Un cristiano su otto nel mondo subisce atti persecutori a causa della propria fede, un numero pari a 260 milioni di persone. È questo il dato che emerge dalla World Watch List 2020 dell’ong Porte Aperte / Open Doors, presentato oggi alla Camera dei Deputati italiana. Il rapporto analizza i fatti avvenuti nel mondo dal primo novembre 2018 allo scorso 31 ottobre in cento Paesi potenzialmente interessati dal fenomeno e mostra come rispetto all’anno scorso i cristiani discriminati a un livello definito “alto”, “molto alto” ed “estremo” siano aumentati di 15 milioni.
In calo il numero dei cristiani uccisi
Diminuisce il numero di cristiani uccisi (da 4.305 a 2.983 vittime), con la Nigeria che rimane il Paese più pericoloso per i cristiani a causa degli attacchi delle tribù Fulani e degli islamisti di Boko Haram. Al secondo posto la Repubblica Centrafricana in guerra e al terzo lo Sri Lanka, dove a Pasqua 2019 morirono oltre 200 persone.
Esclusi dalla vita pubblica e perseguitati in privato
“Sono diminuite le morti e le uccisioni, ma è un dato che solitamente cambia a seconda dell’anno e quindi è molto altalenante”, spiega Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/ Open Doors. Quello che è costante, invece, è l’aumento della pressione che riguarda la vita privata e la vita pubblica nella comunità e nella Chiesa. “Secondo vari parametri che noi analizziamo – discriminazioni, violenze, esclusione dal lavoro, dalla sanità e dalle cure mediche, leggi che proibiscono l’esistenza dei cristiani o leggi contro le conversioni che vengono utilizzate contro i cristiani”, spiega ancora Nani, “tutto questo insieme comporta un aumento della pressione in moltissimi Stati. In almeno 73 nazioni i cristiani sperimentano un alto livello di persecuzione”.
Ascolta l’intervista integrale a Cristian Nani, presidente di Porte Aperte
Corea del Nord e Afghanistan i Paesi più pericolosi
Sono infatti 11 i Paesi in cui la persecuzione contro i cristiani è definita “estrema”. Al primo posto per il diciottesimo anno consecutivo c’è la Corea del Nord, dove secondo Open Doors ci sono tra i 50 mila e i 70 mila cristiani detenuti in campi di lavoro a causa della loro fede. Seguono poi Paesi in guerra da anni e con una componente fondamentalista islamica molto alta come Afghanistan, Somalia e Libia, a cui segue il Pakistan dove, nell’anno della liberazione di Asia Bibi, rimane comunque in vigore la legge contro la blasfemia.
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