L’ora di religione a scuola per educare all’esercizio della libertà

Diffuso il messaggio della Presidenza CEI in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica che sul territorio conta il 75% di adesioni, tra cui anche stranieri non cattolici
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Senza dover scomodare il filosofo napoletano Benedetto Croce che, pur non essendo credente, riconosceva in un suo famoso saggio – “Non possiamo non dirci cristiani” – la decisiva influenza del messaggio evangelico sulla cultura italiana ed europea, è facilmente intuibile quanto la figura di Cristo e il suo pensiero siano tuttora determinanti per comprendere appieno l’arte, la letteratura, la musica, la poesia, la filosofia, ma anche la concezione che ha di se stesso l’uomo, della sua dignità, della sua libertà, del valore assoluto della sua coscienza. Su questa suggestiva provocazione si muoveva il messaggio della Presidenza della CEI in vista della scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica dello scorso anno scolastico. “Noi pensiamo – si leggeva in quella nota – che questo insegnamento consenta di conoscere e di contestualizzare in un’ottica più ampia la storia culturale del nostro Paese e del mondo intero, attraverso le idee che la religione cristiana ha prodotto”.

Quest’anno il messaggio dei vescovi italiani punta a riconoscere l’ora di religione come un vero e proprio sostegno al “dialogo autentico e costruttivo” tra persone di diverse culture “educando all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace”. “Proprio considerando il contesto nazionale e mondiale di questi mesi – spiegano dalla Presidenza CEI -, crediamo che il valore del dialogo sereno e autentico con tutti debba essere un traguardo importante da raggiungere insieme. Avvalersi, nel proprio percorso scolastico, di uno spazio formativo che faccia leva su questo aspetto è quanto mai prezioso e qualifica in senso educativo la stessa istituzione scolastica”.

Il documento cita un suggestivo passaggio del discorso che papa Francesco pronunciò in occasione dell’incontro sul Patto Educativo Globale lo scorso 5 ottobre 2021: “Da sempre le religioni hanno avuto uno stretto rapporto con l’educazione… [Essa] ci impegna a non usare mai il nome di Dio per giustificare la violenza e l’odio verso altre tradizioni religiose, a condannare ogni forma di fanatismo e di fondamentalismo e a difendere il diritto di ciascuno a scegliere e agire secondo la propria coscienza. Se nel passato, anche in nome della religione, si sono discriminate le minoranze etniche, culturali, politiche e di altro tipo, oggi noi vogliamo essere difensori dell’identità e dignità di ogni persona”.

Dunque entro la fine di gennaio le famiglie italiane, all’atto di iscrizione on line dei loro ragazzi ad un nuovo ciclo di studi, dovranno decidere se avvalersi o meno di questa disciplina, vero e proprio collante tra diverse altre discipline oltre che fondamentale occasione per riflettere su temi importanti per la vita dell’uomo senza nessun intento catechistico né tanto meno proselitistico. L’approccio, infatti, è essenzialmente culturale e mira a consegnare allo studente quegli strumenti necessari per un approccio libero e dialogico al dato religioso.

Nelle scuole cremonese l’insegnamento della religione gode ancora di un certo apprezzamento – siamo al 75% -, anche da parte di tanti studenti di origine straniera che non professano il cattolicesimo: un segno di grande intelligenza perché si è compreso che si tratta di una grande opportunità per arricchire il proprio bagaglio di conoscenze e per comprendere ancora più in profondità i valori e le tradizioni dell’Occidente.

La nota CEI si sofferma anche sugli insegnanti di religione: “professionalmente qualificati e testimoni credibili di un impegno educativo autentico, pronti a cogliere gli interrogativi più sinceri di ogni alunno e studente e ad accompagnare ciascuno nel suo personale e autonomo percorso di crescita”.

Attualmente i docenti di religione sul territorio diocesano (che comprende la provincia di Cremona eccetto il Cremasco, parte della bassa Bergamasca, Cassano d’Adda nel Milanese e il Mantovano tra Bozzolo, Sabbioneta e Viadana) sono 157. Nelle scuole dell’infanzia sono 22, tutti laici e 3 di loro sono di ruolo. Nella scuola primaria, invece, sono in totale 67, di cui una è una religiosa mentre gli altri sono tutti laici e 17 tra loro sono di ruolo. Da considerare che nelle scuole elementari e dell’infanzia, l’insegnamento è affidato anche a docenti titolari di classe o sezione riconosciuti idonei dall’ufficio diocesano. Nelle scuole statali della Diocesi, questi docenti sono circa 150. Negli istituti secondari di primo grado il numero dei docenti è pari a 35 (di cui sei di ruolo) così divisi: nel Cremonese 14 (11 laici e tre sacerdoti); nella Bergamasca 13 (dieci laici e tre sacerdoti); nella zona del Casalasco-Mantovano sono otto (quattro laici e quattro sacerdoti). Alle superiori, infine, sono 33 gli insegnanti di religione, e di questi ben 12 sono di ruolo (quattro sacerdoti e otto laici). Nel dettaglio la zona cremonese può contare su 22 docenti di religione (14 laici e 8 sacerdoti); quella bergamasca cinque (due religiosi e tre laici); nella zona mantovana sei, tutti laici.

Per questi insegnanti l’ufficio diocesano di pastorale scolastica appronta ogni anno una serie di incontri di carattere formativo sia in ambito pedagogico, sia in quello teologico, ma anche in quello spirituale. Quest’anno sono stati proposti percorsi di antropologia filosofica e teologica, approfondimenti sulla figura di Dante Alighieri e un itinerario biblico guidato da don Marco D’Agostino sulla figura di San Paolo.

Claudio Rasoli

 

Il testo della Presidenza della CEI