Veglia Pasquale in Cattedrale: sei adulti completano l’itinerario di iniziazione cristiana

Nella gioia solenne della risurrezione di Cristo il vescovo Napolioni ha amministrato quattro Battesimi e il sacramento della Confermazione, ammettendo i nuovi cristiani all'Eucaristia

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Notte di veglia in Cattedrale, come in ogni comunità cristiana nel mondo, in attesa del gioioso annuncio dell’Alleluia pasquale. La ricchezza della liturgia, mediante il prolungato ascolto della Parola e la bellezza semplice dei segni e dei riti, ha coinvolto l’assemblea nell’assorta preghiera presieduta dal vescovo Napolioni.

La prolungata veglia – seguita in diretta dallo staff del Centro Televisivo diocesano TRC in streaming sul portale web della diocesi e sui canali social e trasmessa dall’emittente Cremona1,– ha preso il via alle 21.30 nel cortile del Palazzo Vescovile dove, nella totale oscurità, è iniziata la liturgia della luce: la benedizione del fuoco nuovo, la preparazione del cero pasquale, simbolo di Cristo Risorto.

Quindi, in processione verso la Cattedrale, per tre volte il diacono ha innalzato il grande cero acclamando a Cristo luce del mondo e diffondendo la fiamma alle candele dei fedeli. Il canto dell’Exultet, l’antico inno che poeticamente esalta la luce nuova di Cristo risorto, ha introdotto l’ascolto della Parola di Dio.

Nei cinque brani biblici scelti nella celebrazione è stato idealmente ripercorsa la storia della salvezza fino al solenne canto del Gloria: il suono delle campane è quindi tornato a farsi sentire in tutta la città.

Nella breve omelia dopo la proclamazione del Vangelo di Marco,  il Vescovo ha dialogato con i catecumeni sui significati della Veglia pasquale, invitandoli a riscoprire il senso della luce della fede, della Parola accolta nella comunità dei credenti, dell’acqua battesimale che richiama la necessità di una continua conversione personale e del pane eucaristico, presenza di Cristo e alimento della Chiesa pellegrina nel tempo.

La celebrazione è proseguita con la liturgia battesimale: aperta dalla chiamata degli eletti da parte di don Antonio Facchinetti, incaricato diocesano per il Catecumenato. Dopo il canto delle litanie dei Santi, la benedizione dell’acqua e la professione di fede, i catecumeni – visibilmente emozionati e commossi – si sono avvicinati al fonte battesimale con i propri padrini o madrine per essere battezzati.

Mons. Napolioni ha quindi amministrato, a loro e ad altri due cristiane adulte già battezzate, il sacramento della Confermazione. Dopo la liturgia eucaristica i nuovi cristiani l’hanno ricevuto per la prima volta l’Eucaristia, partecipando a pieno titolo alla comunione con la Chiesa Cattolica.

La solenne veglia pasquale si è conclusa con un particolare saluto alla Madre del Risorto: mentre mons. Napolioni incensava la pala dell’Assunta che troneggia nell’abside, il Coro della Cattedrale (che sotto la direzione del maestro don Graziano Ghisolfi ha accompagnato l’intera liturgia, supportato dal suono dell’organo e di una tromba) ha intonato il “Regina coeli”, il tipico canto mariano del tempo di Pasqua.

 

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Chi sono i sei nuovi fratelli nella fede

Anche quest’anno, la nostra chiesa diocesana ha ricevuto la grazia dal Signore di alcuni catecumeni adulti, quattro esattamente: tre giovani donne provengono dall’Albania; un ragazzo profugo invece proviene dalla Costa d’Avorio. Non sono stati così numerosi come lo scorso anno – ben ventiquattro – ma, insieme a loro, altre due giovani donne africane sono state confermate e comunicate dal nostro Vescovo Antonio confermate e comunicate durante la stessa Veglia di Pasqua. Erano già state battezzate tanti anni fa nelle proprie chiese evangeliche africane di origine: adesso hanno perfezionato il desiderio entrare a far parte della Chiesa locale e di seguire il Vangelo nella nostra confessione cristiana cattolica.

