Celebrata dal Vescovo la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato

Nella chiesa del Migliaro, a Cremona, insieme ai cattolici originari di vari Paesi

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Si è svolta non a caso presso la chiesa di S. Maria Nascente, nella frazione Migliaro di Cremona, la celebrazione diocesana presieduta dal vescovo Antonio Napolioni per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si è celebrata domenica 14 gennaio. Proprio questa chiesa, infatti, è stata scelta come punto di riferimento diocesano per le celebrazioni e il ritrovo periodico dei gruppi di cristiani cattolici provenienti dai vari Paesi e ormai pienamente integrati sul territorio.

Una celebrazione che come sempre è stata colorata da tradizioni e lingue diverse, segno di una comunione vera, capace di superare ogni particolarismo. Canti e letture in francese, inglese, romeno e italiano sono stati il segno evidente di questa Giornata, che le diverse comunità hanno voluto solennizzare anche indossando i loro costumi più tipici.

All’inizio della Messa il saluto di don Maurizio Ghilardi, parroco delle parrocchie del Migliaro e del Boschetto, ma che di recente ha anche assunto anche il coordinamento della pastorale delle migrazioni accanto a quella missionaria. Nelle sue parole il ricordo dell’origine di questa Giornata con riferimento anche al messaggio del Papa per questa edizione, in particolare evidenziando quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare.

Sull’altare tra i sacerdoti concelebranti il vicario episcopale per la Pastorale, don Gianpaolo Maccagni; il vicario zonale, don Pierluigi Codazzi; il direttore della Caritas diocesana, don Antonio Pezzetti; il collaboratore parrocchiale, don Libero Salini. Oltre naturalmente ai sacerdoti che accompagnano i diversi gruppi etnici: don Anton Jicmon, don Alois Ntedika Ngimbi, don Felix Baffour Gyawu e don Ghilardi. Significativa anche la presenza del diacono fra Richard Aglah, uno dei religiosi togolesi in formazione presso il Seminario di Cremona.

Non mancava naturalmente una rappresentanza delle religiose d’origine straniera che operano in città nelle strutture della Caritas: le indiane Suore Catechiste di S. Anna e le togolesi dell’Istituto Nostra Signora di Nazareth.

Nell’omelia il Vescovo – che ha anzitutto ricordato la figura di mons. Bolognini, con la sua attenzione ai migranti, e Papa Francesco, sempre molto sensibile a questo fenomeno ancora di grande attualità – si è soffermato in modo particolare sulla pagina evangelica (Gv 1,35-42), attualizzandola con diversi riferimenti al fenomeno delle migrazioni. Se il pensiero è andato a chi è sul territorio ormai da anni, si è integrato, ha un lavoro e famiglia, mons. Napolioni non ha voluto dimenticare neppure quanti sono costretti a scappare dai propri paesi, spesso finendo nelle mani di veri e propri mercanti di schiavi.

Tra le parole chiave “speranza”, quella che proprio la fede riesce a tenere viva pur nelle tragedie dei viaggi disperati. Ma la vicinanza di Dio – ha ammonito il Vescovo – deve essere resa concreta e visibile da mani tese e sorrisi di amicizia. E ancora: “Quanto è importante che questo momento difficile del mondo si trasformi in una grande opportunità di crescita, giustizia e dignità per tutti”. Da qui l’invito a “cogliere le opportunità e dialogare tra queste diversità perché tutti ci possiamo sentire di casa”. Pur nelle differenze, nella consapevolezza che la diversità più grande è proprio quella tra Dio e l’uomo, ma che ha saputo essere storia di Alleanza e di amore.

Prima della fine della Messa ha preso la parola anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, che in un appassionato intervento ha sottolineato come non si è più stranieri solo quando si è in grado di costruire relazioni. In questo senso il forte invito a “vivere intensamente la comunità dentro logiche di democrazia”.

 

Photogallery della celebrazione

 

Il messaggio del Papa per la Giornata 

 

 

I migranti cattolici in diocesi

Difficile fare un conteggio preciso dei migranti cattolici presenti in diocesi. Tuttavia i dati dell’Osservatorio provinciale di Cremona per l’immigrazione indicano la presenza di circa 10mila cristiani cattolici. In quasi tutte le parrocchie non mancano presenze numericamente contenute e la possibilità che queste singole famiglie possono trovare accoglienza sono reali.

Nei centri più popolosi i gruppi di immigrati, nel tempo, si sono organizzati. Ufficialmente non sono state costituite cappellanie, ma sono stati organizzati gruppi, geograficamente e culturalmente connotatati.

La comunità romena risulta la più organizzata, con la presenza ormai da undici anni di un sacerdote: don Anton Jicmon. Questa comunità celebra l’Eucaristia insieme ogni domenica e anche durante la settimana (il martedì e il venerdì). Il sacerdote cura la vita dei ragazzi con incontri settimanali che si svolgano il sabato pomeriggio. Le persone coinvolte più direttamente nell’attività pastorale sono 100/120 a fronte di un gruppo presumibilmente formato da 300 persone, distribuito su tutto il territorio diocesano.

I cattolici africani, suddivisi tra anglofoni e francofoni, sono presenti da tanti anni e nel tempo si sono organizzati in gruppi seguiti di volta in volta da sacerdoti temporaneamente presenti sul territorio. Un sacerdote congolese, don Alois Ntedika Ngimbi, oggi segue il gruppo francofono, sostanzialmente proveniente dalla Costa D’Avorio, che si ritrova a Cremona – città e nei dintorni –  con circa 60 presenze. Gruppi consistenti di africani si ritrovano anche a Casalbuttano, Piadena e Boschetto. A Casalmaggiore un sacerdote proveniente da Parma e studente a Venezia, padre Felix Baffour Gyawu, svolge il servizio domenicale per il gruppo anglofono dei cattolici ghanesi, circa una quarantina di persone.  Mentre a  S. Giovanni in Croce – dall’inizio del 2018 – ogni prima domenica del mese si ritrova un altro gruppo di africani anglofoni (nigeriani), raccogliendo anche circa 50 partecipanti da Piadena. Non mancano anche presenze di cattolici provenienti da Camerun e Congo. Questi gruppi africani, organizzatisi nel tempo, sostengono e animano momenti religiosi comunitari, come matrimoni e battesimi, anche se non mancano fatiche per un’effettiva comunione.

La comunità ucraina è formata da cattolici di rito bizantino (circa 30 persone), guidati dai preti ucraini di Brescia. Il gruppo – praticamente composto da donne che svolgono il lavoro di badanti – si ritrova la domenica (la prima e la terza domenica del mese) presso la Casa dell’Accoglienza di Cremona.

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