Domenica alle 18 a Robecco sarà accolto don Ardemagni

La Messa di insediamento presieduta dal vescovo Antonio Napolioni

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A chiudere la serie degli ingressi dei nuovi parroci nel fine settimana sarà l’insediamento di don Paolo Ardemagni, nuovo parroco di Robecco d’Oglio, che farà il suo ingresso in paese domenica 8 ottobre alle ore 18, accompagnato nel solenne rito di insediamento dal vescovo Antonio Napolioni.

 

Preparazione all’ingresso

La comunità di Robecco è pronta a far festa e ad accogliere al meglio la sua nuova guida spirituale. Infatti nella settimana che precede il solenne ingresso è stato predisposto un programma liturgico all’insegna della preghiera e della meditazione: un triduo di preparazione per l’insediamento del nuovo parroco nelle serate di martedì 3 ottobre, giovedì 5 e venerdì 6 presso la chiesa dei Ss. Giuseppe e Biagio (ore 20.30). I primi due giorni Messa accompagnata da una riflessione sul ministero sacerdotale e sulla comunità cristiana; venerdì, invece, celebrazione penitenziale.

 

Profilo del nuovo parroco

Don Paolo Ardemagni, classe 1962, originario di Misano Gera d’Adda, ha iniziato il suo ministero come vicario: prima a Soncino (1986/1996) e poi a S. Abbondio in Cremona (1996/1999).

Nel 1999 è stato nominato parroco di Fengo, diventando poi anche amministratore di Luignano (2000) e parroco di Acquanegra Cremonese (2004). Negli stessi anni ha ricoperto l’incarico di consulente ecclesiastico del CSI di Cremona (2000/2009).

Nel 2009 il trasferimento a Cassano d’Adda, come parroco dell’Annunciazione. Ora mons. Napolioni l’ha scelto per guidare la comunità di Robecco d’Oglio in sostituzione di don Giuseppe Allevi, diventato parroco di Rivarolo del Re.

 

Saluto di don Ardemagni

Don Ardemagni, in attesa di abbracciare i suoi nuovi parrocchiani, ha voluto far giungere il proprio saluto alla comunità di Robecco attraverso un breve scritto distribuito nelle celebrazioni liturgiche di domenica 1° ottobre. Una presentazione del suo essere sacerdote e una dichiarazione d’intenti sul nuovo ministero all’insegna di un’ironia e una schiettezza assolutamente genuine.

Nel suo saluto don Paolo inizia con un simpatico aneddoto circa un equivoco creatosi sull’eventualità di diventare già dieci anni fa parroco di Robecco: “Dovete sapere che una decina di anni fa, quando Robecco era in attesa della nomina del nuovo parroco, mi è arrivata una telefonata del tutto inaspettata: “Pronto, sono il sindaco di Robecco d’Oglio (mi sembra di ricordare che fosse proprio lui, ma potrei sbagliarmi, sapete, la memoria ad una certa età!), parlo con don Paolo?” “Pronti! Sono io. A cosa debbo l’onore?!” “Guardi che la vogliamo invitare ad un concerto di musica classica, con l’organo ed i canti gregoriani, dedicato proprio a lei” Caspita, quale onore. A parte il fatto che non so per quale motivo mi merito questo regalo, vorrei precisare che dedicare a me queste cose è un po’ come invitare un leone ad una cena vegetariana!! Se volete farmi un regalo, vi consiglio una bella manifestazione sportiva, meglio se calcistica o, se proprio bisogna fare del rumore, sarebbe meglio delle chitarre!” “Ma come?” sbotta la voce al telefono “Voi preti non dite mai la verità. Lo dicono tutti che lei sarà il nostro futuro parroco! “Ah, questa non me l’aspettavo, lo sanno tutti tranne me. Magari il Vescovo si è dimenticato di avvertirmi. Comunque mi informerò, e poi ci risentiamo”. Non ci siamo più risentiti, forse il concerto l’hanno fatto lo stesso, il Vescovo mi ha confermato che non aveva mai pensato a me, e qualche tempo dopo si è saputo il vero nome del nuovo parroco, don Giuseppe, mio amico e compaesano. Ecco dov’era il piccolo errore di informazione: le case delle nostre famiglie distano solo poche centinaia di metri. Ma poi, mi sono chiesto, come facevano a sapere già tutto dieci anni prima? Forse perché ormai Robecco è diventato un feudo misanese, col terzo prete che viene da lì dopo don Giuseppe e don Ettore Conti, di cui ero quasi vicino di casa?”.

Dopo il racconto di questo curioso episodio, don Paolo pone l’attenzione proprio sul suo predecessore a Robecco, don Giuseppe Allevi, anch’egli originario di Misano di Gera d’Adda, e fa la sua presentazione in chiave molto auto-ironica: “Ecco questa ora non è più una storiella divertente, è diventata, anzi diventerà, un nuovo passo del cammino della nostra comunità che, almeno nel dialetto e nelle radici del parroco non dovrà cambiare in niente. Per tutto il resto vi accorgerete subito che io ed il caro don Giuseppe siamo proprio diversi, sia nel fisico (lui è veramente magro, io sono un ex-magro…ehm, molto ex!) che nelle passioni e, soprattutto, nel carattere che, anche nel saluto a Cassano, è stato abbondantemente ed impietosamente sottolineato.

Non è cosa tanto comune, lo ammetto ritrovarsi in casa un prete allergico all’incenso ed ai fiori (solo fiori finti nelle mie chiese, anche più belli e soprattutto duraturi) e pure in difficoltà cardiaca col suono dell’organo a canne. Beh, vedremo di trovare un compromesso, per fare in modo di accontentarvi senza lascarci le penne. Però poteva andare pure peggio, pensate che un mio amico cuoco è allergico al tocco dei crostacei e un altro fa il medico e sviene alla vista del sangue”.

Infine don Ardemagni illustra quelli che saranno i caposaldi del suo ministero sacerdotale e i due concetti chiave, “Parola di Dio” e Famiglia”, a cui ispirare il proprio operato: “Una mia fissazione, chi mi conosce lo sa bene, è proprio la centralità della Parola, che è Gesù ascoltato, celebrato e quindi vissuto. E da lì si arriva direttamente alla famiglia, che è il centro vitale della comunità cristiana, ma è ancora di più lo stile della vita di tutta la parrocchia: vorrei, con tutto il cuore, crescere con voi come famiglia, familiari tra noi e con Gesù, perché impariamo tutti i giorni ad ascoltarci, accoglierci, perdonarci ed amarci, per diventare capaci di vivere la festa dell’essere Chiesa con cuore semplice e sincero. Vedrete che non c’è nulla di complicato, l’importante è che lo vogliamo insieme. Così riusciremo a continuare il cammino che avete già percorso con i cari sacerdoti che mi hanno preceduto e da cui voglio ricevere il testimone nella comunione di fede, nella sempre più bella amicizia e, soprattutto, nell’affetto a tutto tondo per ciascuno di voi”.

E un invito finale: “Ve lo ribadisco ancora, non sarà facile per voi abituarvi ad un tipo un po’ particolare come me. Ma se avrete pazienza e fiducia, vedrete che ne combineremo delle belle. Spiritualmente parlando, si intende!”.

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