Meditando sulla vita eterna

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Esulteranno nel Signore,

i corpi umiliati nella morte.

  Perché, o diletti, oggi ci siamo riuniti con premura e con ordine? Ci hanno convocati tutti insieme i fratelli che erano prima con noi e sono stati chiamati a Cristo. Affrettiamoci perciò verso Cristo cantando inni. Coloro che ci hanno lasciati col corpo, ci hanno radunati per glorificarli in terra mentre essi glorificano Dio in cielo cantando insieme agli angeli e ci offrono una mensa spirituale. Inebriati dalle delizie del paradiso, porgono a noi il vino della compunzione; godono delle consolazioni del cielo e con le lampade accese che illuminano il loro cuore, muovono verso la Luce inaccessibile (cfr. 1 Tm 6,16).

   I santi che vivono presso Cristo hanno attirato a sé i santi che stavano con noi. Ci sono stati tolti mentre una volta erano con noi. Ci hanno lasciati orfani e sono passati alla loro patria. Abbandonando la corruzione sono passati all’incorruzione. Allontanatisi dal mondo si sono elevati a Cristo; usciti dall’ombra, sono passati alla Gerusalemme superna.

   Ci hanno lasciati nella vanità di questa vita e sono corsi alla beatitudine del cielo. Ci hanno abbandonati in mezzo al vano tumultuare per entrare nel luogo della pace. Sono usciti dalla burrasca e dalle procelle del mondo per approdare al porto della perpetua serenità.

   Già quando erano fra noi, non stavano con noi, ma il loro animo era fisso in Dio e, mentre dimoravano in terra, il loro soggiorno era nel cielo.

   Non avevano quaggiù una città stabile, ma andavano in cerca (cfr. Eb 13,14) delle ricchezze celesti. Stranieri al mondo e alle cose che sono nel mondo e secondo il mondo (cfr. Eb 11,13 ss), contemplavano con tutta l’anima le cose di lassù (cfr. Col 3, 1-2), avidi delle bellezze del cielo. Poiché qui c’è solitudine e vanità, lassù danze e inni, feste e beni eterni.

   Su quelli perciò fissavano lo sguardo, quelli contemplavano, verso quelli correvano. Per questo avanzavano, si affrettavano; perciò sono entrati nella stanza nuziale. Si sono affaticati, perciò godono; non furono negligenti, per questo esultano. Sono partiti e se ne sono andati in un luogo santo ed eterno. Sono partiti e hanno camminato per la loro strada, una strada bella e gradita a Dio. Sono usciti all’improvviso e hanno preso il volo come garrule rondini. Han preso il volo come colombe solitarie e immacolate. Sono usciti dall’ovile, e le pecore rimaste si sono rattristate.

   Hanno lasciato il nostro nido, e noi gridiamo come pulcini. È stato strappato un membro e le altre ne soffrono.

   Per questo piangiamo: perché siamo stati privati della vostra gradita presenza. Gemiamo, perché non vediamo più i vostri lineamenti.

   Piangiamo, perché ci venite rapiti così subitamente. Ci rattristiremo ricordando la vostra virtù, quando volgendo attorno lo sguardo non vedremo più il vostro affetto. Siamo in pianto, perché anche gli animali piangono quando sono separati dai loro cari. Per voi è stato un vantaggio, a noi però avete spezzato il cuore.

   “Preziosa agli occhi del Signore è la morte dei suoi fedeli” (Sal 115, 15).

Dal “Discorso sui defunti” di sant’Anastasio Sinaita, vescovo

Immagine: Beato Angelico, Trittico del Giudizio Universale, Berlino, Staataliche Museen.