Il mistero della Croce

Breve meditazione per la Qujaresima 2024
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La croce non fu voluta dalla giustizia insaziabile del Padre, ma dall’amore insaziabile del Figlio e del Figlio fatto uomo, cioè dal Cuore di Gesù, che volle fare più del necessario per scuotere il freddo cuore degli uomini. E dopo ciò non fu ancora contento, ma volle darei anche la santissima Eucarestia.

Questa era voluta dalla giustizia insoddisfatta o dall’amore insoddisfatto?

E l’Eucarestia non prepara e non accompagna la croce? Quando impareremo a buttarci fra le braccia dell’amore di Dio?

Il mistero della croce è il più vicino a noi e insieme il più difficile ad essere da noi compreso con «intelletto d’amore». Comprendere la croce di Gesù è penetrare nel segreto del suo Cuore, è avere la rivelazione illuminante dell’amore infinito di Dio per noi poveri peccatori e del valore «quasi infinito» di ogni anima. Perciò è segreto di santità e di apostolato la croce di Gesù: una volta conosciuto come Gesù ci ama, non ci è possibile non obbedire alle esigenze dell’amore di Dio per amare fino a morire.

Saper stare ai piedi del Crocifisso con Maria, la madre di Gesù: ai piedi del Crocifisso, come san Domenico in beata e dolorosa contemplazione di amore abbracciato fortemente dalla croce, come Caterina «con ansietato desiderio» lasciarsi bagnare dal Sangue del Salvatore e inebriarsi e offrirsi e perdersi nell’amore di Gesù per la pace della Chiesa, per la salvezza del mondo: stare ai piedi della Croce, guardare Gesù crocifisso, penetrare il suo mistero di amore, di dolore, di gloria, è stata la sapienza dei santi.

Che cosa possiamo fare noi di fronte a tanto amore e a tanto dolore? Che cosa dobbiamo suscitare nell’anima nostra, per corrispondere almeno noi e supplire a quanto tanti nostri fratelli, redenti come noi dal preziosissimo Sangue di Gesù, non sanno o non vogliono fare? Queste domande hanno torturato i santi, e dovrebbero suscitare anche in noi un sentimento così forte, una volontà così efficace da spingerci come naturalmente ad abbandonare noi stessi e i nostri interessi personali per amare realmente Gesù e le anime, per riparare il peccato, offesa di Dio e dell’Amore crocifisso.

Dobbiamo averne anche noi il cuore ferito: il dolore per il peccato è un dolore inconsolabile, che deve suscitare nell’anima un desiderio insaziabile di riparazione. Di fronte ai peccati che l’umanità continua a commettere con una malizia talvolta veramente diabolica, dobbiamo sentire il bisogno di unirci a Gesù in una amorosa riparazione. È lui e soltanto lui il vero Salvatore: ma in lui e con la sua grazia possiamo portare anche noi il nostro contributo di amore e di dolore alla riparazione del male che si commette, «nel suo corpo, che è la Chiesa» (cfr. Col 1,24).

Dai Discorsi della S.D. Luigia Tincani, religiosa, “Egli si offre”, Roma.

Immagine: Cristo ligneo di Donatello, Padova.

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