MADONNA DEL ROSARIO

Nella prima domenica di ottobre, come da tradizione, la Comunità monastica festeggia la Solennità della Madonna del Rosario. Alle ore 11,00 la S. Messa e alle ore 17,00 i Secondi Vespri.
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ROSARIO BENEDETTO DI MARIA,

CATENA DOLCE CHE CI RANNODI A DIO.

   La contemplazione di Cristo ha in Maria il suo modello insuperabile. Il volto del Figlio le appartiene a titolo speciale. È nel suo grembo che si è plasmato, prendendo da Lei anche un’umana somiglianza che evoca un’intimità spirituale certo ancora più grande. Alla contemplazione del volto di Cristo nessuno si è dedicato con altrettanta assiduità di Maria. Gli occhi del suo cuore si concentrano in qualche modo su di Lui già nell’Annunciazione, quando lo concepisce per opera dello Spirito Santo; nei mesi successivi comincia a sentirne la presenza e a presagirne i lineamenti. Quando finalmente lo dà alla luce a Betlemme, anche i suoi occhi di carne si portano teneramente sul volto del Figlio, mentre lo avvolge in fasce e lo depone nella mangiatoia (cf Lc 2,7).

   Da allora il suo sguardo, sempre ricco di adorante stupore, non si staccherà più da Lui. Sarà talora uno sguardo interrogativo, come nell’episodio dello smarrimento nel tempio: «Figlio, perché ci hai fatto così?» (Lc 2,48); sarà in ogni caso uno sguardo penetrante, capace di leggere nell’intimo di Gesù, fino a percepirne i sentimenti nascosti e a indovinarne le scelte, come a Cana (cf Gv 2,5); altre volte sarà uno sguardo addolorato, soprattutto sotto la croce, dove sarà ancora, in certo senso, lo sguardo della «partoriente», giacché Maria non si limiterà a condividere la passione e la morte dell’Unigenito, ma accoglierà il nuovo figlio a Lei consegnato nel discepolo prediletto (cf Gv 19,26-27); nel mattino di Pasqua sarà uno sguardo radioso per la gioia della risurrezione e, infine, uno sguardo ardente per l’effusione dello Spirito nel giorno di Pentecoste (cf At 1,14).

   Il Rosario, proprio a partire dall’esperienza di Maria, è una preghiera spiccatamente contemplativa. Privato di questa dimensione, ne uscirebbe snaturato, come sottolineava Paolo VI: «Senza contemplazione, il Rosario è corpo senza anima, e la sua recita rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: “Quando pregate, non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione della loro loquacità” (Mt 6,7). Per sua natura la recita del Rosario esige un ritmo tranquillo e quasi un indugio pensoso, che favoriscano nell’orante la meditazione dei misteri della vita del Signore, visti attraverso il Cuore di Colei che al Signore fu più vicina, e ne dischiudano le insondabili ricchezze» (Marialis cultus).

   Mette conto di soffermarci su questo profondo pensiero di Paolo VI, per far emergere alcune dimensioni del Rosario che meglio ne definiscono il carattere proprio di contemplazione cristologica.

   Cristo è il Maestro per eccellenza, il rivelatore e la rivelazione. Non si tratta solo di imparare le cose che Egli ha insegnato, ma di «imparare Lui». Ma quale maestra, in questo, più esperta di Maria? Se sul versante divino è lo Spirito il Maestro interiore che ci porta alla piena verità di Cristo (cf Gv 14,26; 15,26; 16,13), tra gli esseri umani, nessuno meglio di lei conosce Cristo, nessuno come la madre può introdurci a una conoscenza profonda del suo mistero.

   Una scuola, quella di Maria, tanto più efficace, se si pensa che Ella la svolge ottenendoci in abbondanza i doni dello Spirito Santo e insieme proponendoci l’esempio di quella «peregrinazione della fede» (LG 58), nella quale è maestra incomparabile. Di fronte a ogni mistero del Figlio, Ella ci invita, come nella sua Annunciazione, a porre con umiltà gli interrogativi che aprono alla luce, per concludere sempre con l’obbedienza della fede: «Sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).

Da “Rosarium Virginis Mariae” di S. Giovanni Paolo II

Immagine: Madonna del Rosario di Pompei