Amnesty: nel 2018 pene capitali in calo

E’ quanto emerge dal rapporto globale annuale sulla pena di morte 2018 di Amnesty International, che evidenzia come nello scorso anno si sia passati da 993 esecuzioni del 2017 a 690. Si tratta di uno dei dati più bassi da decenni, ma il problema è ancora drammaticamente attuale. Anche Papa Francesco non manca di esprimere il suo ‘no’ chiaro e forte

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Cina, Iran, Arabia Saudita, Vietnam e Iraq sono i Paesi dove ancora si fa largo uso della pena di morte, anche se con un trend al ribasso. “La drastica diminuzione delle esecuzioni dimostra che persino gli Stati più riluttanti stanno iniziando a cambiare idea”. E’ il commento di Kumi Naidoo. Il segretario generale di Amnesty International esprime anche l’auspicio che questa crudele punizione venga presto consegnata alla storia. Un obiettivo che può essere centrato – sottolinea il rapporto – invertendo la tendenza in un piccolo numero di Paesi, nei quali le esecuzioni sono invece aumentate. Si tratta di Bielorussia, Giappone, Singapore, Sud Sudan e Stati Uniti. Inoltre fa preoccupare il fatto che la Thailandia sia tornata alla condanna a morte dal 2009, mentre lo Sri Lanka ha annunciato la ripresa delle esecuzioni dopo oltre 40 anni. Alla fine del 2018 sono 142 gli Stati che hanno abolito la pena di morte per legge o nella prassi.

Il ‘no’ forte e chiaro di Papa Francesco alla pena di morte

Anche Papa Francesco torna a chiedere continuamente nei suoi interventi, l’abolizione totale della pena di morte negli ordinamenti giudiziari di tutto il mondo. Lo ha fatto anche recentemente incontrando la delegazione della Commissione internazionale contro la pena di morte, ricevuta in udienza in Vaticano il 17 dicembre scorso. Il Papa ha ribadito con chiarezza il suo “no” alla pena di morte come forma di punizione per chi ha commesso un crimine efferato. “E’ una forma crudele di punizione” ha detto senza mezzi termini Francesco ricordando come sin dall’inizio del suo pontificato abbia chiesto di abolirla, perchè “è una pena contraria al Vangelo perché implica la soppressione di una vita che è sempre sacra agli occhi del Creatore”. E se nel passato questa forma di punizione era “accettata” – anche dalla Chiesa e dal Catechismo – come estremo atto per tutelare la società in assenza di “strumenti adatti” a rendere inoffensivo l’autore del grave reato, oggi, ricorda Francesco, questi strumenti “esistono”. Quindi la pena di morte risulta superata anche in questa sua “funzione”.

La pena di morte deve stare nello scantinato della storia

Al microfono di Elvira Ragosta, Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia commenta la riduzione di un terzo delle esecuzioni nel 2018 rispetto al 2017: “E’ una buona notizia e il dato significativo è che questa riduzione si deve soprattutto al minore uso della pena di morte in alcuni dei Paesi che in passato l’avevano utilizzata di più”. Guardando al futuro, a proposito di aspettative, Nouri aggiunge “la domanda che ci facciamo ormai da anni non è se la pena di morte verrà abolita, ma quando verrà abolita e la risposta, ogni anno che passa, è una risposta che ci conforta. Si arriverà presto ad avere la pena di morte nel posto in cui deve stare, cioè nello scantinato della Storia”.

VaticanNews
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