Il viaggio del Papa in Svezia: «Ecumenici perché misericordiosi»

Una riflessione di don Federico Celini, incaricato diocesano della pastorale ecumenica, dopo l'incontro tra cattolici e luterani a Lund per i 500 anni della Riforma

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Al termine della Messa della Solennità di Tutti i Santi, in cui non è mancata la sottolineatura alla chiamata universale alla santità, si forma, sul sagrato della chiesa, il solito, fraterno, piccolo capannello. “Chi l’avrebbe mai detto?”, non pochi azzardano (e con loro chissà quanti, in ogni parte del mondo), in riferimento a quanto avvenuto in Svezia il giorno prima. E in effetti, il viaggio ecumenico del Papa, con l’abbraccio con i vescovi luterani, rappresenta qualcosa di forte, di straordinario, di storicamente inedito. Ma non di imprevisto, o di imprevedibile. Perché non si è trattato di una sorta di “boutade” del Papa, in vena di un certo buonismo di maniera. In realtà quanto avvenuto a Lund e a Malmӧ si inserisce pienamente e a pieno titolo in almeno cinquant’anni di dialogo ecumenico, certo faticoso, talora problematico, ma sempre vissuto nella tensione di tutti i cristiani verso l’unità.

Un cammino lungo cinquant’anni

Al riguardo, i documenti ufficiali, le conferenze, gli incontri, i segni concreti di espressione di comunione, in questo mezzo secolo, non sono certo mancati.

Certo non ultimo, fra questi, memorabile, e certamente propedeutica alla giornata di Papa Francesco in Svezia, è stata la visita compiuta a Erfurt, in Germania, da Benedetto XVI nel 2011. Il discorso pronunciato in quella occasione colpisce oggi, oltre che per la sua formidabile attualità, anche per la sua assoluta coerenza con quanto vissuto nelle ultime ore. Papa Ratzinger, oltre a rimarcare la spiritualità di Lutero “del tutto cristocentrica”, affermò con parole inequivocabili che va superato “l’errore dell’età confessionale” , cioè “l’aver visto per lo più soltanto ciò che separa,  e non aver percepito in modo esistenziale ciò che abbiamo in comune nelle grandi direttive della Sacra Scrittura e nelle professioni di fede del cristianesimo antico”. È questo per me – dichiarò – il grande progresso ecumenico degli ultimi decenni: che ci siamo resi conto di questa comunione e, nel pregare e cantare insieme, nell’impegno comune per l’ethos cristiano di fronte al mondo, nella comune testimonianza del Dio di Gesù Cristo in questo mondo, riconosciamo tale comunione come il nostro comune fondamento imperituro”.

Un evento che entra nella storia

Ma è comunque vero che la giornata del 31 ottobre 2016 (a 500 anni esatti dall’affissione, da parte di Martin Lutero, delle 95 Tesi sul portone della chiesa del castello di Wittenberg) può a pieno titolo definirsi “storica”, per la portata – e non solo simbolica – che rappresenta e che ben è testimoniata dalla straordinaria Dichiarazione congiunta, firmata, durante la preghiera ecumenica, dal Papa e dal vescovo Munib Yunan, Presidente della Federazione Luterana Mondiale.
E certamente è proprio questa Dichiarazione, oltre naturalmente al significato e alle modalità dell’incontro in sé, a rappresentare una pietra miliare nel cammino di ulteriore avvicinamento, in vista della piena unità della varie Comunioni e Associazioni cristiane.

Il Vangelo di Giovanni, in un suo passaggio, ne rappresenta l’imprescindibile e dichiarato punto di riferimento: “Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi, se non rimanete in me”.

Certo, alla dolorosa ammissione, deplorevole davanti a Cristo, che “i luterani e i cattolici hanno ferito l’unità della Chiesa”, fa riscontro la constatazione, forse percepita come poco più che un sogno fino a pochi anni fa, che ciò che unisce è più grande di ciò che divide. Parole bellissime, rese ancor più pesanti e consistenti non solo dal riferimento alla comune fede in Gesù Cristo e al Battesimo, ma anche e forse soprattutto da questa formidabile affermazione congiunta: “Preghiamo per la guarigione delle nostre ferite e delle memorie che oscurano la nostra visione gli uni degli altri”. Non solo, ma “rifiutiamo categoricamente ogni odio e ogni violenza, passati e presenti, specialmente quelli attuati nel nome della religione. Oggi ascoltiamo il comando di Dio di mettere da parte ogni conflitto. Riconosciamo che siamo liberati per grazia per camminare verso la comunione più piena”.

