a servizio della Chiesa salernitana negli anni che hanno fatto seguito al drammatico terremoto che ha sconvolto l’Irpinia: prima nella parrocchia di San Michele di Serino e poi per una decina d’anni come parroco di San Sossio di Serino.

Nel 1997 la sua partenza per il Brasile, dove ha operato per una ventina d’anni, con una parentesi italiana tra il 2012 e il 2016, come collaboratore parrocchiale nella diocesi di Tortona.

Il servizio missionario di don Giancarlo è iniziato nella zona di San Paolo, proseguendo poi nella diocesi di Sao Luis de Montes Belos, allora retta dal vescovo d’origini cremonesi Carmelo Scampa. Negli ultimi anni ha svolto il suo ministero in diocesi di Serriña, nella parrocchia di Quijingue, dove è iniziata la malattia. Pur già in preda al male non si è mai fermato: durante la visita in Brasile che il vescovo Napolioni ha fatto nell’estate 2017 era impegnato nella ristrutturazione della chiesa e nella costruzione di un capannone polivalente adiacente alla chiesa stessa.

Dal 2019, rientrato in Italia per ragioni di salute, ha risieduto in Seminario. Nelle ultime settimane, a seguito dell’aggravarsi delle sue condizioni, è stato ricoverato alla casa di cura Ancelle delle Carità di Cremona, nel cui reparto Hospice è deceduto nella mattina di venerdì 27 novembre all’età di 64 anni. È sepolto nel cimitero di Romanengo.

TeleRadio Cremona Cittanova
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