Nella Messa del 1° gennaio l’augurio del Vescovo per un nuovo anno di vero ascolto, vivendo la pace prima di tutto nelle comunità cristiane

Alle 18 in Cattedrale mons. Napolioni ha presieduto l'Eucaristia nella solennità di Maria Madre di Dio e nella 51° Giornata mondiale della Pace

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Nel pomeriggio di lunedì 1° gennaio, alle 18 in Cattedrale, il vescovo Antonio Napolioni ha presieduto la Messa nella solennità di Maria Madre di Dio e nella 51° Giornata mondiale della Pace (Cattedrale di Cremona). La liturgia è stata seguita da un grande numero di fedeli presenti. Nell’omelia il Vescovo si è soffermato su alcuni aspetti della vita ecclesiale diocesana e universale, insieme a una riflessione sulle sfide che aspettano il Paese all’inizio di questo nuovo anno.

Il Vescovo ha anzitutto ricordato come la ricorrenza del giorno di Maria come Madre di Dio “è proclamata da secoli all’inizio del un nuovo anno per riconoscere che il tempo ha un grembo, i nostri giorni hanno un’origine sicura e buona nel disegno di Dio: c’è perfino un grembo fisico per il Salvatore nel mondo”.

Ma il primo giorno dell’anno ricorre anche la Giornata mondiale per la pace, giunta quest’anno alla sua cinquantunesima edizione. Questa ricorrenza è stato lo spunto per ricordare come il Papa nella sua omelia del giorno come nel suo messaggio per la Giornata dà voce a quanto è nel cuore della Chiesa da sempre: lo sguardo di Dio sull’uomo che non si disinteressa. Quel Dio che predilige i piccoli e i più deboli, che ci consegna i poveri e ci fa sentire bisognosi di lui quanto più siamo peccatori e chiusi in noi stessi: questa è la grande sfida del Dio onnipotente e misericordioso.

Il Vescovo ha continuato la sua riflessione ricordando il tema del messaggio del Papa “migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace”: qualcuno vuole farlo diventare una fissazione del Papa – ha detto – ma bisogna prendere questo messaggio per intero senza interpretare in modo scandalistico una sola frase facendola diventare altro, esattamente come accade in famiglia, dove è necessario ascoltarsi davvero.

L’interrogativo messo in luce nell’omelia si rivolge quindi sull’identità di queste persone che affrontano viaggi terrificanti. Sono persone che incontrano mercanti di schiavi che li vendono, li violentano, li costringono ad andare dove non vogliono e da dove non possono tonare indietro. “Questi sono uomini e donne in cerca di pace – ha ricordato mons. Napolioni -: la pace la cerca chi non ce l’ha. Noi pensiamo alla pace del mondo pensando di avere la nostra piccola pace da dover difendere. Per assurdo chi difende la pace che ha non costruisce la pace per chi non ce l’ha e il mondo si spacca sempre più diventando una bomba ad orologeria. Le minacce di guerra non vengono solo dai grandi del mondo, ma anche dalle grandi ingiustizie sociali alimentate da un sistema nel quale la pace di chi può salvarsi da sé diventa fonte di violenza, paura e odio”.

Ricordando il periodo politico nel quale stiamo vivendo mons. Napolioni ha voluto aggiungere una sua riflessione e al contempo un augurio rivolto tanto ai politici che si apprestano alla campagna elettorale quanto a tutte le persone delle comunità: “anche la campagna elettorale che abbiamo davanti dovrebbe essere un momento importante di riflessione, analisi, di bilancio e progetto non solo di scontro”. Oggi la Chiesa non indica un partito ma chiede a tutti di consentire alla gente di avere luce per capire per non imbonire o manipolare soltanto. Avere elementi di giudizio per fare una scelta autenticamente democratica che consenta al Paese di poter crescere nella pace cominciando da una qualità della politica. L’augurio rivolto più specificatamente a chi è ispirato dal Vangelo è che si parli in maniera trasparente, non si cavalchino le paure e gli antagonismi in maniera violenta e distruttiva e che prenda la parte dei più deboli rischiando anche di perdere un poco di consenso.

Questo va fatto anche nelle comunità cristiane e non soltanto puntando sempre il dito verso chi si prende responsabilità politiche e amministrative: “Anche come comunità – ha detto  dobbiamo metterci in ascolto, perché non esistono ricette risolutive, ma dobbiamo metterci in ascolto della complessità delle situazioni. Insieme possiamo trovare la strada anche per il futuro delle nostre parrocchie e famiglie”.

L’augurio per la diocesi è che sia un anno meno frenetico anche come comunità perché c’è un bisogno di ascoltarsi davvero, come si farà nel Sinodo dei giovani, per leggere insieme il futuro che il Signore ci prepara e poter andare avanti con coraggio.

L’appello finale dell’omelia ha voluto essere un incoraggiamento a vivere la pace a partire dalle nostre comunità, evitando di richiudersi in sé stessi poiché “nell’intimismo privato non si può trovare la pace, avviene nella Chiesa e nella Storia è che il volto di Dio ci sta davanti nei giorni che ci aspettano, che risplende nel volto dei fratelli e sorelle ci chiamerà tutti, ciascuno per la sua parte a fare le proprie scelte. Non c’è più spazio per pigrizie e vigliaccherie davanti a una storia che ci chiede di svegliarci. Questa sarà la pace di credenti che spartiremo con il mondo”.

Insieme al Vescovo hanno concelebrato l’Eucaristia i canonici del Capitolo della Cattedrale mentre ha prestato servizio all’altare il gruppo dei “Ministranti adulti” di Casalbuttano.

La celebrazione è stata accompagnata al grande organo dalle note del maestro Fausto Caporali insieme ai canti polifonici del Coro della Cattedrale di Cremona guidato da don Graziano Ghisolfi con Michele Ghisolfi come solista.

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