Il Vescovo al cimitero: «Testimoniare la gioia di essere chiamati all’unità»

Il 2 novembre, nella commemorazione dei defunti, l’invito a conservare le ceneri nel campo santo

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Chiamati a compiere gesti umani, ma facendosi «portatori di un di più di vita». È questo l’invito che il vescovo Napolioni ha rivolto a quanti, numerosi anche quest’anno, nel pomeriggio del 2 novembre, al cimitero di Cremona, hanno preso parte alla commemorazione dei defunti. 

La celebrazione si è svolta come sempre presso il monumento centrale, alla presenza dei sacerdoti della città, tra cui il vescovo emerito Lafranconi.

Tra i presenti anche il sindaco Gianluca Galimberti, insieme alle assessore Barbara Manfredini e Rosita Viola.

Stimolo per la riflessione del Vescovo è stato il brano tratto dal Vangelo di Luca (7,11-17) in cui Gesù risorge il figlio (l’unico) di una vedeva di Nain. Una storia di dolore come tante – ha ricordato il Vescovo – che si è quindi soffermato sugli atteggiamenti di Gesù: un Dio che «si sporca le mani» facendosi vicino a chi è nella sofferenza. «Gesti umani, ma dagli effetti divini», che mons. Napolioni ha invitato i presenti a imitare: «Noi siamo chiamati a compiere gesti altrettanto umani e portatori di un di più di vita. Non possiamo aggiungere un minuto alla vita nostra e dei nostri cari, ma possiamo aggiungere alla vita qualità, serenità, affetto, sorriso, speranza, testimonianza di fede; dirsi arrivederci e non addio! Questo possono i credenti, riconoscendo che la morte è uno strappo, ma nello stesso tempo è l’inizio di una nuova realtà».

Poi un richiamo personale, tornando con la mente alla celebrazione del 2 novembre dello scorso anno – la prima per lui a Cremona – e la meraviglia allora provata venendo a conoscenza che qui non si celebra una Messa. «Ma poi mi sono convinto che è una bella scelta – ha detto il Vescovo – perché il “Pane del cammino” ci attende ogni domenica». E ha proseguito: «Qui deve svegliarsi la fame!».

Non è mancato un riferimento all’usanza, sempre più diffusa, della cremazione. Con la raccomandazione da parte del Vescovo che le ceneri «non si disperdano nella natura, non si nascondano dentro casa», ma si continuino a portare al «campo santo, tutti insieme». Per continuare così ad essere l’unico corpo del Signore che, «almeno nel momento decisivo della consegna all’eternità – ha detto – ha bisogno della preghiera e della vicinanza degli altri. E allora ben venga questo segno di unità che è il campo santo di tutti: di santi e peccatori, di credenti e non credenti. Tutti siamo ricondotti a questo mistero buono nel quale il Signore ci prende per mano, ci dice “Non temere!”, “Non piangere!”, “Seguimi!”». Da qui l’invito – senza giudicare chi adotta altri tipi di scelte – di «testimoniare la gioia di essere chiamati all’unità, nella vita e nell’eternità».

E ha concluso: «Impegniamoci a porre segni umanissimi, e perciò autenticamente cristiani, di fraternità e solidarietà». Invitando così a pregare per tutti quei defunti che, qui sepolti, non hanno più nessuno che li ricorda.

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