Uniti nel servizio all’uomo

Ma c’è anche – forse – ancora di più, in quella Dichiarazione, che rassicura chi magari si percepisce deluso da un cammino ecumenico che finora sembrerebbe non avere dato i frutti sperati. Certo, errori, anche sul piano del metodo, sono stati fatti, in questi cinquant’anni. Fra questi, quanto viene chiamato da alcuni “ecumenismo delle coccole”: una sorta di modalità di incontrarsi – detto qui in termini semplicistici – che si dice abbia badato più alla “gradevolezza”, alla “possibilità” del ritrovarsi (che pure in certi tempi era già molto), pur con encomiabili intenti, che al mettere in atto propositi concreti ed esistenzialmente sperimentati di un comune percorso.

Dunque, suonano estremamente forti queste parole, sempre sottoscritte nella Dichiarazione comune, che ritengo opportuno riportare integralmente: “Chiediamo a Dio ispirazione, incoraggiamento e forza affinché possiamo andare avanti nel servizio, difendendo la dignità e i diritti umani, specialmente dei poveri, lavorando per la giustizia e rigettando ogni forma di violenza. Dio ci chiama a essere vicini a coloro che aspirano alla dignità, alla giustizia, alla pace e alla riconciliazione. Oggi, in particolare, noi alziamo le nostre voci per la fine della violenza e dell’estremismo che colpiscono tanti Paesi e comunità, e innumerevoli fratelli e sorelle in Cristo. Esortiamo luterani e cattolici per venire in aiuto di quanti sono costretti a fuggire  a causa della guerra e della persecuzione, e a difendere i diritti dei rifugiati e di quanti cercano asilo”. E “preghiamo per un cambiamento dei cuori e delle menti, che porti a una amorevole e responsabile cura del creato”.

Non più coccole, ma carità

Dunque, non più “coccole” reciproche, ma… carità! Una carità a tutto campo, a 360 gradi, individuata come condizione prima, irrinunciabile ed efficace di un dialogo ecumenico che sia effettivo e foriero di vera unità.
Per questo, i cuori dei fedeli del drappello raccolto sul sagrato possono essere ulteriormente scaldati e rassicurati dalle parole conclusive della Dichiarazione, anche perché direttamente chiamati in causa: “Facciamo appello a tutte le parrocchie e comunità luterane e cattoliche, perché siano coraggiose e creative, gioiose e piene di speranza nel loro impegno a continuare la grande avventura che ci aspetta. Piuttosto che i conflitti del passato, il dono divino dell’unità tra di noi guiderà la collaborazione e approfondirà la nostra solidarietà. Stringendoci nella fede a Cristo, pregando insieme, ascoltandoci a vicenda, vivendo l’amore di Cristo nelle nostre relazioni, noi, cattolici e luterani, ci apriamo alla potenza di Dio Uno e Trino. Radicati in Cristo e rendendo a Lui testimonianza, rinnoviamo la nostra determinazione a essere fedeli araldi dell’amore infinito di Dio per tutta l’umanità”.

Dunque, un cammino, vissuto nella  misericordia, verso l’unità di tutti i cristiani che, ora, non può più essere demandato ad altri, ma che ci coinvolge tutti, in quanto figli dello stesso Dio.

Il cammino ecumenico a Cremona

Un cammino, questo, a cui non è certo estranea la nostra Chiesa cremonese, che ha messo in programma o condividerà alcune iniziative di carattere ecumenico, per i prossimi mesi. Ecco quanto già in cantiere.

Giovedì 1 dicembre, alle ore 14,30 a Cremona, nell’Aula Magna del Palazzo Raimondi, il prof. Paolo Ricca parlerà sulla spiritualità di Lutero prima dell’affissione delle 95 Tesi;

prima di Natale (in data da definire) alla Casa dell’Accoglienza si terrà “Luce di Betlemme” – in collaborazione con il M.A.S.C.I –, tradizionale incontro di carattere ecumenico e interreligioso;

a gennaio, nella Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, avrà luogo la Veglia ecumenica;

nel prossimo mese di agosto il vescovo Antonio, nell’ambito del Sinodo dei Giovani, vivrà una settimana con i giovani stessi nella comunità ecumenica di Taizé; la sezione ecumenica del sito diocesano diventerà operativa nei prossimi giorni, e in essa confluiranno materiale, comunicazioni ecc…);

• è avanzata la proposta di incontri periodici con i rappresentanti locali delle varie Comunioni e Associazioni cristiane presenti sul territorio.

don Federico Celini
Incaricato diocesano per la Pastorale ecumenica
e il Dialogo interreligioso

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