Intervista alla vicepostulatrice della sua Causa di beatificazione

Suor Adrianilde: «Ogni opera di misericordia ha rappresentato per padre Arsenio un obiettivo da perseguire»

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Ormai prossimi alla beatificazione del padre cappuccino cremonese fondatore della Congregazione religiosa di Maria Consolatrice, abbiamo posto alcune domande alla vicepostulatrice della sua Causa di beatificazione.

Suor Adrianilde, ci dà qualche dato sulla vostra Congregazione?

«La Congregazione Maria Consolatrice è nata a Torino, città della Consolata. Siamo presenti in diverse località italiane, in Africa e in Brasile. Operiamo nelle scuole, nelle parrocchie e in alcune case di riposo; viene riservata una particolare attenzione alle varie forme di handicap. Complessivamente siamo 300 religiose; quelle anziane o ammalate si dedicano alle preghiera per sostenere chi è ancora sulla breccia».

Qual è l’intuizione spirituale di Padre Arsenio che resta viva e attuale oggi nella Chiesa e nella vostra congregazione religiosa?

«Ogni opera di misericordia ha rappresentato per padre Arsenio un obiettivo da perseguire. Questa intuizione spirituale ci porta ancora oggi a rispondere con “carità operativa” alle nuove esigenze apostoliche a cui la Chiesa ci chiede di aprirci».

Quali sono stati i passaggi storici fino alla beatificazione del Fondatore?

«Il miracolo strepitoso, avvenuto nel 1947 per sua intercessione, la guarigione istantanea di una giovane Suora ormai in fin di vita, ha cominciato a porre degli interrogativi sul Fondatore. Nello stesso tempo, qualcuno aveva già iniziato a raccogliere documenti e testimonianze. A poco a poco si è fatta strada la convinzione della sua santità, impostata soprattutto sull’ accettazione silenziosa e serena delle ingiustizie e delle calunnie di cui fu fatto oggetto. La documentazione raccolta con sistematicità dalle Suore, dai padri Cappuccini e dall’ ultimo suo biografo, il gesuita p. Lessi, ci hanno portato all’immensa gioia della sua Beatificazione».

Cosa personalmente l’ha colpita di questa figura di francescano, al punto da decidere di seguire la sua ispirazione e di impegnare la vita per il Vangelo?

«È stata la presenza e la testimonianza delle sue Suore che ho incontrato fin dalla prima infanzia: erano gioiose, sempre serene e pronte ad intervenire per qualunque bisogno. Appena ho avuto la consapevolezza di quello che volevo realizzare nella mia vita, mi sono detta con determinazione: “Voglio fare come loro!”. Incarnavano nella vita quello che padre Arsenio aveva loro trasmesso; credo sia questo il segreto della “sequela Christi”».

Un libro che racconti Padre Arsenio da suggerire ai nostri lettori?

«Per una lettura semplice, ma avvincente: “Padre Arsenio da Trigolo” di Silvianita Galimberti, Edizioni Velar. Per una lettura più approfondita e documentata: “Dio volle, fece e vinse” di Mario Lessi Ariosto, Edizioni ADP».

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