«È stato commovente rilevare l’entusiasmo e la freschezza di fede che animano il vivo desiderio di queste persone di partecipare attivamente alla vita cristiana delle nostre comunità parrocchiali – sottolinea don Facchinetti – che hanno conosciuto indirettamente in tante circostanze di accoglienza, di solidarietà, di aiuto, tanto nella buona che nella cattiva sorte, della malattia, della povertà, del lutto. Anche la crescita dei figli con l’accesso alla iniziazione cristiana è stata per alcune di loro occasione significativa e propizia di scoperta del Vangelo».

Vale la pena, allora, accostare direttamente i profili dei catecumeni per apprezzarne il ricco racconto della loro storia di vita e di fede.

Bianca (Fatbardha) Trungu è una signora albanese che da anni si è stabilita nella parrocchia bergamasca di Brignano Gera d’Adda come operatrice socio-sanitaria, accolta e aiutata da una famiglia credente di Comunione e Liberazione. Ha visto crescere i suoi figli nella scuola del paese, ma soprattutto in oratorio: alla scomparsa dolorosa del marito ha pensato che fosse giunto il momento anche per lei di confermare la propria fede in Cristo Gesù, innestata in maniera semplice ma frammentaria dai familiari più cari, ma mai approfondita e coltivata nel paese di origine.

Anche Marjana Stojanu, della parrocchia di San Michele Vetere in Cremona, proviene dall’Albania ed è in Italia con il marito da diversi anni. Come collaboratrice domestica ha conosciuto diverse famiglie del territorio urbano ed extraurbano: di conoscenza in conoscenza ha cominciato ad apprezzare la fede di tante persone credenti incontrate, spesso in situazione di difficoltà, bisogno, prova.

Un’altra catecumena, immigrata albanese qualche anno fa nella parrocchia di Casaletto di Viadana, è Ermira Kaculi che ha voluto diventare cristiana come il marito Ylli Kaculi: l’ha sollecitata a richiedere il battesimo la testimonianza semplice di tanta gente credente delle nostre campagne. Anche per lei si è trattato di un traguardo da lungo tempo ricercato e perseguito.

In tutti questi casi è stato determinante l’accompagnamento serio, regolare, competente dei padrini/madrine o dei garanti, espressione autentica e appassionata di fede delle nostre comunità di base: Silvana Castelli a Brignano, Enrica Cadario a Cremona, Rosa Zeli a Casaletto di Viadana.

Drammatica è invece la vicenda di Cedric Tanoh Yann Bouakè che, dopo un lungo viaggio di stenti dalla Costa d’Avorio attraverso le terre desolate del nord Africa, ha sperimentato la salvezza del Signore Gesù sul fragile e affollato barcone che lo ha trasportato come profugo dalla Libia a Lampedusa, sul mare infido del Mediterraneo. Arrivato e accolto generosamente alla Casa dell’Accoglienza di Cremona, è approdato alla richiesta esplicita dei sacramenti dell’iniziazione cristiana grazie alla testimonianza operosa di don Antonio Pezzetti, direttore della Caritas Cremonese, scelto dallo stesso Cedric come naturale padrino del suo Battesimo e della sua Confermazione.

Alla Veglia hanno partecipato anche due giovani donne ivoriane: Isabelle Bindje Sobi Adele, coniugata e madre di tre figli, e Roselle ko Bethe, studente nubile. La loro preparazione ai sacramenti – come quella di Cedric – è stata svolta quindicinalmente con grande cura da padre Aloys Ntedika Ngimbi, che in diocesi segue pastoralmente i gruppi di cattolici francofoni. Pure Isabelle ha vissuto momenti difficilissimi nella sua giovane vita, sotto il profilo fisiologico e psicologico, in ordine all’ultima gravidanza: il Signore – cui si era affidata con grande fiducia – l’ha aiutata oltre misura e benedetta con una famiglia splendida.

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