Cristo è nato per noi, venite adoriamo!

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È apparsa la grazia di Dio,

che porta la salvezza a tutti gli uomini…

Il nostro salvatore Gesù Cristo

ha dato se stesso per noi…

cf Tt 2, 11 ss.

  Venne nella forma di servo il Signore di tutte le cose, rivestito di povertà, perché la preda, intimorita, non gli sfuggisse. Scelto per nascere l’incertezza di un campo indifeso, è partorito da una vergine poverella, nella povertà più assoluta, perché, nel silenzio, potesse andare a caccia degli uomini per salvarli. Se fosse nato nello splendore e si fosse circondato di grandi ricchezze, gli increduli avrebbero detto che l’abbondanza di ricchezze aveva operato la trasformazione della terra. Se avesse scelto Roma, la città allora più potente, avrebbero creduto che la potenza di essa aveva cambiato il mondo. Se fosse stato figlio dell’imperatore, avrebbero attribuito il bene operato al potere. Se fosse stato figlio di un legislatore, lo avrebbero attribuito ai suoi ordinamenti. Cosa fa invece? Sceglie tutto ciò che è povero e senza alcun valore, modesto e oscuro ai più, perché fosse chiaro che solo la Divinità ha trasformato il mondo. Proprio per questo sceglie una madre poverella, una patria ancor più povera, e lui stesso si fa poverissimo.

  Questo ti dice il presepe: non essendoci un letto in cui possa essere adagiato, il Signore è posto in una mangiatoia, e l’indigenza delle cose più indispesabili diviene la prova più credibile delle precedenti profezie. Fu posto in una mangiatoia per indicare che veniva espressamente per essere cibo, offerto a tutti, senza eccezione. Il Verbo, Figlio di Dio, scegliendo la povertà e giacendo in una mangiatoia, trae a sé ricchi e poveri, colti e incolti.

  Vedi dunque come l’indigenza di ogni cosa ha adempiuto le profezie, e la povertà ha reso accessibile a tutti colui che per noi si fece povero. Nessuno rimase intimorito dinanzi alle grandiose ricchezze di Cristo, nessuno si arrestò dinanzi alla potenza del suo dominio: egli apparve uomo come tutti gli altri e, povero offrì se stesso per la salvezza di tutti.

  Per mezzo dell’umanità assunta, il Verbo di Dio si mostra in una mangiatoia, perché a tutti gli esseri ragionevoli e irragionevoli fosse aperta la possibilità di partecipare al cibo della salvezza. E penso che anche il Profeta alludesse a ciò quando parlava del mistero di questo presepe: «Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del padrone, ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende» (Is 1, 3).

  Lui ricco si fece povero per noi, rendendo facilmente percettibile a tutti la salvezza in forza della sua divinità. A questo alludeva anche Paolo quando diceva: «Da ricco che era si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà » (2 Cor 8, 9).

  Ma chi era colui che arricchiva? E chi arricchiva? E In che modo si fece povero per noi? Chi dunque – ditemi – pur essendo ricco, si fece povero per riguardo alla mia povertà? Colui che apparve uomo? Ma questi non diventò mai ricco: nato da stirpe povera, rimase sempre povero. Come dunque era ricco e chi arricchiva colui che per per noi si fece povero? Dio – dice – arricchisce la creatura. È dunque Dio che si fece povero, assumendo la povertà della creatura umana attraverso la quale si manifestava: ricco nella sua divinità, si fece povero con l’assumere la nostra umanità.

Dal “Discorso nel giorno della Natività del Salvatore” di Teodoto di Ancira, vescovo.

Immagine: Guido Reni, Adorazione dei pastori, Certosa di S. Martino, Napoli.