Dal vescovo il mandato missionario per la famiglia Telò e Alfredo Croce

Monsignor Napolioni ha presieduto a Sant'Ilario la Messa della famiglia del Cammino Neocatecumenale: «Un segno di ecclesialità sempre più matura»

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E’ stato il Vescovo Antonio Napolioni a presiedere la Messa per il conferimento del mandato a Federico Telò e Maria Elisa Manfredini che, con i figli, partiranno come famiglia missionaria in Ucraina, e a Alfredo Croce che invece partirà per il servizio missionario a Barnaul in Siberia. La celebrazione si è svolta sabato 8 settembre nella chiesa di Sant’Ilario dove gli inviati, seguono il cammino con la comunità Neocatecumenale di Cremona.

«Partire per un Pese lontano – ha sottolineato nella sua omelia monsignor Napolioni – non significa andare a imporre qualcosa, ma significa andare a stare a condividere a voler bene perché la chiesa di Gesù alla fin fine è la lingua del mondo». Un mandato, un ringraziamento e un invito a farsi comunità: «Papa Francesco ripete: “Annunciate il vangelo con la vita e se necessario con la parole. Ma quante volte la nostra vita smentisce la parola: allora tutti facciamo un passo indietro e invochiamo Qualcuno che ci dica “apriti”».

Ascolta l’omelia del Vescovo Antonio

«Questa celebrazione – ha aggiunto il Vescovo – non è solo per l’invio di questa bella “tribù” di figli di Dio, ma anche per porre un segno di ecclesialità sempre più matura, una chiesa diocesana che non ignora i nuovi carismi e le esperienze più diverse, si accorge delle sue ricchezze e si impegna a valorizzarle».

E dunque l’occasione dell’invio di cristiani che si aprono al mondo, fa nascere una nuova opportunità di comunione per il Cammino e per la comunità diocesana: «Diamoci – ha concluso monsignor Napolioni – appuntamento a tutte quelle occasioni ulteriori di maturazione di Chiesa e di testimonianza nel mondo a cui siamo chiamati»

 

Pubblichiamo di seguito la testimonianza della coppia di sposi che spiega le motivazioni della scelta missionaria dei coniugi Telò:

“Arriviamo entrambi da famiglie numerose ed io posso dire di essere stato profondamente amato; nonostante questo non sono stato risparmiato dal cadere in alcune debolezze e peccati che mi hanno segnato profondamente, di cui, ad oggi, porto le cicatrici.

La perseveranza e la fermezza nella trasmissione della fede dei miei genitori e la scoperta della Chiesa concreta, fatta di persone, volti, parole, inviti…. mi ha permesso di fare un incontro serio con il vero Signore della vita, che avevo sostituito e tutt’ora cerco di sostituire con tante altre cose.

La vicinanza di Gesù mi ha aiutato e ancora mi aiuta a mostrare che senza di Lui non posso far nulla.

Dal sì detto anni fa ad una proposta per un pellegrinaggio in Terra Santa e da tutti i sì che successivamente Dio mi chiedeva è nato l’incontro con mia moglie, la riconciliazione profonda e vera con mio padre, l’arrivo dei miei figli, il mio lavoro ed il cambio del luogo di lavoro dopo anni, la scelta ogni volta impegnativa e ancora oggi difficile di mettere Dio al primo posto rispetto al denaro, la grazia dell’allontanamento da un peccato che mi teneva schiavo e che generava in me la “morte” nel senso di tristezza, angoscia e preoccupazione e tanti altri doni”.

“Come mio marito anch’io ho ricevuto la fede dai miei genitori che ho sempre visto essere costanti nella preghiera e che, nei momenti dell’adolescenza in cui la mia fede è stata più provata, sono stati un segno.

In quel periodo soffrivo perché sentivo il desiderio di incontrare qualcuno che mi capisse e condividesse con me il percorso che facevo. Mi sentivo sempre diversa dagli amici che avevo vicini, quasi tutti atei o perlopiù non praticanti. Il Signore nel momento stesso in cui mi sono staccata, per quel che potevo, da alcune certezze materiali, mi ha fatto il dono più grande: di conoscere Federico e di portare avanti con lui un fidanzamento nella verginità. Sono certa che la fatica di quegli anni ancora oggi ci abbia reso forti e sta dando ancora frutti nel nostro matrimonio. Altro dono è stato sicuramente il lavoro che non avrei mai scelto e che invece ho scoperto apprezzare tanto con gli anziani e i disabili. Questo stesso lavoro mi ha permesso di guadagnare il necessario per sposarci grazie anche al dono di un contratto a tempo indeterminato (al tempo Federico stava finendo l’università).

Atro grande regalo sono i figli: io amo la pace, la tranquillità e avere tempo per me, ma Dio sta guarendo il mio egoismo con 8 bambini che mi danno modo di non guardare sempre e solo a me stessa, mi proiettano verso loro, i loro amici e le loro famiglie, così non mi sono chiusa in un guscio (che sarebbe più nella mia indole).

Infine ringrazio Dio per avermi reso disponibile alla missione perché, se fosse per me e per il mio modo di pensare, non mi sposterei dalla mia piccola e borghese città; ma Dio ha messo nel mio cuore il desiderio di aderire ad un suo progetto, che va oltre alle le mie comodità e alle mie capacità, per donare certamente alla nostra famiglia qualcosa di nuovo e sorprendente”.

“Dobbiamo al Signore Tutto.

Questo è ciò che abbiamo nel cuore in questo momento di adesione alla chiamata che Gesù ha profondamente impresso nel nostro cuore.

Una delle domande più ricorrenti di questo periodo riguarda quelle certezze su cui ogni giorno fondiamo la nostra vita: casa, lavoro, scuola ,lingua (comunicazioni e relazione)?

Stiamo sperimentando la mancanza di certezze eppure ci stiamo basando sulla certezza con la C maiuscola.

Le certezze che stiamo vivendo sono queste:

  • L’amore di una comunità concreta
  • La grazia dei sacramenti e di una Parola che ci accompagna e precede
  • La pace che scaturisce dalla preghiera e dall’affidamento quotidiano
  • La memoria passata ma viva nel nostro presente di un Dio Padre che ha provveduto e provvede ai nostri 8 figli e alla nostra famiglia fino ad oggi
  • Il ricordo di quei momenti in cui abbiamo detto sì quando questo voleva dire “perdere il controllo” sulla gestione della propria vita (accoglienza di un altro figlio o l’aderenza ad una richiesta concreta espressa da Gesù Cristo nel Vangelo)”

Federico e Maria Elisa

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