Sull’esempio di don Sturzo “l’Italia ritrovi la “via della concordia”

Il cardinal Bassetti nel 60° della morte di don Luigi Sturzo: «Il suo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso»

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“Oggi, a distanza di cento anni, questo appello risuona nell’animo di quanti hanno a cuore le sorti del Paese, ancora una volta lacerato e diviso; risuona nell’animo di quanti sentono quella spinta ideale che vede nella difesa della vita e nella promozione umana il motivo di fondo di ogni impegno sociale”.

Ne è convinto il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, che ha concluso l’ omelia della Messa celebrata nella basilica romana dei Santi Apostoli  con un omaggio al prete di Caltagirone, 60 anni dopo la sua morte e a un secolo dall’appello ai “Liberi e forti”.

Scarica qui il testo dell’omelia

“Dobbiamo ringraziare il Signore per aver donato all’Italia e alla Chiesa don Luigi Sturzo, che è stato insieme un uomo di Dio e un sacerdote che si è fatto annunciatore e testimone dell’amore del Signore verso gli uomini”, le parole del presidente della Cei: “Con tutta la sua vita ha affermato il primato di Dio e ha pagato di persona il suo impegno per la verità, la libertà, la giustizia, l’amore e la pace. Egli ha vissuto una spiritualità incarnata nel contesto sociale del suo tempo ed ha esercitato la sua carità pastorale attraverso un impegno culturale, sociale e politico d’ampio respiro, animato dalla fede cristiana e ispirato al motto paolino, rilanciato da san Pio X, di instaurare omnia in Christo. ‘Nella mia vita – affermò più tardi il servo di Dio – ho chiesto incessantemente al Signore di essere sempre e soltanto, ovunque, sacerdote, alter Christus’”.

“Siamo di fronte alla storia di un uomo, di un sacerdote che ha percorso la strada della santità e dell’impegno cristiano attraverso un particolare impegno pubblico”, ha commentato Bassetti: “egli lo ha fatto per amore del Cristo che ha scorto sofferente nei suoi concittadini nudi e affamati, lo ha fatto per amore della Chiesa, nella compagine laicale del suo tempo fortemente divisa e in conflitto; lo ha fatto per il suo amato Paese, che vedeva preda delle fazioni più estreme, nell’oscuramento dei valori della dignità umana e del progresso civile”.

“Ricordando quell’ora intensa di preghiera, qui in questa insigne basilica chiediamo anche noi quest’oggi al Signore che volga il suo sguardo di amore e di misericordia sulla sua Chiesa e su tutta la società civile italiana perché possa ritrovare la via della concordia e della fraternità, e ogni uomo e ogni donna di questo Paese possa sempre veder riconosciuti i propri diritti nella solidarietà e nella giustizia”, la preghiera finale.

“Se non si sa rinunciare a qualcosa di grande, non potremo mai fare qualcosa di grande”. La sua entrata in politica, ha proseguito il cardinale, “non fu un passo a cuor leggero, della politica vedeva anche i pericoli. Per questo la preghiera era accompagnata dalle lacrime”. “La dottrina sociale della Chiesa non è staccata né dalla morale, né dalla bioetica”, il monito di Bassetti, che sulla scorta di Sturzo ha esortato a non essere “scolari negligenti”: “Se non sei uomo di preghiera e di spirito, non puoi annunciare Cristo, ma non puoi nemmeno annunciare la dottrina sociale della Chiesa”. Quanto alle “difficoltà” incontrate da Sturzo, il presidente della Cei ha ribadito anche a braccio: “Alcune di queste difficoltà le troviamo anche nel tessuto sociale della nostra Italia”.

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