«Abbiate i sogni d’oro di Dio», l’augurio del Vescovo guardando a S. Giuseppe

Il 20 marzo Messa di mons. Napolioni nella chiesa dei Frati Cappuccini di Cremona

image_pdfimage_print

«Anche noi, come Chiesa, abbiamo bisogno di raccogliere da Giuseppe la capacità di fare a cambio di sogni con Dio». Così il vescovo Antonio Napolioni che nel pomeriggio di lunedì 20 marzo ha presieduto l’Eucaristia nella chiesa dei Frati Cappuccini di Cremona.

L’occasione è stata la memoria liturgica di S. Giusppe, titolare della chiesa di via Brescia, come ha ricordato all’inizio della celebrazione il padre guardiano, fra Damiano Ferrario.

La liturgia, animata con il canto dal coro della chiesa francescana e servita all’altare dal gruppo di ministranti adulti che qui collabora coordinati dal cerimoniere vescovile don Flavio Meani, è stata concelebrata dal vescovo emerito Dante Lafranconi, dal vicario zonale don Pierluigi Codazzzi, dal parroco di S. Bernardo (nel cui territorio si trova il Convento) don Giuliano Vezzosi con il diacono permanente Eliseo Galli.

Naturalmente alla presenza dell’intera comunità dei Frati minori Cappuccini di via Brescia, composta da 8 fratelli: oltre al guardiano fra Damiano Ferrario, fra Angelo Castronovo, fra Gianfranco Gatti, fra Costanzo Natali, fra Giorgio Peracchi, fra Raffaele Orlando, fra Samuele Ossola, fra Matteo Trezzi.

Al centro dell’omelia del Vescovo la parola «sogno». Dal sogno nel quale un angelo apparve a Giuseppe al sogno spesso riproposto da Papa Francesco, senza tralasciare neppure il tema scelto per il cammino pastorale diocesano di quest’anno: “La nostra Chiesa. Un sogno … un cantiere”.

Il pensiero di mons. Napolioni è andato naturalmente alla figura di Giuseppe, con il suo sogno di fare famiglia che ha dovuto farei conti con il progetto di Dio, difficile da comprendere. «Il suo cantiere – ha affermato il Vescovo – non è più quello di una bottega di falegname in cui semplicemente allevare un figlio a procurarsi il pane quotidiano continuando la sua opera, ma diventa il cantiere del Regno di Dio e della salvezza del mondo». E ancora: «I sogni di Giuseppe, apparentemente infranti, sono stati dilatati», perché «non poteva sperare di essere un padre più speciale di così».

«Anche noi, come Chiesa, – ha quindi proseguito il Vescovo – abbiamo bisogno di raccogliere da Giuseppe la stessa capacità di fare a cambio di sogni con Dio». E ha aggiunto: «Anche a noi il Signore offre la stessa grande opportunità: ospitare Gesù in noi, nei nostri pensieri, nei nostri sentimenti, nelle nostre relazioni».

Quindi ha ripreso nuovamente l’immegine del cantiere: «Il nostro cantiere è quello che ha dovuto mettere in atto Giuseppe: lavorare su se stesso. Anche noi dobbiamo fare questo, tutti i giorni! Lavorare sul nostro cuore! Farlo arare alla Provvidenza di Dio, affinché germogli uno sguardo nuovo su noi stessi, sul presente e sul futuro».

Ciascuno è chiamato a giocare il proprio ruolo. «Ognuno, umilmente, nel suo piccolo, custodisce il Regno di Dio – ha detto ancora il Vescovo –. E il Regno cresce senza far rumore. Ecco la Chiesa, di oggi e di domani: quella della Santa Famiglia, di Francesco d’Assisi, di Papa Francesco e di tutti gli uomini e le donne che scorgono il passaggio di Dio e capiscono che i propri sogni diventano realtà, perché Lui è davvero all’opera nella nostra storia. Allora: buon lavoro!». Quindi un augurio: «Vi auguro che i vostri sogni siano talmente d’oro da essere quelli di Dio. Sogni che non estraniano dalla storia, ma spingono ancor di più nelle responsabilità quotidiane con il sorriso sulle labbra, perché il Signore ci conduce e ci ama».

Photogallery

Facebooktwittermail