Generazione “StavoltaVoto”. Messaggio dagli under30: “Noi respiriamo l’Europa”

Testimonianza di tre giovani italiani al termine della settimana che l'Ue ha dedicato ai giovani in prossimità delle elezioni per il rinnovo dell'Europarlamento

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Se la conosci, ti appassiona; se scopri cos’è l’Europa, non puoi fare a meno di sentirti coinvolto in questo progetto di casa comune. È quanto emerge dalle esperienze dei giovani che hanno partecipato a Bruxelles all’evento istituzionale di questa Settimana europea dei giovani che sta per concludersi (5 maggio): in giro per l’Unione si sono svolti quasi mille eventi che hanno raggiunto oltre 111mila giovani, mentre a Bruxelles il Parlamento europeo ha ospitato 800 giovani che per due giorni hanno sviscerato il tema della democrazia, guardando al voto ormai imminente e confrontandosi anche con rappresentanti delle istituzioni europee.

Una casa per tutti. “La sorpresa più grande è la comunione di intenti, il sentire comune che unisce tutti noi giovani europei al di là dei confini nazionali. In questi due giorni abbiamo partecipato a discussioni e dibattiti legati a tematiche importanti” e

la cosa che dà “speranza, è che noi giovani, che siamo il futuro dell’Europa, siamo uniti e desiderosi di esserlo e di avere altri momenti come questo per confrontarci tra di noi e capire come migliorare sempre più l’Ue”.

A raccontare al Sir la propria esperienza della Europan Youth Week di Bruxelles è Dina Galdi da Salerno, una delle 11 componenti di “Re- generation (Y)outh”, gruppo di ragazze campane e lucane under-30 unite da un profondo senso di appartenenza ai principi dell’Ue e dalla voglia di “innovare”, ciascuna con la propria specificità. “È difficile descrivere l’atmosfera che si è respirata al Parlamento: vivendola, si è percepito il significato di essere europei”.

Dina descrive il Parlamento come “luogo di tutti, in cui non ci sono differenze, ma una grande apertura che va al di là dell’identità nazionale; qui ci sentiamo a casa nostra”, anche perché ognuno “trova lo spazio per dar voce alle proprie idee”. Molto apprezzato il fatto che le idee siano state “ascoltate e recepite” nei dialoghi coi commissari, con chi lavora attivamente all’interno delle singole direzioni generali dell’Ue: “tutti erano pronti al dialogo e volevano sapere che cosa pensassimo”.

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“Può essere banale, però…” “Abbiamo cercato di elaborare nuove soluzioni, ci siamo interrogati sulle prossime elezioni, sul ruolo dei giovani, le strategie da attuare per coinvolgere le persone al voto”, racconta ancora Dina. “Forse il problema non siamo noi, che siamo cresciuti con l’Europa”, ma “la generazione dei nostri genitori, che sono più scettici”: con loro va cercato il dialogo mentre “per noi l’Europa è tutto: può essere banale, però effettivamente è così”.

Meccanismi non semplici. A sentire Giusy Sica, che di “Re- generation (Y)outh” è l’ideatrice,

“i giovani italiani respirano molta più Europa di quanto siamo abituati a leggere sui social”

“ma certo momenti aggregativi come questi, in cui le istituzioni (anche quelle nazionali) si aprono in qualche modo per essere hakerate, vissute a 360° nella loro vita, diventano opportunità per comprendere meccanismi che non sono così semplici da comprendere dal divano di casa”.

“Progetti da portare a Napoli”. Entusiasta è anche Marco Riccio, napoletano, vicepresidente de “Il tappeto di Iqbal”, cooperativa sociale che lavora nel quartiere di Barra a Napoli. Lo incrociamo sull’éspace Léopold di fronte al Parlamento, mentre aspetta amici: “Ho sperimentato che l’Europa esiste, che tanti giovani di 18 anni ci credono e si buttano in questa sfida”. Lo ha colpito “sentire raccontare le esperienze che altri giovani hanno fatto”. “Tantissime nuove conoscenze, progetti da portare a Napoli per dare nuove opportunità a chi è più piccolo di me, nuovi legami per creare scambi e gemellaggi”. Lo ha sorpreso

“tanta libertà di alzare la mano e porre grandissime domande”.

E una riflessione: “Penso che questa sia un’Europa di giovani che un domani porteranno cambiamento, perché ci crediamo tutti. Noi che siamo il domani per il nostro Paese e l’Europa, se non saremo noi a dare un segnale forte, l’Europa non andrà da nessuna parte”.

Decidere il proprio futuro. Guardando all’appuntamento elettorale del 23-26 maggio “la sfida più grande è creare coinvolgimento nelle generazioni che andranno per la prima volta al voto, rispetto alle quali si conosce poco o sono ancora assenti”, raccontano questi giovani. Una chiave per conquistare le persone sono “momenti di connessione in cui si racconta che cosa è l’Europa, quali ne sono i benefici”. Giusy esprimeil proprio plauso al Parlamento che “sta facendo tantissimo, con la campagna ‘stavolta voto’ e la piattaforma ‘che cosa fa l’Europa per me’”.“La nostra grande responsabilità”, continua Giusy, è “creare momenti di connessione non solo online attraverso i canali digitali, ma anche off line, con dibattiti, momenti anche semplici di aggregazione, un caffè e un aperitivo”. Occorre “spiegare, dare un nome e cognome alle cose e questo può portare a una maggiore comprensione dei sistemi europei e di quanto bisogna pretendere dall’Europa”. Questo cercheranno di fare ritornate a Salerno, Giusy e Dani, di qui al 26 maggio: si vota di certo, perché “c’è chi ha lottato pur di avere questo diritto e noi oggi dobbiamo averne cura” andando a votare, “perché decidiamo il futuro nostro, dei nostri figli e nipoti. Un gesto che dura un secondo ma che può avere conseguenze durature”.

Appuntamento l’8 maggio a Sibiu. L’éspace Léopold, di fronte all’ingresso del Parlamento, è ora di nuovo sgombro: smontati gli stand e il palco dove una serata di festa ha concluso le giornate di dibattito. L’Europa dei giovani però non si è fermata lì e la Commissione in questo sforzo di dare voce, spazio e risorse ai giovani dà un esempio che forse anche i governi nazionali potrebbero seguire. Tra pochissimi giorni, l’8 maggio a Sibiu, alla vigilia della riunione del Consiglio europeo (9 maggio), la Commissione ospiterà un “dialogo dei cittadini per i giovani”. Sono attese 300 persone.

AgenSir
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