Emergenza virus e vocazione. Una riflessione per i giovani

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Anche e soprattutto in questo particolare frangente dell’emergenza “Corona Virus”, qualche riflessione di tipo vocazionale è possibile. In un’ottica di re – inizio che, prima o poi, auspicabilmente si presenterà, è lecita e doverosa la domanda sul “come ricostruire”. In tutti i sensi. Come ripartire dopo il terremoto causato da un evento inatteso, ma anche come ripartire dopo un’epoca che ci ha lasciati privi di punti di riferimento e motivazioni.

Bisogna imboccare una via cristiana che però sia esente dagli errori commessi nelle epoche precedenti. La nuova base da cui ripartire, per i giovani potrebbe dunque essere qualcosa di simile. Ecco cosa mi sentirei di dire ad un giovane, in questo imprevisto mese di marzo 2020.

  1. Sei giovane, pieno di forze, ma non vedi il modo per impiegarle. Non devi scoraggiarti. L’unica differenza tra te e le generazioni che ti hanno preceduto, è che quelle pensavano di vedere delle cause valide, senza interpellare Dio, hanno puntato male e hanno perso tutto. Tu, invece, non hai ancora capito su cosa puntare. Il che non è necessariamente un male.
  2. Il fatto che tu non veda dove ti devi dirigere è normale. D’ora in avanti sarà sempre più una regola. Non lo vedrai se non rimani attaccato a Dio. Questo significa che solo rivolgendoti a Lui, seriamente, con la preghiera ed una vita cristiana, hai la possibilità di mettere in fila una serie di scelte nella direzione giusta. Ma per il momento, non vedrai subito la meta, ma solo i passi successivi, lo stretto indispensabile per muoverti ed agire. Non avere fretta di avere davanti il quadro completo.
  3. Rimanendo attaccato a Dio, capirai che insieme a Lui le cose acquistano un senso. Le gioie e le fatiche. Entrambe hanno un senso ed un diritto di cittadinanza nella tua vita. Ma con Dio, le gioie sono sane e le fatiche sopportabili. Senza di lui, le gioie diventano illusorie e le fatiche delle tragedie.
  4. Il senso della vita è positivo, come il suo epilogo. Questo non devi dimenticarlo mai. Ma a determinate condizioni. Che, cioè, il tuo stile di vita sia evangelico, o che ritorni ad esserlo qualora ti capiti di discostartene. Se farai così, avrai una gioia ed una serenità di fondo. Se sceglierai un’altra strada, lo fai a tuo rischio e pericolo. In quel caso, la disfatta è una possibilità concreta.
  5. Il vero metro di giudizio è la tua coscienza, che ti mantiene in comunicazione con Dio. Il confronto con gli altri non pesa più del 5%. Questo, per due motivi: innanzitutto, gli altri mostrano di sé una facciata che non è quella vera; in secondo luogo, non disponiamo di tutte le informazioni sufficienti per fare un vero confronto.
  6. Fare affidamento sulla propria coscienza come metro di giudizio significa fare attenzione ai segnali che essa manda: la soddisfazione, la vergogna, la gioia, la tristezza. Se queste sensazioni si palesano nell’ambito di un globale contatto con Dio, sono da prendere seriamente e delineano un piano di azione. Una conferma, o una smentita riguardo a come ci si sta comportando.
  7. Se riferirti a Dio ti sembra un’assurdità, perché non sei abituato, nessuno in famiglia ti ha insegnato a farlo, non lo frequenti da tempo….Prova a dirgli una preghiera, come sei capace. Una di quelle tradizionali, che ti hanno insegnato a catechismo. Oppure apri il Vangelo e leggi un brano. Poi prova a dire qualcosa di tuo al Signore. Poi mettiti in silenzio ad ascoltare. Cioè fai delle considerazioni sul brano, o sulla preghiera. Ti verranno in mente altre cose. Trasformale in una richiesta fatta a Dio.
  8. Se non ti senti ancora pronto a chiamare in causa Dio perché hai dei progetti in atto e temi che il Suo intervento te li possa scompaginare, fai come credi. Però impegnati davvero in questi progetti. Fino in fondo. Stai comunque cercando di non buttar via la tua vita e il tempo non lo puoi sprecare. Se non vuoi, per il momento, fidarti di Dio, dedicati a qualcosa di grande. Magari sarà Dio a farsi vivo attraverso questo progetto. Ma abbi l’onestà intellettuale di non ignorare eventuali interrogativi che potranno affacciarsi.
  9. Se cerchi una pienezza, sappi riconoscere i campanelli di allarme che, mentre stai esplorando tutte le strade possibili, ti fanno capire che hai imboccato la strada dell’autodistruzione. Anche in questo caso devi avere l’onestà intellettuale di rimettere in discussione le tue scelte. La coerenza e la determinazione non possono spingersi fino al logoramento consapevole, deliberato e permanente delle proprie energie vitali.
  10. Oggi più che mai, la vita ti chiede di potenziare le tue capacità di navigazione. Le “mappe” di una volta, che ad onor del vero non erano granché, non servono più a nulla, perché il paesaggio è mutato del tutto. L’unico riferimento rimane il Vangelo, cioè la Parola di Dio che è l’unica bussola che non sbaglia. Il resto, non aver paura di metterlo in discussione ed accantonarlo. Sul Vangelo, invece, costruisci la tua vita. Non ti deluderà e non verrà mai meno. Non ti demoralizzare se ci metterai più tempo. Sarà tempo ben speso, per una costruzione eterna.

Don Davide