SEPARATE… MA NON DIVISE: QUATTORDICESIMO CAPITOLO

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Voi conservate ed affermate valori di cui più che mai è sentito il bisogno:

la ricerca somma ed esclusiva di Dio…

per dare alla vita il significato d’una azione continuata,

d’un “sacrificio di lode” insieme celebrato, insieme consumato,

nel respiro d’una gaudiosa e fraterna carità.

Paolo VI

  ‘Se ci amiamo scambievolmente, Dio rimane in noi e la sua carità è perfetta in noi’ (1 Gv 4,12).

Con questa affermazione lo Spirito Santo ci rivela quanto è essenziale l’esercizio della mutua carità a cui continuamente ci impegna il nostro vivere insieme, per realizzare pienamente la nostra vocazione contemplativa.

  Vita di orazione e vita fraterna si richiamano vicendevolmente. L’esperienza quotidiana ce lo dimostra: più il nostro contatto di preghiera con l’amore infinito di Dio si fa intimo e profondo, più ci sentiamo aiutate a vedere con gli occhi buoni e misericordiosi di Gesù le consorelle. Come pure è vero che il nostro impegno di carità e di umile servizio alle consorelle si fa sollecito e generoso, maggiormente sperimentiamo la Presenza divina in noi, e ci sentiamo facilitate a penetrare gli abissi dell’amore di Dio, avanzando in tal modo nella via che conduce alla contemplazione.

  L’Anima che vivifica e sostiene la comunità è la presenza di Gesù in mezzo a noi, soprattutto nell’Eucarestia, che ci rende in Lui “un solo corpo e un solo spirito” (Preg. Euc. III), facendosi nostra forza per vincere le difficoltà che la convivenza comporta.

  La comunità monastica ha come suo centro e modello la Famiglia Trinitaria, dove le tre divine Persone si scambiano incessantemente il loro amore. È questa verità che dona la massima gioia alla nostra vita comune, che è, nella sua semplicità, vera vita di famiglia, tanto più che in clausura le monache hanno scelto di vivere sempre insieme, dove le gioie dell’una allietano le altre, le sofferenze dell’una sono sofferte da tutte.

  La gioia che ci offre la vita comune, ci è proposta però come una conquista quotidiana che non ha soste, perché il fine da raggiungere è di una perfezione illimitata: “… siano uno come noi” (Gv 17,22).

  È una conquista d’amore in cui lo spirito di fede, la rinuncia a se stessi generosa, l’anteporre il bene altrui al proprio, si impongono come elementi necessari per la sua realizzazione. Infatti pur avendo una medesima vocazione, abbiamo temperamenti e attitudini diverse; su queste diversità la Grazia, se ci trova docili alla sua azione, costruisce un’unità che ci completa arricchendoci spiritualmente.

  L’amore che ci deve animare, la divina passione per la salvezza delle anime che ci ha affidato il nostro S. P. Domenico, ci portano continuamente a collaborare e ad oltrepassare tutto ciò che fa ostacolo alla realizzazione della nostra comune e preziosa vocazione.

  Gli stessi difetti e debolezze ci impegnano nell’esercizio di una carità umile, paziente, misericordiosa nel portare “le une il peso delle altre” (Gal 6,2). La vita interiore di ciascuna nella sua ascesa è infatti sorretta dalla misericordia di Dio che mai si stanca della nostra debolezza, ci perdona e ci rialza a ogni istante, si può dire, incoraggiandoci ad avanzare nelle vie dell’amore; quindi essere pazienti e comprensive verso le sorelle si impone come un’esigenza di gratitudine verso il Signore, che davanti alle infermità spirituali dell’altra ci chiede di amarla come Lui ama noi. Solo così, nell’umile bontà, la correzione fraterna, che è un dovere cristiano, viene esercitata con frutto: una sorella sostiene l’altra sorella. La S. Scrittura a tale proposito ha un’espressione assai invitante: “Il fratello che sostiene l’altro fratello costituisce una fortezza inespugnabile (Prov XVIII, 19).

  Diversi sono i momenti del giorno in cui le nostre regole monastiche ci invitano a una medesima occupazione: dalla partecipazione alla Messa al mattino, alla recita dell’Ufficio Divino, al lavoro che nel nostro Ordine si svolge, per quanto è possibile, insieme, alla consumazione dei pasti in refettorio, dove un’unica mensa ci raccoglie come in una grande famiglia, alla ricreazione: incontro fraterno che si svolge dopo il pranzo e dopo la cena.

  Certamente il tempo della ricreazione è uno dei momenti più espressivi della vita fraterna, in cui la carità esercitata nel silenzio durante il giorno si esterna in una cordiale conversazione e in sereno scambio di idee. È anche il momento per una sana allegria. La vita in Monastero, in modo particolare il lavoro, riserva a volte delle situazioni che si creano spontaneamente e sembrano fatte apposta per farci scoppiare in una allegra risata. Siccome durante il lavoro non si deve parlare senza vera necessità, si ricostruiscono i fatti a ricreazione, e la gioia diventa comune.

  “Una delle cose che mi ha più colpito entrando in comunità – osserva suor Paola – è stata quella di riscontrare una gioia semplice e spontanea in tutte le monache, specialmente a ricreazione. Ho compreso quanto sia indispensabile un pizzico di sano umorismo per mettere in fuga ogni velo di tensione o stanchezza che vorrebbe togliere alla nostra vita monastica quell’atmosfera di sempre nuova letizia, che scaturisce dal continuo contatto con la verità”.

  Gesù ha promesso il centuplo a coloro che avrebbero lasciato tutto per amor suo, e dimostra la sua fedeltà anche a proposito di quella santa gioia che a casa nostra ci procurava la vicinanza dei nostri cari, a cui abbiamo rinunciato entrando in monastero. Infatti non una, ma in tante sorelle ci ritrovano e il nostro reciproco affetto, reso più intenso dalla carità soprannaturale, forma una delle ricompense più grandi.

  “Quando il bel tempo – afferma suor Renata – ci permette di trascorrere la ricreazione all’aperto, qualche volta cerco di trovare il posto dal quale posso abbracciare con lo sguardo tutte le consorelle: godo immensamente della loro presenza, sento la gioia di trovarmi in famiglia”.

  La carità, che è industriosa per natura, durante la ricreazione raccoglie le occasioni e le sfumature più belle. La naturalezza con cui tutte vi partecipano sembra nascondere il comune impegno di recare sollievo alle consorelle di cui si condivide il sacrificio del lavoro, di cui si intuisce a volte qualche piccola pena. Allora c’è la suora intuitiva che propone un argomento che può interessare, altre che vengono in aiuto per offrire a tutte l’occasione di dimenticarsi e riprendere la nostra bella vita consacrata con rinnovato slancio.