Inizia il 3 febbraio il Festival di Sanremo. La kermesse canora, giunta quest’anno alla sua settantesima edizione, si aprirà questa sera sotto la guida del direttore artistico Amadeus che sarà affiancato da diverse co-conduttrici nelle cinque serate, oltre che da numerosi ospiti non in gara. Come ogni anno non sono mancate polemiche e controversie che hanno accompagnato le settimane antecedenti alla gara. Per saperne di più e per vedere come la città vive questo evento il Sir ha intervistato mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia–San Remo.
Eccellenza, che clima si respira a poche ore dall’inizio del Festival?
«Come diocesi ci sentiamo coinvolti in questo avvenimento che rappresenta per la nostra città, e per tutto il territorio, un momento prezioso sotto tanti punti di vista, soprattutto a livello di promozione turistica e di conseguenza con un ritorno sotto il profilo economico e occupazionale. Naturalmente tutta Sanremo vive queste giornate in un clima di festa. Un piccolo segno a riprova di ciò, che comunque ha un suo significato, è che fino alla fine del Festival le luminarie natalizie sono sempre accese. Questo è sintomatico di un periodo caratterizzato non solo dai preparativi, ma anche dall’attesa di un qualcosa di bello. Quest’anno, inoltre, la circostanza è particolarmente importante perché è il 70° Festival di Sanremo e quindi, come è stata ampiamente pubblicizzata, questa edizione sarà più ricca, in particolar modo per l’allestimento in piazza Colombo, una piazza adiacente al teatro Ariston, dove si svolgeranno concerti e momenti di spettacolo prettamente collegati al Festival. Tutto ciò allarga di molto la possibilità di partecipazione da parte dei cittadini».
Cosa si aspetta da questa edizione?
«Oltre ad aspettarci un ritorno in termini economici e promozionali, che comunque rende la nostra città conosciuta nel mondo, ci aspettiamo nello specifico un contributo importante dal punto di vista culturale che spesso è il discorso più problematico quando si parla di Festival.
Mi viene in mente una grande massima inerente al Festival che viene ripetuta spesso, ovvero che si usa anche la polemica come veicolo pubblicitario».
Polemiche che anche quest’anno non sono mancate…
«Talvolta la polemica nasce concretamente da situazioni che la giustificano, ma talvolta mi par di vedere che viene incentivata o addirittura creata ad arte per attirare l’attenzione. Quest’anno un’attenzione particolare dall’organizzazione è stata data alla realtà della donna, alla sua dignità, al valore della femminilità, alla promozione della donna nel contesto sociale e, naturalmente, al superamento di tutte quelle situazioni nel mondo che sono ancora oppressive e ingiuste nei confronti della donna. Io credo che questo sia un tema degno di grande attenzione dal punto di vista cristiano e nella prospettiva della fede. È un tema che naturalmente richiede tante cautele e una visione adeguata della persone. L’auspicio è quindi quello che nell’affrontare un argomento così importante
non si ceda agli slogan troppo riduttivi e nemmeno al luccichio della moda».
In che senso?
«Il Festival di Sanremo è un evento essenzialmente mondano e leggero, che però giustamente può anche essere arricchito di contenuti importanti, ma che ha sempre quello stile che tende a coinvolgere e a ridurre la portata dei messaggi che dà».
Qual è, quindi, il suo auspicio per questa edizione e il suo consiglio per gli addetti ai lavori e per gli artisti in gara?
«Molto si gioca sul valore e sul messaggio che gli ospiti portano non soltanto con le loro canzoni o con le loro parole, ma soprattutto con la loro testimonianza di vita.
Stare sul palco di Sanremo come concorrente o come ospite vuol dire essere all’interno di un sistema mediatico che ti propone come modello a tutti e in particolare ai giovani. Allora mi auguro che dal punto di vista della direzione artistica e dell’organizzazione ci sia anche questo tipo di attenzione etica ai messaggi che si lanciano, perché ci sono tante tematiche che sono di scottante attualità e che non possono essere né banalizzate e neppure ridotte alla mercé del pensiero unico dominante».
Come diocesi avete promosso qualche iniziativa inerente al Festival?
«Ci sono diverse iniziative ecclesiali che si inseriscono nel contesto del Festival. Il movimento dei Papa Boy, ad esempio, presenterà una serie di iniziative e consegnerà ancora una volta a tutti gli artisti la lettera scritta da San Giovanni Paolo II. Sempre in questo contesto domani, mercoledì 5 febbraio, celebreremo anche una messa per gli artisti. Questa sarà un’occasione per la nostra Chiesa di entrare in un fruttuoso dialogo con un momento di spettacolo come quello del Festival di Sanremo».