Alleluia! Lo Spirito del Signore pervade l’universo: venite, adoriamo, alleluia!

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 Come al popolo ebreo liberato dall’Egitto, cinquanta giorni dopo l’immolazione dell’agnello fu data la legge sul monte Sinai, così dopo la passione di Cristo nella quale fu ucciso il vero Agnello di Dio, cinquanta giorni dopo la sua risurrezione, lo Spirito Santo discese sugli apostoli e sul gruppo dei credenti. In tal modo, il cristiano riconosce che gli inizi dell’Antica Alleanza posero le basi del vangelo e che il secondo patto fu inaugurato dallo stesso Spirito che aveva istituito il primo.

 Così attestano gli Atti degli Apostoli: «Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi» (At 2,1-4).

 Com’è veloce la parola della Sapienza! e dove il maestro è Dio, come presto s’impara quel che viene insegnato! Non vi fu bisogno dell’interprete per ascoltare, né addestramento, né di tempo per studiare, ma per quello Spirito di Verità che «soffia dove vuole» (Gv 3,8) le lingue si trasformarono in quelle proprie di ciascun popolo e da questo giorno risuonò per il-mondo la predicazione del vangelo. La pioggia dei carismi e i fiumi di benedizioni irrigarono ogni deserto e ogni luogo arido, perché «lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque (Gn 1,2) per «creare rinnovare la faccia della terra». (cfr. Sl 103, 30). E al fine di scacciare le antiche tenebre, guizzarono fulgori di nuova luce, con lo splendore di lingue infuocate che irradiavano la parola del Signore limpida e incandescente ed efficace, capace di infondere luce alle intelligenze e ardente di fuoco per annientare il peccato.

 Dilettissimi, la maniera stessa in cui si svolse l’avvenimento fu veramente meravigliosa e senza dubbio fu presente la maestà dello Spirito Santo in quell’armonia esultante di tutte le voci umane; ma nessuno pensi che nei fatti visti con gli occhi sia apparsa la sua divina sostanza. Infatti, la natura invisibile, che egli ha in comune col Padre e col Figlio, mostrò la qualità del dono e della sua opera con i segni che volle, ma contenne nella sua divinità ciò che è proprio della sua essenza: perché, come il Padre e il Figlio non possono essere visti da occhi umani, così neppure lo Spirito Santo. Nella divina Trinità, nulla è dissimile o impari, e tutti gli attributi che si possono pensare della sua sostanza in nulla si distinguono, né per la potenza, né per la gloria, né per l’eternità. Nelle proprietà delle persone, altro è il Padre, altro il Figlio, altro lo Spirito Santo; tuttavia non è diversa la divinità, né la natura. Dal Padre è l’Unigenito Figlio; e lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del Figlio, non come ogni altra creatura che appartiene al Padre e al Figlio, ma come Colui che è il vivente e il potente insieme all’uno e all’altro, e lo è in eterno perché è l’Amore sussistente del Padre e del Figlio.

 Per questo il Signore, il giorno precedente alla sua passione, promettendo ai discepoli la venuta dello Spirito Santo, disse: «Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annunzierà»(Gv 16,12-13. 15). Non quindi che alcune cose siano del Padre, altre del Figlio, altre dello Spirito Santo; ma quello che ha il Padre, lo ha il Figlio e lo ha lo Spirito Santo; né mai mancò in quella Unità questa comunione, perché ivi l’esistere sempre dice pienezza di tutto. Non si insinui nella mente nessuna idea di tempo, di gradi o differenze, nella Trinità; e se nessuno può spiegare chi è Dio, nessuno osi affermare di lui ciò che non è. È più degno di scusa tacere della natura ineffabile quanto le si addice, che attribuirle cose contrarie.

 E così, tutto ciò che i cuori pii possono concepire dell’ eterna e immutabile gloria del Padre, devono pensarlo inseparabilmente e senza differenze e del Figlio e dello Spirito Santo. Perciò proclamiamo che questa beata Trinità è un unico Dio, perché nelle tre Persone non c’è nessuna diversità, né nella sostanza, né nella potenza, né nella volontà, e neppure nell’azione.

Dal “Discorso 75, 1-3” di san Leone Magno, papa

Immagine: Tiziano Vecellio, Pentecoste, Basilica S. Maria della salute, Venezia