A Cremona il commosso ricordo di padre Dall’Oglio, profeta inascoltato

L'incontro, a quattro anni dalla sua sparizione in Siria, alle ACLI con la presentazione del libro “Paolo Dall’Oglio, La profezia messa a tacere”

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Con commozione Cremona ha ricordato Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita. Ha dovuto farlo. Attualizzandolo ed evitando tentazioni agiografiche. Il 13 giugno di quattro anni fa il religioso si trovava proprio all’ombra del Torrazzo, per un incontro, per spiegare il suo punto di vista sull’islam, sul dialogo interreligioso, sulla pace. Il mese dopo, il 29 luglio per la precisione, è stato rapito nella “sua” Siria, a Raqqa, rientrato dopo esserne stato espulso: si era attivato per ottenere la liberazione di un gruppo di ostaggi degli jihadisti.

Le Acli provinciali han voluto ricordare il coraggioso gesuita nel pomeriggio del 12 luglio presso la propria sede di Cremona, presentando il libro “Paolo Dall’Oglio, La profezia messa a tacere”, curato da Riccardo Cristiano per le edizioni San Paolo. Presenti all’incontro Carla Bellani, presidente Acli, e l’assistente ecclesiastico don Antonio Agnelli, teologo.

Fu proprio con le Acli provinciali che Padre Dall’Oglio ha portato avanti diverse iniziative, come un appello al Parlamento europeo, affinché si prendesse a cuore la situazione in Siria, vi promuovesse il dialogo; lui si è rivolto anche a Papa Francesco, convinto che «solo la democrazia avrebbe permesso una sana convivenza» in queste terre, come ha ricordato Carla Bellani. Il suo appello è rimasto sostanzialmente inascoltato dai grandi della Terra, al punto da spingere il religioso ad accusare una comunità internazionale, rivelatasi non all’altezza, di «immoralità e irresponsabilità».

«Fedele al Concilio Vaticano II, di cui è figlio», come ha sottolineato don Agnelli, Padre Dall’Oglio si è definito un «contemplattivo» e si è sempre detto convinto che la Chiesa possa scoprire, attraverso il dialogo, l’azione dello Spirito anche nelle altre religioni. A suo avviso, in una prospettiva escatologica il dialogo con l’islam prepara una «comunione di identità», in grado di superare i limiti del peccato e della fragilità nella Storia. Il religioso gesuita parla addirittura di un «superamento estatico della comunione nella carità». Già nel titolo di un suo libro del 2011, Padre Dall’Oglio si è definito «innamorato dell’islam, credente in Cristo».

Nel 1992 ha fondato una comunità ecumenica mista sui resti del monastero cattolico siriaco Mar Musa, ch’egli stesso scoperse dieci anni prima: il complesso venne eretto nell’XI secolo sui resti di un romitorio abitato nel VI secolo da san Mosé l’Abissino. Con lui fu tramutato in un centro per la promozione del dialogo islamo-cristiano.

Ma non è un sognatore, non rincorre utopie. Lui conosce la Siria: è stato tra i primi a denunciarvi le infiltrazioni jihadiste, a prevedere le persecuzioni dei cristiani e milioni di profughi in fuga verso l’Europa. «Si è fatto ambasciatore di pace», una pace da sostenere ad ogni costo, ha evidenziato Bellani, anche appoggiando la «lotta dei partigiani siriani, come fece proprio qui, a Cremona». Ciò gli valse l’accusa d’aver tradito il pacifismo, ma «il pacifismo angelico è ipocrisia», rispose il religioso.

Cremona ha tenuto monitorata la situazione in Siria grazie ai contatti di Padre Dall’Oglio, esperti invitati per raccontare cosa succedesse, specie dopo la sua scomparsa: del suo sequestro fu ritenuto responsabile un gruppo vicino ad al-Qaeda. Il 12 agosto 2013 un sito arabo diffuse la notizia della sua morte: il suo corpo sarebbe stato gettato nella foiba al Houta; altre fonti lo vorrebbero a Raqqa, ostaggio dell’Isis. Sapere cosa ne sia di lui oggi è difficile; don Agnelli ha fatto capire come la speranza si sia affievolita, ma quel che sicuramente resta è il messaggio da lui portato avanti.

Mauro Faverzani

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